OPPOSITORE DEL CAPITALISMO AMERICANO, HA APPORTATO RIFORME
IN FAVORE DEI PIU’ DEBOLI
Hugo Chavez si è spento martedì a Caracas alle 16.25 ora
locale, le 22.55 in Italia, a 58 anni. Dopo un fallito colpo di Stato nel 1992,
divenne Presidente del Venezuela nel 1999 e vi sarebbe rimasto fino al 2019
dopo aver conquistato, in ottobre dello scorso anno, il quarto mandato.
Combatteva dal giugno 2011 contro un cancro nella regione pelvica, con
metastasi al fegato e al midollo spinale. È stato ripetutamente operato in
Venezuela e a Cuba, dove si è sottoposto a numerose cure, tra cui chemioterapia
e radioterapia. Il suo vice, Maduro, ha parlato di un avvelenamento da parte
degli oppositori. Tesi forse fantasiosa, ma senza dubbio Chavez è sempre stato
nel mirino golpista coadiuvato dagli Stati Uniti. Promotore della rivoluzione
bolivariana e del socialismo democratico, ha indetto molte leggi in favore dei
più poveri e per il controllo da parte dello Stato delle tante risorse
economiche del Paese. Non mancano ovviamente critiche al suo operato.
ORIGINI E DOTTRINA - Chávez
nacque a Sabaneta il 28 luglio 1954, nello Stato di Barinas da una famiglia con
origini native americane. Suo padre, Hugo de los Reyes Chávez, era un maestro
rurale che, a causa delle ristrettezze economiche, per mantenere la numerosa
famiglia fu obbligato ad affidare due dei figli, il piccolo Hugo e il fratello
maggiore, alla nonna paterna Rosa Inés, che viveva anche lei in Sabaneta, in
una tipica casetta da indio fatta di paglia e fango secco.
All'età di diciassette anni si arruolò nell'Accademia
Venezuelana di Arti Militari. Dopo la laurea in Scienza e Arti Militari Chávez
svolse per alcuni mesi il servizio militare. In seguito si dedicò allo studio
delle Scienze politiche all'Università Simón Bolívar di Caracas, che tuttavia
lasciò senza ottenere una laurea. Durante gli anni degli studi Chávez e i suoi
compagni svilupparono una dottrina nazionalista di sinistra che chiamarono
"bolivariana", ispirata dalla filosofia Panamericanista del
rivoluzionario venezuelano dell'Ottocento Simón Bolívar, dall'influenza del
presidente peruviano Juan Velasco Alvarado e dal pensiero di vari ideologi
comunisti e socialisti tra cui Marx e Lenin. Ad influenzare la visione politica
di Chavez furono anche il pensiero di Antonio Gramsci e l'azione storica di
Giuseppe Garibaldi.
IL PRIMO GOLPE FALLITO -
Promosso al grado di colonnello nel 1991, l'anno seguente, il 4 febbraio 1992,
fu protagonista di un colpo di Stato da parte delle forze militari che tentò di
rovesciare il legittimo presidente Carlos Andrés Pérez. Il golpe fallì
causando, secondo le voci ufficiali del Ministero della Difesa, 14 morti e 53
feriti e Chávez fu arrestato e imprigionato. Il suo arresto suscitò un ampio
movimento popolare che ne chiedeva la liberazione: riacquistò la libertà nel
1994 grazie a un'amnistia, ma dovette abbandonare le Forze Armate.
La sua traiettoria politica cominciò a prendere corpo già
durante gli anni nel carcere di Yare in Valles del Tuy e proseguì fino
all'elezione alla Presidenza del Venezuela, nel 1998.
VITTORIA ALLE ELEZIONI -
Conquistatosi un vastissimo consenso presso le fasce popolari, nel 1997 Chávez
creò un partito politico, il Movimento Quinta Repubblica (o MVR) alla guida del
quale vinse le elezioni presidenziali del 6 dicembre 1998 con il 56,2% dei
voti. La sua campagna elettorale era basata sul progetto di una nuova
costituzione che potesse permettere una rifondazione del paese, passando dalla
"Quarta Repubblica", quella nata con il "Patto di Punto
Fijo", alla "Quinta Repubblica". Il nome "Quinta
Repubblica" ha infatti questo significato: nuova costituzione e nuovo
ordinamento giuridico. Altri temi della sua campagna, come la lotta alla
corruzione e al degrado morale del paese vennero sempre subordinati all'idea di
una nuova Carta Costituzionale e del conseguente rinnovamento dei poteri dello
Stato.
