sabato 8 marzo 2014

NON SOLO A POMPEI VA IN SCENA LA DECADENZA DELLA CULTURA ITALIANA: A SIENA ZUMBA E KARATE IN IMPORTANTE PALAZZO MEDIOEVALE

NELL’AMBITO DELLO SPORT WEEKEND, INIZIATO IL PRIMO MARZO E ANCORA IN CORSO, Il Comune HA CONCESSO le sale e le corsie del palazzo Santa Maria della Scala per lezioni di pilates, stretching e ginnastica posturale

Si dice che i crolli di Pompei siano l’emblema del degrado della cultura italiana. Ciò è vero, ma è solo la punta di un Iceberg. In ogni Regione italiana c’è qualche scavo archeologico, edificio medioevale, Museo, e qualsiasi altro tipo di simbolo culturale mortificato da uno stato d’abbandono, da atti di vandalismo per opera di ignoranti, o da un uso errato da parte di chi li amministra. Non è esente da questa patologia neppure la Toscana, dove, a parte quanto accade a Firenze o a Volterra, qualche scempio si verifica pure a Siena. Qui, dal primo al 9 marzo è in programma Sportweekend, una settimana di eventi organizzata dal Comune “per celebrare lo sport in tutte le sue forme: mostre, convegni, gare e lezioni dal vivo”. Tra le sedi destinate ad ospitare qualche evento c’è anche Santa Maria della Scala, Palazzo medioevale sito di fronte al meraviglioso Duomo. Per cosa, mostre o convegni? Macché. Per ballare la zumba, tenere lezioni di pilates, stretching, power stretching, ginnastica posturale, yoga e anche power yoga.

LE MOTIVAZIONI - Sembra una scena de La Grande Bellezza, ma la degenerazione intellettuale del Paese supera ogni caricatura. La delibera della giunta (guidata dal sindaco renziano Bruno Valentini) che ha dato il via a questa meraviglia dice “che al fine di fronteggiare il consistente calo turistico dei mesi invernali, in parte fisiologico e in parte derivante dalla contingente crisi economica e il conseguente sottoutilizzo delle strutture ricettive (…) l’Amministrazione intende farsi promotrice (…) delle più ampie e variegate proposte di eventi”. E non c’è dubbio che la zumba in uno dei massimi monumenti del medioevo italiano sia un’idea abbastanza “variegata”.

SI STA COMMETTENDO UN REATO - In un paese normale, il ministro dei Beni culturali prenderebbe il soprintendente per un orecchio e lo accompagnerebbe alla porta. E ci si chiede se si possa almeno confidare nella Procura della Repubblica di Siena, visto che l’articolo 170 del Codice dei Beni culturali stabilisce che “è punito con l’arresto da sei mesi a un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 chiunque destina i beni culturali a uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico, o pregiudizievole per la loro conservazione o integrità”. E se un luogo sacro – per l’arte, per le chiese che contiene e per la storia di dolore e di cultura che rappresenta – non è incompatibile con la zumba e con la musica latina a tutto volume, beh, ci si chiede con cosa mai possa non esserlo.

IL FUTURO INCERTO DEL PALAZZO - Le idee sul futuro del Santa Maria sono assai confuse: una parte della maggioranza la vorrebbe trasformare in una bella fondazione aperta ai privati (e se il Comune ci mette il totalbody, non oso immaginare che farebbe una simile entità), un’altra la vorrebbe dare direttamente a Civita (che gestisce già il Duomo e i Musei civici), un’altra ancora pensa di offrire le chiavi a Oscar Farinetti, e trasformare il tutto in un grande Eataly.
Da decenni, invece, la parte migliore della città spera di trasformare la Scala nel Museo di Siena per eccellenza, portandoci la Pinacoteca Nazionale (e il sindaco ha già detto che su questo è d’accordo) e altri musei, ma anche il dipartimento di storia dell’arte dell’Università insieme a varie biblioteche, da unire a quella di uno dei più importanti storici dell’arte italiani, Giuliano Briganti. Un progetto che non esclude certo spazi espositivi, una vera libreria, ristoranti. Vogliamo essere ancora più coraggiosi? Nel quadro di una convenzione con l’università (prevista dal Codice dei beni culturali), si dovrebbe affidare la valorizzazione di tutto il complesso ad una cooperativa di giovani archeologi e storici dell’arte senesi, come avviene con successo, per esempio, in Molise. Sarebbe un modo per riavviare il circuito virtuoso tra ricerca, educazione, lavoro e patrimonio culturale. 


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