QUELLI DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO SONO AFFIDATI A DUE
PERSONAGGI VICINI AL PRIMO. MENTRE SUL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SONO STATE
FATTE PRESSIONO DAL SECONDO, PER NON PARLARE DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO A LUI
GRADITO E SU CUI PENDE UN EVIDENTE CONFLITTO DI INTERESSI
E così il Governo Renzi è nato ufficialmente. Anche se
qualcuno malignamente lo ha chiamato il Governo Napolitano III. L’ormai ex
Sindaco di Firenze, ambizioso e arrivista fino al midollo, ha silurato Enrico
Letta, il quale, nella formale consegna dei campanelli a stento gli ha dato la
mano. Segno questo di un malumore interno al Partito democratico, dove domina
il Renzismo certo, ma sia l’ala sinistra (quella composta soprattutto dai
rottamati), sia una parte di quella centrista, mugugnano nei confronti del
nuovo Segretario. Sebbene diversi tra quanti lo contestavano fino a poche ore
dalla sua investitura a leader del Pd, sono saliti sul carro dei vincitori. Non
a caso qualcuno tra loro è stato premiato con la carica di Ministro. Ma
guardando la sua squadra di Ministri, ci si rende conto che la sua rivoluzione
è già annacquata. Del resto la riunione decisiva con Giorgio Napolitano è
durata 2 ore e mezza; indice ciò che più di un nome è stato respinto dal
Presidente della Repubblica. Certo, ci sono “solo” 16 Ministri, di cui la metà
donne, e lui è il Presidente del Consiglio più giovane della storia della
Repubblica italiana. Ma a parte questi dati demografici e statistici, non si va
oltre. I Ministeri chiave per una svolta concreta del nostro Paese sono stati
imposti da Re Giorgio, alias l’establishment della vecchia politica, alias
dalla Borsa e dall’Unione Europea. Non manca neanche lo zampino del Cavaliere
su due Ministeri. Ma quest’ultima, in casa Renzi, non è una novità. Dulcis in
fundo, è già emerso un conflitto di interessi…