Subito dopo il "giuramento da presidente",
avvenuto il 2 febbraio 1999, Chávez iniziò la realizzazione del suo programma
di governo indicendo un referendum, primo nella storia del Venezuela, per
chiedere al popolo il consenso alla stesura di una nuova costituzione. I voti a
favore superarono l'80%. Anche la seconda votazione per l'elezione dei membri
dell'Assemblea Costituente fu un successo: i venezuelani gli diedero
addirittura 120 seggi su 131, e l'MVR ottenne più del 60% dei voti. L'insediamento
dell'Assemblea Costituente, essendo "originaria", determinò
automaticamente il decadimento temporaneo di tutti i poteri in vigore. Durante
il periodo dell'Assemblea, il potere esecutivo, per far fronte alla disastrosa
situazione socioeconomica in cui versava il Venezuela (oltre l'87% della
popolazione viveva in condizioni di povertà e circa il 47% di povertà critica),
chiese e ottenne il potere legislativo, come previsto dalla "Ley
abilitante".
ISPIRATORI E NUOVA COSTITUZIONE
– Il 30 gennaio 2005, parlando al Convegno internazionale del Social Forum a
Porto Alegre, in Brasile, Chávez offrì il suo aiuto alla causa no-global, dichiarandosi,
inoltre, favorevole a un socialismo patriottico e democratico che "deve
essere umanista e deve mettere gli esseri umani e non le macchine in condizioni
di superiorità nei confronti di tutto e di tutti", concetto ribadito anche
nella successiva riunione del suo governo, svoltasi nel febbraio del 2005.
L'azione di Chávez in realtà non risponde a un'ideologia ben definita e
coerente: in generale il suo pensiero accoglie elementi del nazionalismo e del
socialismo ed ha come riferimento principale la figura di Simón Bolívar. Generale,
patriota e rivoluzionario venezuelano, fu insignito del titolo onorifico di
Libertador (Liberatore) in ragione del suo decisivo contributo all'indipendenza
di Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela nella seconda metà
dell’800. Fu, inoltre, presidente delle repubbliche di Colombia, Venezuela,
Bolivia e Perù.
Nel dicembre del 1999, nacque la nuova costituzione,
confermata da un altro referendum. Tra i punti più significativi:
- l'attenzione ai diritti umani,
- il passaggio della struttura dello Stato da una democrazia
rappresentativa a una nuova forma chiamata "Democrazia Participativa y
Protagónica".
- l'istituzione del "referendum revocatorio" per
tutte le cariche elettive, presidente compreso, nella seconda metà del mandato;
- la modifica del nome dello Stato del Venezuela in
"Repubblica Bolívariana del Venezuela"
la modifica della durata del mandato presidenziale da cinque
a sei anni, con possibilità di una sola rielezione.
Approvata la nuova costituzione, tutte le cariche pubbliche
elettive dovettero essere sottoposte al voto popolare e anche Chávez, rimesso
il suo mandato, si ricandidò alle nuove elezioni presidenziali. Confermato a
larga maggioranza (59,5% dei voti) il 30 luglio del 2000, Chávez, a capo del
nuovo parlamento (rinominato "Assemblea Nazionale") diede avvio
all'attuazione della nuova costituzione. Chávez chiamò questa fase Rivoluzione
Bolívariana Pacifica.
LE RIFORME E GLI EFFETTI - Se
per gli oppositori interni ed esterni e per gran parte dei media internazionali
il governo di Chávez s'incentra su di una lotta costante contro le fasce più
alte della popolazione, indistintamente da come abbiano costruito la loro
ricchezza, secondo altri osservatori e studiosi delle problematiche del Sud
America, la politica chavista mira al risanamento delle condizioni
socioeconomiche disastrose della stragrande maggioranza dei venezuelani.
Tra le misure prese da Chávez, in gran parte reinvestendo i
proventi petroliferi: lo stanziamento di 1641 miliardi di bolivar (circa 314
milioni di euro) per la ricerca scientifica, l'aumento del 40% degli stipendi
degli insegnanti, borse di studio e istruzione gratuita, creazione di una banca
popolare con bassi crediti per scopi sociali e umani, come l'acquisto di un
alloggio familiare, creazione di cooperative, abolizione del latifondo,
nazionalizzazione dei pozzi petroliferi, uscita del Venezuela dal Fondo
Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, blocco della fuga di capitali
e della svalutazione del bolivar, incremento alla sanità pubblica con seicento
centri di diagnostica. Il PIL venezuelano è cresciuto fino a 50 trilioni di
bolivares nel 2006.
