LA CAMERA HA APPROVATO IERI IL DL DELRIO CON 260 SI’, 158 NO
e 7 ASTENUTI. BRUNETTA PARLA DI GOLPE, MENTRE IL M5S PARLA DI UN AUMENTO DI
ASSESSORI E CONSIGLIERI
Il Governo Renzi viaggia spedito verso le riforme da attuare
e ieri ha “licenziato” alla Camera il DDL Delrio che abolisce le tanto
vituperate Province, istituendo le città Metropolitane. Si punta così a un
risparmio di 160 milioni di euro annui e a un riassetto delle funzioni degli
enti locali, tra cui anche i piccoli Comuni. Non mancano ovviamente critiche e
perplessità sul reale effetto positivo della legge.
COSA CAMBIA - Il ddl Delrio, non potendo
"cancellare" le amministrazioni provinciali, le svuota di competenze.
Il ddl mira ad una riduzione dei costi, pertanto prevede un criterio di
gratuità per l'esercizio delle funzioni di presidente e consigliere
provinciale. I consigli provinciali, infatti, vengono trasformati in Assemblee
dei sindaci: questi ultimi lavoreranno nei nuovi "enti territoriali di
area vasta", percependo esclusivamente le indennità già corrispostegli in
qualità di primi cittadini. I presidenti di Provincia non saranno più eletti
dai cittadini, ma indicati all'interno di una assemblea formata dai sindaci dei
Comuni del territorio di riferimento. Ad esempio, il futuro presidente della
Provincia di Frosinone sarebbe scelto tra i sindaci dei Comuni del Frusinate e
percepirebbe soltanto lo stipendio da sindaco.
Le competenze provinciali vengono trasferite a Regioni e
Comuni, ad eccezione dell'edilizia scolastica (grazie ad un emendamento di Sel
approvato in commissione e recepito dal testo del governo), della
pianificazione dei trasporti e della tutela dell'ambiente. Il personale
continuerà a lavorare presso gli organi territoriali di riferimento
dell'attività svolta, mantenendo retribuzione ed anzianità di servizio. Il ddl
prevede che questi nuovi enti provinciali prenderanno vita a partire dal 1
gennaio 2015. Fino ad allora le Province saranno rette da commissari (si
tratterà degli attuali presidenti di Provincia che cambieranno nome in
commissari) in quanto non si voterà per le rielezioni dei 52 organi provinciali
in scadenza nel 2014.
Napoli, Milano, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia
e Reggio Calabria diventano Città Metropolitane. A queste va aggiunta Roma, già
inquadrata con l'istituzione di Roma Capitale; in futuro anche Palermo,
Messina, Catania, Cagliari e Trieste (l'istituzione deve passare attraverso un
provvedimento delle Regione a statuto speciale) saranno Città Metropolitane. In
totale si tratterà di 15 nuove aree territoriali. Le Città Metropolitane sono
un nuovo ente che va a sostituire le Province: ricoprirà il territorio della
Provincia omonima e ne assumerà le competenze. Saranno guidate da un sindaco
metropolitano che, a differenza dei presidenti delle "nuove province"
potrà anche essere eletto ma solo "previa" l'istituzione di una
apposita legge. Altrimenti, il sindaco metropolitano coinciderà con il sindaco
della principale città e non percepirà indennità aggiuntive per l'ulteriore
incarico. Altri organi saranno il Consiglio metropolitano, indicato dal
sindaco, e la Conferenza metropolitana. Quest'ultima sarà composta dai sindaci
dei Comuni appartenenti alla città metropolitana. Il personale delle
amministrazioni provinciali, per tanto, confluirà nel nuovo ente territoriale.
Il ddl prevede che le Città Metropolitane prenderanno vita a partire dal 1
gennaio 2015.
NOVITA’ PER I PICCOLI COMUNI
- La disciplina delle unioni di comuni viene semplificata con l’abolizione
dell’unione di comuni per l’esercizio facoltativo di tutte le funzioni e
servizi comunali. Restano ferme le altre due tipologie di unione, quella per
l’esercizio associato facoltativo di specifiche funzioni e quello per
l’esercizio obbligatorio delle funzioni fondamentali. Per quest’ultima viene
confermato il limite demografico ordinario pari ad almeno 10.000 abitanti, ma
viene abbassato per i soli comuni montani a 3.000, e viene spostato il termine
per l’adeguamento dei comuni all’obbligo di esercizio associato delle funzioni
fondamentali dal 1* gennaio al 31 dicembre 2014.
