QUASI ASSENTE UNA SEGNALETICA CHE LI INDICHI
Nell’immaginario collettivo il Vesuvio viene sempre pensato
come pericolo incombente sulla popolazione napoletana. Ma dovrebbe essere anche
valorizzato come grande risorsa naturale pregna di ricchezze floristiche e
faunistiche. Come accade però spesso in Italia, specie al Sud, i patrimoni
ambientali e culturali non sono valorizzati come meriterebbero, abbandonati a
se stessi e poco pubblicizzati. A tale scopo fu istituito il 5 giugno 1995 il
Parco nazionale del Vesuvio, che comprende 14 Comuni, con sede a Ottaviano.
Esso include 9 sentieri, che differiscono per lunghezza e difficoltà di
percorrenza. Ma una cosa li accomuna: l’assenza di una segnaletica che li
indichi.
CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO
– Ciò che caratterizza il territorio del Parco è la notevole presenza di specie
floristiche e faunistiche, se si rapporta alla sua ridotta estensione: sono
presenti ben 612 specie appartenenti al mondo vegetale e 227 specie (tra quelle
studiate) appartenenti a quello animale.
Il Parco include e si sviluppa attorno, ovviamente, al
Vesuvio. Esso rappresenta il tipico esempio di vulcano a recinto, costituito da
un cono esterno tronco, il Monte Somma, (oggi spento e con una cinta craterica
in buona parte demolita) entro il quale si trova un cono più piccolo (che
rappresenta il Vesuvio, ancora attivo). Il territorio, ricco di bellezze
storiche e naturalistiche, vanta una produzione agricola unica per varietà e
originalità di sapori.
LE SCARSE INDICAZIONI – I
nove sentieri succitati, che vanno dai quasi 700 metri de “Il fiume di lava”
(nono sentiero) ai quasi 10 Km de “La valle dell’Inferno”, presentano diverse
caratteristiche floristiche e strutturali, ma, come detto, a renderli tutti
simili è la scarsa presenza di indicazioni che ne indichino l’inizio e la fine.
Pertanto, è innanzitutto problematico capire dove inizino e, lungo il percorso,
se si sta procedendo bene.
Deprimente è poi la presenza, lungo la strada per raggiungerli,
di ristoranti e hotel abbandonati; chiusi forse per la crisi o perché abusivi.
Tetri e fatiscenti di sicuro.
IL PARCO OSPITA ANCHE UNA DISCARICA
– Come non bastasse, all'interno del Parco è presente la Discarica di Cava
Sari, per la quale il comune di Terzigno è stato al centro di varie polemiche a
livello nazionale. Il sito si trova in una vecchia cava di pietra lavica, in
base al Piano Regionale dei Rifiuti, e doveva perfino essere allargato alla
attigua discarica Vitiello. Ma grazie alla Conferenza di Servizi del 30
dicembre 2009, fu possibile bloccare il progetto. Recentemente i sindaci di
alcune amministrazioni municipali vesuviane hanno chiesto alle Istituzioni di
adottare dei provvedimenti urgenti circa la chiusura della discarica, fermo
restando la disponibilità a conferire nel sito solo rifiuti organici
stabilizzati. Richiesta bocciata dal TAR Campania.
Attualmente il sito custodisce 972.000 m3 di rifiuti a
fronte di una capienza di 730.000 m3, caratterizzandosi per essere una delle più
grandi discariche della Regione.
Comunque, la percorrenza dei sentieri, nonostante lo
scenario circostante non proprio motivante, vale sempre la pena. Essi regalano
suggestivi panorami e un’immersione in un paradiso naturale appartenente solo
al Vesuvio.
se c'è un contatto dell'evente vesuvio, si potrebbe anche dirgli che manca la segnaletica che guida lungo il percorso, magari possono aggiungere un cartello per indicare ai bivi che strada va presa per proseguire lungo un sentiero invece di imboccarne altri!
RispondiEliminaNon concordo...mi spiace!!!
RispondiEliminaMa forse ci sono poche indicazioni ma non penso che sia cosi...concordo con Lucy...
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