In 7 anni di governo Chávez il paese si è dichiarato libero
dall'analfabetismo e tre milioni di venezuelani sono stati inseriti
nell'istruzione primaria, secondaria e universitaria. Diciassette milioni di
venezuelani (quasi il 70% della popolazione) ricevono, per la prima volta,
assistenza medica e medicinali gratuiti e, in pochi anni, nelle intenzioni
governative tutti i venezuelani avranno accesso gratuito all'assistenza medica.
Si somministrano più di 1 milione e 700 000 tonnellate di alimenti a prezzi
modici a 12 milioni di persone (quasi la metà dei venezuelani), un milione dei
quali li ricevano gratuitamente, in forma transitoria. La questione è centrale
in un Paese come il Venezuela dove le persone sottonutrite sono cresciute dal
1992 al 2003 del 7%, raggiungendo la cifra di 4,5 milioni. La malnutrizione è
scesa dal 14 % al 12 %. La mortalità infantile si è ridotta al 2%.
Il tasso di disoccupazione è sceso dall'8,9% (2006) al 6,20%
(feb 2007) e la popolazione sotto la soglia di povertà è diminuita dal 37,9%
(2005) al 23% (2009).
Tra tutte le leggi promulgate fino ai primi mesi del 2002,
alcune diedero luogo a reazioni particolarmente forti da parte
dell'opposizione. Una di queste riguardò la regolamentazione della pesca a
strascico, da sempre attuata sotto costa, su larga scala e senza alcun
controllo da parte delle istituzioni, con l'inevitabile distruzione
dell'habitat, e a svantaggio della maggioranza costituita dai piccoli
pescatori. Il governo, per placare le reazioni dell'opposizione non riuscì a
proibire definitivamente questo tipo di pesca, ma la limitò a oltre le sei
miglia nautiche dalle coste.
La legge in assoluto più contrastata fu la cosiddetta
riforma agraria; in Venezuela esistono vasti latifondi (fino a casi limite di
240.000 ettari): il 10% della popolazione detiene l'80% del territorio e senza
che molti proprietari siano in grado di esibire i relativi titoli di proprietà.
Queste leggi, assieme alla nazionalizzazione delle risorse
petrolifere (con il conseguente aumento del gettito derivante dallo
sfruttamento dell'"oro nero" venezuelano da redistribuire alla
popolazione tramite nuove forme di Stato sociale come salute, istruzione,
servizi); la nuova politica estera di equidistanza e solidarietà con alcuni
stati del Sud America e il conseguente sottrarsi alla storica subordinazione
economica e politica agli USA, furono i presupposti per il golpe del 2002.
POLITICA ESTERA - Chávez
iniziò a operare per il rafforzamento dell'OPEP (l'Organización de Países
Exportadores de Petróleo; l'acronimo inglese è OPEC), anche grazie al
miglioramento delle relazioni diplomatiche con tutti i paesi membri (dove si
recò personalmente).
A livello continentale Chávez domanda un'integrazione dei
paesi latino-americani da effettuarsi anche mediante l'ALBA (Alternativa
Bolivariana para América Latina y el Caribe) costituita in contrapposizione
all' ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) voluta dagli USA. Inoltre
l'amicizia tra Venezuela e Cuba (che vede ad esempio lo scambio tra la
fornitura di petrolio venezuelano a prezzi vantaggiosi e il supporto della
competenza medica cubana nell'ambito dei piani di miglioramento delle condizioni
sanitarie del Venezuela e altri paesi sudamericani), così come quella con
l'Iran e la Bolivia di Evo Morales, viene vista con sospetto dagli Stati Uniti
e utilizzata dall'opposizione per discreditare Chávez. Il Venezuela riconosce
lo Stato di Palestina: per questo e per protesta contro il governo israeliano
di centro-destra, che il leader venezualano accusa di volontà di genocidio
contro i palestinesi, Chavez ha espulso l'ambasciatore israeliano nel 2009,
inasprendo e di fatto interrompendo le relazioni diplomatiche tra i due paesi.
Oltre alla critica agli USA, con l'elezione di Barack Obama, al posto del
detestato Bush, Chavez ha detto di "volerlo aiutare". Nel 2012 ci
sono stati screzi ma anche alcuni segnali di cauta distensione tra i due paesi.
