RIFORMISTA, HA
OTTENUTO IL il 50,68% DEI CONSENSI. FINISCE L’ERA DEL FALCO Ahmadinejad, MA
ISRAELE E’ SCETTICA
a differenza
del nostro Paese, dove gli elettori sono nauseati dalla democrazia e si
astengono sempre più dall’andare a votare, in Iran c’è ancora voglia di recarsi
alle urne per cambiare le cose. Alle ultime elezioni presidenziali a votare ci
è andato il 73% degli aventi diritto, di cui il 50,68% (18,6 milioni di schede)
ha scelto il riformista Hassan Rohani. Moderato, pone fine al falco
fondamentalista Mahmud Ahmadinejad, che durante il suo mandato ha inasprito i
rapporti dell’Iran con l’Occidente e Israele. Paese, quest’ultimo, che resta
comunque scettico su una reale svolta del Paese persiano, mentre gli Usa si
congratulano per il coraggio del popolo iraniano.
ROHANI, L’UNICA COLOMBA – Venerdì
gli elettori avevano la possibilità di votare anche all'estero: seggi sono
stati allestiti a Dubai, Londra e negli Stati Uniti. L'alta partecipazione al
voto suggerisce che le elezioni, per le quali un tempo era considerata scontata
la vittoria dell'establishment, siano viste dai riformisti come un'opportunità
per tornare a far sentire la propria voce dopo anni di repressione. Tra i sei
candidati l'unico riformista era proprio Hassan Rohani, 64 anni, l’unico
religioso fra tanti candidati ufficialmente laici, l’unica colomba rimasta fra
tanti falchi, l’unico a sperare nel ballottaggio con gli ultraconservatori.
Il neo presidente è stato per 16 anni segretario del
Consiglio supremo per la sicurezza nazionale. Attualmente guida il centro di
ricerca strategica ed è membro del Consiglio del Discernimento e dell'Assemblea
degli Esperti. Nel 2003 fu nominato capo negoziatore sul nucleare. Le
principali forze politiche che lo sostengono sono 'Mosharekat' (Condivisione),
i Mojahedin della Rivoluzione Islamica, 'Kargozaran' e l'Associazione del Clero
Combattente. Rohani è appoggiato da personalità di spicco quali gli ex
presidenti Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e Seyyed Mohammad Khatami e
dall'hojatoleslam Hassan Khomeini, nipote del defunto leader della Rivoluzione
Islamica, l'ayatollah Ruhollah Khomeini.
APERTURA ALL’OCCIDENTE - In
politica estera, il programma dello schieramento moderato-riformista prevede
un'apertura verso l'Occidente, in particolare nei confronti degli Stati Uniti,
con l'obiettivo di risolvere la questione nucleare. Prospettive che non
convincono Israele, che resta scettico e giudicherà Rohani dalle «sue azioni in
materia di nucleare e terrorismo». Lo afferma il portavoce del Ministero degli
Esteri sottolineando che «fino a oggi sul programma nucleare iraniano ha deciso
la Guida Suprema (l'Ayatollah Ali Khamenei, ndr), non il presidente».
La sua vittoria è considerata una piccola battuta d'arresto
per l'establishment, ma si tratta comunque di una sfida minore rispetto a
quella costituita quattro anni fa dal movimento riformista verde, sul quale fu
attuata una brutale repressione nelle proteste che seguirono le ultime
elezioni.
(Fonte: Corriere
della sera)
Durerà?
RispondiEliminae sì un po' di prudenza è d'obbligo.. comunque è una buona notizia, (Ahmadinejad non si poteva più vedere ne sentire), tanto che sentivo l'Iran potrebbe ora essere invitato a Ginevra al tavolo per discutere di Siria. speriamo bene. ciao
RispondiEliminaSperiamo sia davvero una svolta.
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