IL PRIMO UOMO NELLO SPAZIO MORI’ IN UNO STRANO INCIDENTE
AEREO. UNA NUOVA TESTIMONIANZA GETTA NUOVE OMBRE
Durante la Guerra Fredda, Usa e Urss misero in piedi una
corsa allo spazio che fece fantasticare milioni di persone in tutto il Mondo.
La vinse l’Unione Sovietica, che il 12 aprile 1961 mandò in orbita il Maggiore
Jurij Gagarin. Solo otto anni dopo l’America rispose col primo
uomo sulla Luna. Ma se sull’allunaggio americano molti sono i dubbi e le
perplessità, che fanno pensare più ad una messa in scena stile cinematografico
piuttosto che ad una storica impresa vera e propria, anche la missione
sovietica appare avvolta da molti misteri. Alimentati proprio dalla morte di
Gagarin sette anni dopo; diventato certo un mito in Patria, ma forse anche
molto scomodo. Una commissione governativa “ad hoc” due anni fa ha liquidato la
sua dipartita come uno dei tanti incidenti aerei; ma una nuova testimonianza
riapre il caso.
IL VOLO NELLO SPAZIO - Il
volo dell'allora maggiore Jurij Gagarin iniziò il 12 aprile 1961, alle ore 9:07
di Mosca, all'interno della navicella Vostok 1 (Oriente 1), del peso di 4,7
tonnellate: egli pronunciò la celebre espressione - поехали! (pojechali -
"andiamo!") al decollo per il volo spaziale. Compì un'intera orbita
ellittica attorno alla Terra, raggiungendo un'altitudine massima (apogeo) di
302 km e una minima (perigeo) di 175 km, viaggiando a una velocità di 27.400
km/h. Per tale missione Gagarin aveva scelto il soprannome Кедр
"Kedr" ("cedro"), usato durante il collegamento via radio.
Durante il volo, guardando dalla navicella ciò che nessuno
aveva mai visto prima, comunicò alla base che "la Terra è blu [...] Che
meraviglia. È incredibile". Dopo 88 minuti di volo intorno al nostro
pianeta, senza avere il controllo della navicella spaziale, guidato da un
computer controllato dalla base, la capsula frenò la sua corsa accendendo i
retrorazzi, in modo da consentire il rientro nell'atmosfera terrestre. Il volo
terminò alle 10:20 ora di Mosca, in un campo a sud della città di Engels
(oblast di Saratov), più a ovest rispetto al sito pianificato di rientro.
Gagarin venne espulso dall'abitacolo e paracadutato a terra. Nei resoconti
ufficiali si affermò che era invece atterrato all'interno della capsula, per
conformarsi alle regole internazionali sui primati di quota raggiunta in volo.
LA MORTE - E' il 27 marzo
1968: Yuri Gagarin, il cosmonauta che tutto il mondo conosce come il primo uomo
nello spazio, sta volando su un caccia Mig-15 sui cieli di Mosca. Una missione
come tante, di routine. D'un tratto, si trova di fronte un altro aereo che non
dovrebbe stare lì, in quel corridoio di cielo a 3 mila piedi d'altezza (circa
1000 metri).
Per evitare la collisione Gagarin vira bruscamente entrando
però in «spin», ovvero una picchiata in vite incontrollabile. Il Mig cade come
un sasso. Impossibile evitare lo schianto con il suolo. Gagarin muore così,
all'età di 34 anni, assieme al suo copilota Vladimir Seryogin. E' questa
l'ultima ricostruzione - forse la più attendibile - emersa in questi giorni
sulla stampa russa, tra molte polemiche, riguardo la fine misteriosa del
celeberrimo cosmonauta.
LA TESTIMONIANZA DI LEONOV - Una
morte, è l'ipotesi autorevole avanzata al quotidiano «Russia Today» da Aleksey
Leonov - «top gun» amico personale di Gagarin e componente della commissione
d'inchiesta che lo scorso anno chiuse l'indagine sull'incidente, sia pure tra
mille dubbi - da addebitare, appunto, ad un errore di volo commesso da un altro
pilota. Una tesi dirompente, nel muro di gomma dell'allora Urss, da sempre in
fortissimo imbarazzo nello spiegare cosa accadde davvero quel giorno.
L'Aeronautica era quella che stava sorpassando gli Usa nella corsa verso lo
spazio. Vietato ammettere il guasto a bordo, proibito parlare di un errore del
pilota, o di una manovra errata da parte di altri velivoli. Meglio, invece,
lasciar correre altre tesi, prima fra tutte quella del complotto orchestrato
negli Stati Uniti. Per non parlare di quella vodka di troppo, dell'attacco di
panico, e addirittura, dell'agguato di un Ufo.