POLITICHE AMBIENTALI – Oltre
alle restrizioni sulla pesca a strascichi, il Venezuela ha varato un altro
importante provvedimento in materia ambientale: dal primo dicembre 2010 si
impegna a rispettare il Protocollo di Kyoto e gli accordi intrapresi dalle Nazioni
Unite riguardo al clima e all'ambiente. Con questa decisione il Venezuela
diventa uno dei primi paesi in via di sviluppo a impegnarsi nel rispetto
dell'ambiente.
LE CRITICHE - Dall'inizio del
governo di Chávez, The Economist riporta che il tasso di omicidi è quasi
triplicato, e che la capitale venezuelana, Caracas è diventata la terza più
violenta del Sud America, dopo Ciudad Juárez e Bogotá con la polizia implicata
in alcuni di questi crimini. Amnesty International ha accertato episodi di
vessazioni contro i difensori dei diritti umani, la gravità delle condizioni
carcerarie (comune tra i paesi in via di sviluppo), attacchi verbali di
politici e aggressioni contro giornalisti. Nel 2009 Chávez ha dato il suo
appoggio ad una legge sulle unioni civili e contro l'omofobia non ancora
approvata (soltanto lo stato di Mérida le ammette già).
I numerosi provvedimenti di ispirazione socialista attuati
da Chávez nel tentativo di migliorare le condizioni di vita delle fasce più
povere della popolazione possono però generare, secondo alcuni osservatori,
gravi conseguenze economiche per il paese. Secondo il liberista Pietro Di
Giorgio, per esempio, la politica economica di Chávez è caratterizzata da spese
sociali alte, in cui piani populisti in genere prevalgono su considerazioni di
sostenibilità economica. Le politiche monetarie sarebbero poi di tipo
espansivo, con un'economia che mostra segni di iperinflazione. Il dato è però
tenuto basso dai controlli dei prezzi, che possono ridurre l'inflazione, ma al
prezzo di creare carenza di beni. In teoria, poi, il Venezuela è un paese ricco
di petrolio: in pratica però le sovvenzioni al consumo e la nazionalizzazione
dell'industria petrolifera (che tiene lontani gli investimenti esteri)
comprimono l'offerta ed espandono la domanda, riducendo i benefici netti.
Secondo invece il sociologo venezuelano Antonio Plessmann,
attivista del movimento chavista, il principale problema per il Venezuela è il
basso prezzo del petrolio conseguente alla crisi economica internazionale, che
crea difficoltà perché riduce di molto la liquidità e potrebbe rendere
inevitabile una crisi. Con questo si giustificano gli interessi dei venezuelani
a produrre cibo e altri beni di primo consumo, i quali erano esclusivamente
d'importazione, comprando enormi quantità di macchinari agricoli all'Argentina.
La situazione, però, non è d'emergenza e la copertura finanziaria per gli
investimenti in spese sociali è ancora garantita. Sebbene poi l'inflazione sia
la più alta dell'America Latina, questa è contrastata da una elevata protezione
all'inflazione con gli aumenti del salario minimo che sono stati superiori
all'aumento dell'inflazione accumulata, col mantenimento dei sussidi al consumo
alimentare e con la politica dei prezzi ridotti.
Un dato di fatto, però, è che la grande crisi mondiale del
2009, che ha colpito quasi tutti i paesi del mondo, non ha svantaggiato il
Sudamerica e in particolare il Venezuela, che ha saputo creare scambi
convenienti.
IL RISCHIO DI UN RITORNO DELLE OLIGARCHIE - I funerali di Chávez si svolgeranno venerdì 8 marzo. Il Venezuela
tornerà al voto entro 30 giorni, e i poteri presidenziali ad interim saranno
assunti dal vicepresidente Maduro. Non pochi sono i rischi che in questo
periodo di sospensione istituzionale, possano verificarsi tentativi di golpe da
parte delle oligarchie economiche che così ritornerebbero al potere come
vent’anni fa. Il Venezuela è un Paese ricco di risorse naturali e latifondi,
molto appetibili per le lobby. Durante l’era Chavez sono state messe ai margini
in favore di una maggiore equidistribuzione delle ricchezze.
Quando i più
poveri piangono un Presidente, allora vuol dire che è stato un ottimo
Presidente. Il programma C’era una volta, in onda su Raitre
diretto e curato da Silvestro Montanaro, gli dedicò un documentario nel 2006. Di seguito il video:
il Grillo del Venezuela...
RispondiEliminala grande azione anti-americana fu la nazionalizzazione del petrolio venezuelano
RispondiEliminagrazie, dopo continuo a leggere e guardo il video. ciao
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