sabato 5 aprile 2014

LA BRUTTA FINE DI HOLLANDE: COSTRETTO A RICORRERE A UN PREMIER DI DESTRA E ALL’EX MOGLIE

DOPO LA BATOSTA ALLE AMMINISTRATIVE, IL PRESIDENTE FRANCESE HA SCELTO COME PRIMO MINISTRO MANUEL VALLS, NON AMATO NEL PARTITO PER LE SUE IDEE. NEL RIMPASTO RISPUNTA COME MINISTRO SEGOLENE ROYAL, DALLA QUALE HA DIVORZIATO

La batosta alle passate elezioni amministrative subite dal Partito socialista, che è riuscito solo nell’impresa di mantenere il controllo politico di Parigi, ha costretto François Hollande a rivedere la propria squadra di Governo. A pesare, più che gli scandali privati del Presidente francese, è stato l’effettivo malcontento sul suo operato, già certificato da un sondaggio effettuato a un anno dalla sua investitura. E così, per correre ai ripari, Hollande si è affidato a un personaggio decisionista e popolare: Manuel Valls, chiamato Manuelito per le sue origini catalane; nonché a un rimpasto di Governo, che vede tra i Ministri anche Ségolène Royal, sua ex moglie.

VALLS A META’ STRADA TRA LEGA E RENZI - Dopo ore di consultazioni e i suoi tipici tentennamenti, alla fine ha liquidato il premier Jean-Marc Ayrault, suo fedelissimo, e ha chiesto a Manuel Valls, Ministro dell’Interno, di formare il nuovo governo. Una decisione sicuramente sofferta: i due (Hollande e Valls) si rispettano ma non si amano e il nuovo premier, un socialista moderato, dal carattere non facile, impulsivo e immodesto, che va contro i luoghi comuni della gauche (un “rottamatore”, a suo modo), non è apprezzato dall’apparato tradizionale del partito, soprattutto dalla sinistra del Ps.
Nato nel 1962 a Barcellona, Valls in realtà è riuscito ad acquisire la nazionalità francese solo all’età di vent’anni. Figlio di un pittore catalano, fuggito dalla Spagna perché antifranchista, madre svizzera italiana, l’uomo è cresciuto a Parigi, in un ambiente pieno di stimoli artistici e intellettuali, ma ricevendo un’educazione rigida e austera. Si avvicina al Partito socialista già all’università, quella di Parigi Tolbiac, all’epoca un covo dell’estrema sinistra, dove si è laureato in storia. Ma lui non è mai stato un ribelle, neanche a quei tempi. Si è sempre presentato come un riformatore, ispirato dalla socialdemocrazia tedesca e scandinava.
Nel 2001 venne eletto sindaco di Evry, nella banlieue calda di Parigi. E iniziò subito a puntare, in polemica con i compagni di partito, sui temi della sicurezza. Anche per questo viene chiamato in maniera dispregiativa “il Sarko de gauche”, alludendo a Nicolas Sarkozy, che, quando era presidente, cercò invano di portarlo dalla sua parte.
Come ministro dell’Interno ha utilizzato il pugno duro contro l‘immigrazione clandestina, conquistando la simpatia del francese medio. Sui rom che popolano gli accampamenti illegali della periferia parigina, l’anno scorso, ha detto chiaramente che non hanno nessuna voglia di integrarsi. Non esita a criticare un certo perbenismo della sinistra francese. E nella Capitale negli ultimi tempi, per le sue polemiche nei confronti della vecchia guardia socialista e per il fatto di raccogliere consensi anche nell’elettorato di destra, è paragonato sempre più spesso a Matteo Renzi.
Marine Le Pen, leader dell’estrema destra vincitrice delle ultime amministrative francesi, è stata fra i primi a commentare la sua nomina. Lo ha definito “un uomo pericoloso”. Probabilmente più per lei, in quanto è forse l’unico tra i socialisti che può fermare l’emorragia di voti in suo favore.

IL RITORNO DELLA ROYAL - Ségolène Royal, ex candidata alla presidenza nel 2007, ed ex compagna di Hollande, è stata nominata ministro dell’Ambiente. Tra i due risboccia dunque quanto meno l’amore politico, visto che Hollande la lasciò per la giornalista Valérie Trierweiler, a sua volta cornificata dall’inquieto François con l’attrice Julie Gayet.
All’Educazione va Benoît Hamon e François Rebsamen al Lavoro che prende il posto dell’uscente Michel Sapin ora ministro delle Finanze. Confermato agli Esteri invece Laurent Fabius, così come Christiane Taubira alla Giustizia e Jean-Yves Le Drian alla Difesa. Anche Najat Vallaud-Belkacem conserva il ministero per i Diritti delle donne, ma aggiunge le deleghe ai giovani, allo sport e alla politica urbana. Perde però il posto di portavoce del governo, che va al ministro dell’Agricoltura Stephane Le Foll.
All’Economia arriva il socialista Arnaud Montebourg, prendendo il posto di Pierre Moscovici, esponente dell’ala sinistra del partito socialista, già ministro della Ripresa produttiva, incaricato di contrastare la deindustrializzazione del paese. Bernard Cazeneuve conquista il ministero degli Interni, l’incarico lasciato libero dal nuovo premier Valls. Aurélie Filippetti diventa invece ministro della Cultura e della Comunicazione.
Gli altri ministri sono Marisol Touraine agli Affari Sociali, Marylise Lebranchu alla Decentralizzazione, Sylvia Pinel alla Casa e George Pau-Langevin dell’Oltremare.


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