Rieletto con 738 voti
al sesto scrutinio. IL PD NE ESCE DISTRUTTO, GRILLO AUMENTA I CONSENSI E
BERLUSCONI NE ESCE ANCORA UNA VOLTA VINCITORE
Dopo cinque
votazioni andate in fumo, il Parlamento ripiega su una clamorosa rielezione a
Capo dello Stato dell’ottantottenne Giorgio Napolitano, il quale è così
richiamato nel difficile compito di formare una squadra di Governo. Questa
volta però, qualora malauguratamente dovesse fallire di nuovo, avrà facoltà di
sciogliere le camere. Un’opzione che non aveva prima, essendo nella fase
conclusiva del suo mandato (il cosiddetto “semestre bianco”). Le elezioni del
Presidente della Repubblica hanno avuto un effetto devastante sul Pd, il quale
ha mostrato tutte le proprie debolezze e spaccature. Grillo invece ha
conquistato un’ulteriore fetta dell’elettorato di sinistra. Infine, ad uscirne
vincitore è il Cavaliere, fino a qualche mese fa dato per finito e oggi di
nuovo pesantemente influente nella politica italiana.
PARTITO DEMOCRATICO DISTRUTTO
– Dopo aver sconfitto Renzi alle Primarie, Bersani ha solo incassato sconfitte.
Il Segretario originario di Bettola ha prima vinto in maniera risicatissima,
quando i sondaggi davano l’asse Pd-Sel in grande vantaggio rispetto agli
avversari. Poi non è riuscito a formare un Governo su investitura di
Napolitano. Infine si è visto respingere le due proposte come Presidente della
Repubblica: Franco Marini e Romano Prodi. Una serie di debacle che lo hanno
portato alle dimissioni da Segretario e con lui, quelle della Bindi da
Presidente del partito.
Ad uscirne spaccato, comunque, è tutto il Partito
democratico, che non ha votato in modo compatto prima in favore dell’ex
Presidente del Senato e, in modo ancora più imbarazzante poi (150 voti in meno),
per l’ex Presidente del Consiglio. Il non voler appoggiare la candidatura di Stefano
Rodotà – benché sia iscritto al Pci dal ’79 e sia stato scelto come Garante
della privacy proprio dal Governo di centro-sinistra nel ’97 – pur di non darla
vinta a Grillo, ha portato dunque il Partito a una deflagrazione. E il prossimo
Congresso, che forse vedrà sfidarsi Fabrizio Barca e Matteo Renzi,
difficilmente riporterà la pace e restituirà agli elettori, quelli che
resteranno, un partito solido e dalla voce unica e univoca.
Malgrado esista da quasi sei anni, il Pd risente ancora di quel
suo essere nato in un laboratorio da una malriuscita “fusione a freddo” tra due
storie politiche diverse: quella progressista e quella cattolica. E risente del
fatto che le decisioni cruciali vengano prese dalla nomenclatura e non
ascoltando la base. Esempio evidente di ciò è il fatto che tanti elettori siano
scesi in piazza invocando il voto in favore di Rodotà, mentre loro hanno
preferito convergere verso Napolitano.
IL CAVALIERE GHIGNA – Ad
uscirne vincitore è il Pdl, che votando Napolitano sa di poter sperare in un
Governo insieme al Pd: tecnico o politico che sia. Berlusconi era consapevole
che un esecutivo formato da Pd-Sel-M5S avrebbe prodotto quelle leggi per lui “pericolose”
su materie quali giustizia, conflitto d’interessi, reati finanziari, ecc. E
pensare che fino a novembre il Pdl veniva dato al 15% e nel giro di tre mesi
hanno raddoppiato quei consensi, grazie a una campagna elettorale estenuante
del Cavaliere in ogni dove.
GRILLO AUMENTERA’ I CONSENSI
– Proponendo Stefano Rodotà, uomo storicamente di sinistra, il Movimento 5
stelle ha messo alla corda il Pd, costringendolo al voto o alla brutta figura. Il
comico di Genova ha anche strumentalizzato l’ex Garante della privacy,
ergendolo a bandiera anti-casta, dimenticando però che nel 2010 inveì contro di
lui dicendo che faceva parte della casta e che godeva di più pensioni d’oro.
Comunque, al di là di ciò, con questa mossa furba Grillo si
ingrazierà molti elettori del Pd e quelli della sinistra massimalista; sabato
già in piazza con le bandiere rosse. La casta che si chiude al cambiamento non
fa altro che ingrassare il suo seguito.
LA BALLATA DELLE CONTRADDIZIONI
– Ma la triste rielezione di Napolitano ha avuto anche uno squallido valzer
delle contraddizioni. I grillini volevano Rodotà ma hanno avversato Marini.
Eppure sono entrambi 80enni e da decenni in politica, e per di più tra il primo
e Grillo ci fu pure, come detto, un violento scontro verbale qualche anno fa.
Il centro-sinistra non ha votato Rodotà, eppure, come detto,
si tesserò al Pci nel lontano ’79 e nel '97 lo scelse come Garante per la
privacy.
Monti non ha votato Prodi, eppure i due Professori hanno
collaborato in modo affiatato e con stima reciproca insieme per anni in ambito Ue.
Il Pdl ha sparato a raffica sui tecnici ma poi avrebbe
votato la Cancellieri.
Vendola avrebbe votato Prodi se si fosse ritirato Rodotà, dimenticando
che con Rifondazione lo ha fatto “cadere” due volte al Governo.
Ultima, di Napolitano stesso, che domenica scorsa in
un'intervista alla Stampa disse:
"non mi convinceranno a restare. Ora ci vuole il coraggio di fare
delle scelte, di guardare avanti, sarebbe sbagliato fare marcia indietro".
E ancora: "Tutto quello che avevo da dare ho dato".
un noto costituzionalista dice che la costituzione anche se non espressamente vieterebbe la rielezione del presid uscente con il depotenziamento dello stesso attraverso il semestre bianco
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