«Sapevamo che un Sukhoi-15 doveva essere testato quel giorno
ma era programmato che volasse a un'altitudine di 10mila metri, e non a
450-500. Fu una violazione delle procedure di volo», ha rivelato Leonov,
rifiutandosi tuttavia di indicare il nome del pilota alla guida del Sukhoi e
adombrando in questo modo una specie di «guerra» intestina tra top gun ex Urss
il cui esito fu l'insabbiamento della verità. Leonov quel giorno volava a bordo
di un elicottero nella stessa zona e udì due violente esplosioni. «Credo che
uno dei motivi per cui si coprì la verità fu il fatto che vi era stato un
simile incidente vicino a Mosca», ha spiegato.
LE COMMISSIONI HANNO INSABBIATO
– Sul caso Gagarin ci sono state due commissioni d’inchiesta. La prima si
chiude frettolosamente due anni dopo la sua scomparsa senza che fossero resi
pubblici risultati: altri avvenimenti stavano calamitando l'attenzione dell'opinione
pubblica, concentrata sull'invasione di Praga e sulla sanguinosa repressione
della timida 'primavera' iniziata nell'allora Cecoslovacchia da Aleksandr
Dubcek.
Alcune delle ipotesi che avevano piu' fatto discutere sulla
morte di Gagarin sono state nel frattempo liquidate: i paracadute scomparsi,
per esempio, che vennero rubati dagli abitanti del villaggio per utilizzarne la
preziosa seta. O l'uccello morto trovato vicino ai resti del caccia, per il
quale qualcuno aveva pensato a una collisione in volo, ma che risulto' ucciso
da un falco. O la possibilita' che Gagarin o il suo copilota avessero alzato
troppo il gomito: risulta da testimoni che avevano bevuto soltanto, due giorni
prima, un bicchierino di vodka per festeggiare un compleanno.
Non ha trovato riscontri neanche la possibilita' di un
incidente provocato da una vicina sonda meteorologica: le analisi sul vetro
della cabina - dell'aereo fu recuperato oltre il 94 % dei pezzi, un record per
quel tipo di incidenti - dimostrano che il velivolo era intatto quando inzio'
la sua caduta a vite verso la terra. Si e' pensato a un malore di uno dei due,
che abbia distratto il compagno, ma la tesi non e' dimostrabile. Come non e'
dimostrabile che un altro aereo fosse in volo nei pressi in quel momento e che
la perdita di controllo fu dovuta al tentativo di evitare una collisione.
Di recente è stata creata una seconda commissione, che due
anni fa è arrivata a un’altra conclusione sbrigativa: il Mig di Gagarin virò
bruscamente per schivare un «oggetto», forse una mongolfiera. Ma il cosmonauta
è scettico: «Sono conclusioni credibili per un civile, non per un
professionista». E il mistero resta.
PERCHE’ ERA DIVENTATO SCOMODO?
- Il mistero di quella morte, avvenuta a soli 34 anni di eta', ha dato luogo
nel tempo a tutta una serie di leggende metropolitane sulla tesi del complotto.
C'e' chi sostiene che Gagarin volesse passare in Occidente dopo essere stato
reclutato da una avvenente spia - si diceva fosse un donnaiolo - e c'e' chi
crede al sabotaggio di un marito o di un collega geloso. C'e' soprattutto chi
ritiene che Gagarin fosse a conoscenza di segreti che i suoi comandanti non
volevano vedere divulgati, dal presunto incidente alla capsula 'Vostok' con la
quale il giovane compi' l'impresa del primo volo spaziale, e che lo avrebbe
costretto a paracadutarsi, a qualcosa che potrebbe avere visto durante la
manciata d'ore fuori dalla Terra.
Difficilmente sapremo la verità, specie quando si tratta di
dittature come quelle russe o cinesi, o di democrazie che reggono sulle verità
occultate, come America o Italia. Chissà se ci è andato davvero Gagarin nello
Spazio. Un mistero che si porta da 45 anni nella tomba, da quando ne aveva solo
34.
SONDAGGIO
Dai risultati del sondaggio si evince quanto i giovani siano un pò più scettici nei confronti di Usa e Urss, sebbene uno su tre dica che sullo spazio ci sono andati entrambi. Nessun dubbio su entrambe le missioni tra gli over 55, i quali vissero quegli eventi da bambini o adolescenti.
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