E’ prevista la gratuita’ delle cariche negli organi delle
unioni di comuni ed e’ estesa l’applicabilità delle disposizioni in materia di
ineleggibilità, incandidabilità, incompatibilità e inconferibilità relative ai
comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti al primo mandato degli
amministratori del comune nato dalla fusione o delle unioni di comuni con
popolazione inferiore a 5.000 abitanti.
LE CRITICHE - A votare contro
il Ddl tutte le opposizioni: Forza Italia, M5S, Lega, Sel e Fratelli d’Italia.
Durante la votazione il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha più volte urlato
“Golpe! Questo è un golpe! Votiamo compatti no”. Critica anche la Lega nord. Il
vicecapogruppo Matteo Bragantini del Carroccio sostiene che «questa riforma,
che viene spacciata per l’abolizione delle province, è una falsa riforma.
Infatti non si aboliscono le Province, ma vengono semplicemente trasformate in un
ente di secondo livello eliminando in questo modo la democrazia. Il presidente
sarà infatti scelto non più dai cittadini, ma dai partiti. Se si vogliono
tagliare i costi della politica impedendo ai cittadini di votare questo si
chiama regime. Inoltre anche secondo la Corte dei Conti i costi non
diminuiranno ma aumenteranno».
Il Movimento cinque stelle parla addirittura di un aumento
esponenziale di Assessori e Consiglieri, esponendo dei cartelli con dei numeri:
«+26.0932» e «+5.600», che stanno a significare rispettivamente il numero di
consiglieri comunali in più e di assessori che saranno nominati in seguito
all’entrata in vigore del ddl Delrio.
Altri dubbi riguardano i risparmi effettivi. L’intervento,
secondo il piano del sottosegretario Delrio, dovrebbe portare a circa 160
milioni di euro di risparmio dall’abolizione degli enti, mentre secondo i dati
della Corte dei Conti, citati da lavoce.info, contando le strutture uscite
dalle riforme del 2011, la misura comporterà solo 35 milioni di risparmio.
Il Parlamento di Oggi?
RispondiEliminaDa Cittadino neutrale lo paragono al Mercato delle Vacche.
Da ragazzino andavo a scuola a la Dante Alighieri di Firenze
Ricordo che in piazza della Signoria tutti i venerdi Sensali e Contadini si incontravano per discutere eventuali compra vendite.
I Contratti?
li sigillavano sputandosi sulla mano prima di stringersela.
Ciò che ci differenza dal Passato? La Mancanza di serietà e il non rispetto della parola data per Disonestà.
PS L’Utopia che vorrei
Semplice licenzierei tutti i Parlamentari onorevoli e senatori compresi i partiti che li rappresentano
Io paragonerei L’Italia ad una grossa azienda che non ha bisogno di partiti per essere amministrata
Ma di un Amministratore Delegato (Eletto dal Popolo)con l’obbligo di stipulare una assicurazione di tasca sua( Con durata quinquennale ) se i conti annuali risulteranno in regola. gli verrà rimborsata.
Se i conti non tornano ? chi ha sbagliato pagherà i danni creati e il costo delle elezioni di tasca sua
Il tutto vale anche per i presidenti Regionali e i Sindaci anche loro Eletti dal Popolo
( le provincie le abolirei)
Comuni e Regioni sceglierebbero un rappresentante ciascuno che andrebbero a far parte del consiglio di Amministrazione alle dipendenze de l’Amministratore Delegato
Che gestirà solo le spese per le Opere pubbliche d’interesse Nazionale facenti parte il programma quinquennale Votato da gli Elettori .
Scartando le spese non facenti parte i programmi non votati dal Popolo delle singole Regioni
Avranno priorità assoluta solo le spese dovute a calamità Naturali.
Con l’obbligo ogni fine anno di presentare la nota delle spese sostenute dalle Regioni
I Sindaci le spese Annuali le presenteranno alla loro Regione ha sua volta ogni singola Regione dovrà presentare la nota delle spese annuali A l’Amministratore delegato
Con questa doppia documentazione si terrebbero d’occhio l’uno con l’altro.
Provate ha fare i conti sul risparmio che ci sarebbe di tempo e di Danaro col tempo annulleremo il debito Pubblico riattivando L’Economia per dare quel Futuro che oggi non c’è ai Giovani. VITTORIO
Insomma, tanto per cambiare fanno le cose all'italiana perciò i tagli usciti dalla porta rientreranno in qualche modo dalla finestra.
RispondiEliminaChi fece tanto baccano, nelle elezioni del 2008, per cancellare le provincie non fece mai nulla, ed oggi sono i primi che le difendono, prima di guardare se Renzi fà le cose fatte come si deve, dobbiamo tenere presente anche questo!
RispondiEliminaMi aggiungo a te...perplessa!
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