DOPO LA BATOSTA ALLE AMMINISTRATIVE, IL PRESIDENTE FRANCESE
HA SCELTO COME PRIMO MINISTRO MANUEL VALLS, NON AMATO NEL PARTITO PER LE SUE
IDEE. NEL RIMPASTO RISPUNTA COME MINISTRO SEGOLENE ROYAL, DALLA QUALE HA
DIVORZIATO
La batosta alle passate elezioni amministrative subite dal
Partito socialista, che è riuscito solo nell’impresa di mantenere il controllo
politico di Parigi, ha costretto François Hollande a rivedere la propria
squadra di Governo. A pesare, più che gli scandali privati del Presidente
francese, è stato l’effettivo malcontento sul suo operato, già certificato da un
sondaggio effettuato a un anno dalla sua investitura. E così, per correre
ai ripari, Hollande si è affidato a un personaggio decisionista e popolare: Manuel
Valls, chiamato Manuelito per le sue origini catalane; nonché a un rimpasto di
Governo, che vede tra i Ministri anche Ségolène Royal, sua ex moglie.
VALLS A META’ STRADA TRA LEGA E
RENZI - Dopo ore di consultazioni e i suoi tipici tentennamenti, alla
fine ha liquidato il premier Jean-Marc Ayrault, suo fedelissimo, e ha chiesto a
Manuel Valls, Ministro dell’Interno, di formare il nuovo governo. Una decisione
sicuramente sofferta: i due (Hollande e Valls) si rispettano ma non si amano e
il nuovo premier, un socialista moderato, dal carattere non facile, impulsivo e
immodesto, che va contro i luoghi comuni della gauche (un “rottamatore”, a suo
modo), non è apprezzato dall’apparato tradizionale del partito, soprattutto
dalla sinistra del Ps.
Nato nel 1962 a Barcellona, Valls in realtà è riuscito ad
acquisire la nazionalità francese solo all’età di vent’anni. Figlio di un
pittore catalano, fuggito dalla Spagna perché antifranchista, madre svizzera
italiana, l’uomo è cresciuto a Parigi, in un ambiente pieno di stimoli
artistici e intellettuali, ma ricevendo un’educazione rigida e austera. Si
avvicina al Partito socialista già all’università, quella di Parigi Tolbiac,
all’epoca un covo dell’estrema sinistra, dove si è laureato in storia. Ma lui
non è mai stato un ribelle, neanche a quei tempi. Si è sempre presentato come
un riformatore, ispirato dalla socialdemocrazia tedesca e scandinava.
Nel 2001 venne eletto sindaco di Evry, nella banlieue calda
di Parigi. E iniziò subito a puntare, in polemica con i compagni di partito,
sui temi della sicurezza. Anche per questo viene chiamato in maniera
dispregiativa “il Sarko de gauche”, alludendo a Nicolas Sarkozy, che, quando
era presidente, cercò invano di portarlo dalla sua parte.
Come ministro dell’Interno ha utilizzato il pugno duro
contro l‘immigrazione clandestina, conquistando la simpatia del francese medio.
Sui rom che popolano gli accampamenti illegali della periferia parigina, l’anno
scorso, ha detto chiaramente che non hanno nessuna voglia di integrarsi. Non
esita a criticare un certo perbenismo della sinistra francese. E nella Capitale
negli ultimi tempi, per le sue polemiche nei confronti della vecchia guardia
socialista e per il fatto di raccogliere consensi anche nell’elettorato di
destra, è paragonato sempre più spesso a Matteo Renzi.
Marine Le Pen, leader dell’estrema destra vincitrice delle
ultime amministrative francesi, è stata fra i primi a commentare la sua nomina.
Lo ha definito “un uomo pericoloso”. Probabilmente più per lei, in quanto è
forse l’unico tra i socialisti che può fermare l’emorragia di voti in suo
favore.
IL RITORNO DELLA ROYAL - Ségolène
Royal, ex candidata alla presidenza nel 2007, ed ex compagna di Hollande, è
stata nominata ministro dell’Ambiente. Tra i due risboccia dunque quanto meno
l’amore politico, visto che Hollande la lasciò per la giornalista Valérie
Trierweiler, a sua volta cornificata dall’inquieto François con l’attrice Julie
Gayet.
All’Educazione va Benoît Hamon e François Rebsamen al Lavoro
che prende il posto dell’uscente Michel Sapin ora ministro delle Finanze.
Confermato agli Esteri invece Laurent Fabius, così come Christiane Taubira alla
Giustizia e Jean-Yves Le Drian alla Difesa. Anche Najat Vallaud-Belkacem
conserva il ministero per i Diritti delle donne, ma aggiunge le deleghe ai
giovani, allo sport e alla politica urbana. Perde però il posto di portavoce
del governo, che va al ministro dell’Agricoltura Stephane Le Foll.
All’Economia arriva il socialista Arnaud Montebourg,
prendendo il posto di Pierre Moscovici, esponente dell’ala sinistra del partito
socialista, già ministro della Ripresa produttiva, incaricato di contrastare la
deindustrializzazione del paese. Bernard Cazeneuve conquista il ministero degli
Interni, l’incarico lasciato libero dal nuovo premier Valls. Aurélie Filippetti
diventa invece ministro della Cultura e della Comunicazione.
Gli altri ministri sono Marisol Touraine agli Affari
Sociali, Marylise Lebranchu alla Decentralizzazione, Sylvia Pinel alla Casa e
George Pau-Langevin dell’Oltremare.
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