41 ANNI IL PROSSIMO AGOSTO, IL CAPITANO NERAZZURRO HA
BATTUTO DIVERSI RECORD. E PENSARE CHE ERA GIUNTO PER CASO
E così il momento del ritiro è giunto anche per Javier
Zanetti, Capitano dell’Inter, soprannominato El tractor (il trattore) per la
sua capacità instancabile di macinare metri sul campo. Dopo aver battuto
diversi record di presenze e vinto tutto, per Zanetti si aprono le porte della
società. Sta studiando infatti da Manager: un riconoscimento per quanto dato al
club nerazzurro, ma anche una giusta collocazione per l’esperienza che si porta
alle spalle. E pensare che all’Inter ci andò quasi per caso, nell’anonimato, per
accompagnare l’attaccante connazionale Sebastián Rambert; il quale se ne andò
dopo poco senza lasciare traccia, mentre lui è diventato un mito. Fu il primo
acquisto di Massimo Moratti, che restò affascinato dalla sua tecnica e potenza
fisica visionando una videocassetta. Ed è rimasto uno dei suoi acquisti più
riusciti.
ARRIVO – Aprile 1995. Durante
una tournée della Nazionale in Sudafrica valida per la Mandela Cup, Zanetti
ricevette da Passarella la notizia secondo cui l'Inter di Milano sarebbe stata
interessata al suo acquisto.[128] A segnalarlo fu uno degli osservatori dei
nerazzurri, cioè l'ex calciatore Antonio Angelillo,[129] che era in Argentina
alla ricerca di giocatori "originali", come Ariel Ortega.
Successivamente fu voluto fortemente anche dal presidente
Massimo Moratti, che dopo averlo visionato in una videocassetta mentre giocava
nella nazionale olimpica, fu rimasto impressionato dal suo dribbling e dalle
sue qualità fisiche, e ne fece di lui il suo primo acquisto, il 13 maggio 1995.
Subito dopo Zanetti, vennero acquistati altri calciatori
stranieri e, non essendo ancora in vigore la legge Bosman, ogni squadra poteva
far giocare in campo soltanto tre stranieri, e quindi una cessione in prestito
per l'argentino non era improbabile. La società non aveva comunque alcuna
intenzione di girare in prestito Zanetti, che tra l'altro Diego Armando
Maradona definì «il miglior acquisto dell'anno». Fu presentato, insieme al
connazionale Sebastián Rambert, alla Terrazza Martini il 5 giugno 1995, venendo
sommersi dai tifosi.
Nonostante ci fossero quattro stranieri all'Inter (gli altri
erano Roberto Carlos e Paul Ince), che tra l'altro inizialmente erano anche
malvisti, l'allenatore Ottavio Bianchi decise di puntare su Zanetti.
L'argentino arrivò al ritiro nerazzurro di Cavalese il 28 luglio 1995, quasi da
ignoto. Infatti giunse nella città trentina da solo e con un sacchetto da
supermercato in mano: ad aspettarlo c'erano solamente due giornalisti, e una
volta arrivato al campo di allenamento, Zanetti dovette attraversare una folla
di tifosi per riuscire ad allenarsi.
ESORDIO - Agevolato nella
preparazione estiva grazie alla partecipazione della Nazionale argentina in
Copa América, esordì in maglia nerazzurra allo Stadio Giuseppe Meazza il 27
agosto 1995, a 22 anni, in occasione di una partita di Serie A contro il Vicenza,
vinta dalla sua nuova squadra per 1-0, con una rete di Roberto Carlos,
anch'egli al debutto. Invece il suo esordio nelle coppe europee avvenne pochi
giorni più tardi, il 12 settembre in casa del Lugano, dove la sua squadra
pareggiò 1-1.
NUMERI E VITTORIE – E’ lo
straniero con più presenze in Serie A, 613 più 3 spareggi, e il secondo
giocatore in assoluto con più presenze sempre nella Serie A alle spalle di
Paolo Maldini. È anche quello con più presenze nella storia dell'Inter (856) e
con più presenze da capitano in Champions League, 82. È inoltre il recordman di
presenze consecutive in Serie A con la maglia dell'Inter, 137, squadra di cui è
il giocatore più vincente della storia con sedici trofei: cinque scudetti,
quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa UEFA, una
Champions League e una Coppa del mondo per club FIFA.
E’ stato capitano dell’Inter per 15 anni, dal 1999, anno del
ritiro di Giuseppe Bergomi.
I RICORDI – Intervistato dal
quotidiano argentino La Nacion, si è lasciato andare in qualche amarcord. A chi
gli chiede quale partita vorrebbe rigiocare, Zanetti risponde "due, una
per gioire di nuovo, l'altra per cambiare il finale". La prima, con la
maglia nerazzurra, "è la finale di Champions League nel 2010, per rivivere
la notte magica del Bernabeu. Darei qualsiasi cosa per giocare e vincere la
gara con la Svezia, che ci ha eliminato dai Mondiali del 2002 in
Giappone".
Poi svela i migliori giocatori con cui ha giocato: "I
tre migliori compagni con cui ho giocato? Ronaldo, Baggio e Messi", mentre
i tre migliori avversari sono stati "Giggs, Kakà e Zidane".
L’IMPEGNO SOCIALE - Nel 2002,
insieme alla moglie Paula, ha creato la Fundación P.U.P.I., organizzazione
non-profit che si occupa di fornire il necessario sostegno economico ai bambini
disagiati, e alle loro famiglie, nella zona di Buenos Aires. Proprio per
l'impegno profuso nella sua Fundación, nel 2005 l'ufficio di presidenza del
consiglio comunale di Milano gli ha conferito l'Ambrogino d'oro, mentre il 6
gennaio 2012, si aggiudica il premio "I piedi buoni del calcio - Lo
sportivo esemplare", assegnato tramite sondaggio sui siti di Gazzetta
dello Sport e Lega Serie A al giocatore che nel corso dell'ultimo anno si è
distinto maggiormente in attività sociali e di beneficenza con un comportamento
ammirevole, sia dentro, sia fuori dal rettangolo di gioco. Oltre alla
Fondazione P.U.P.I., Zanetti partecipa assieme a Cambiasso a un'altra
associazione, i Leoni di Potrero.
L'argentino inoltre, dal 2006 è ambasciatore di SOS Villaggi
dei Bambini, associazione ONLUS per i diritti dell'infanzia.
Oltre al resto, il capitano nerazzurro è stato scelto nel
2009 come testimonial per Special Olympics, l'associazione che organizza con
cadenza quadriennale, i Giochi Olimpici Speciali.
Nell'ottobre del 2011 ha partecipato all'iniziativa Il gol
per la ricerca dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro insieme ad
Alessandro Del Piero e Pato, e ha partecipato alla stessa iniziativa anche nel
novembre del 2012.
Con l'Inter Zanetti supporta altresì Emergency.
Grazie Zanetti, per quanto hai dato all’Inter. Campione di
lealtà e generosità. “C’è solo un Capitano!”
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