USCITO NEL 2007 PER LA REGIA DI OLIVIER DAHAN, OGGI AL
CINEMA COL DISCUSSO GRACE DI MONACO
Nei cinema italiani è in proiezione Grace di Monaco, biopic
su Grace Kelly (interpretata da Nicole Kidman), che ne ritrae la vita mondana
successiva al ritiro dal set, quando nel 1956 sposa il Principe Ranieri di
Monaco. Ma la sua vita, più che il coronamento di un sogno, si trasforma in un
vero incubo. Con la Diva del Cinema che diventerà ben presto una Principessa
triste. Il film è diretto da Olivier Dahan, regista francese al suo settimo
film, secondo biografico. Ma egli, come spesso il cinema odierno sta scegliendo
di fare, preferisce cogliere le ombre dei personaggi illuminati dai riflettori
della popolarità; come già fatto sette anni fa con La vie en rose (titolo
originale La Môme), lungometraggio sulla grande cantante Edith Piaf. Un’artista
dalla vita difficile, tormentata, sfortunata, peggiorata però anche dai suoi
tanti eccessi. L’unico elemento che rimane indiscutibile è la sua voce.
TRAMA - Edith nasce nel 1915 in
una famiglia povera nella piccola cittadina di Grasse. Il padre lavora nel
circo come contorsionista, mentre la madre fa la cantante di strada con scarsi
successi. Si curano poco di lei, al punto che il padre la porta in una casa di
tolleranza, dove sarà allevata da alcune prostitute. Poi se la riprende, per
portarla in giro con sé e qui inizia a cantare per strada.
Da ragazzina, a Montmatre, viene scoperta da un impresario
che la avvia al mondo dello spettacolo e le dà il nome d'arte La Môme Piaf
(passerotto in dialetto parigino, per il suo aspetto gracilino). Di qui la sua
vita sarà un continuo sali-scendi, tra successi ed eccessi, ma anche tanta
sfortuna, che la porteranno all'abuso di alcool e medicinali, e a una morte
prematura a soli 47 anni.
A darle il colpo di grazia fu il dispiacere per la morte di Marcel
Cerdan, campione dei pesi massimi nel 1948, nordafricano che le aveva fatto
finalmente trovare l'amore; morì in un incidente aereo mentre viaggiava da
Parigi a New York proprio per raggiungere lei.
RECENSIONE - Quarto film per
Olivier Dahan su una grande cantante, dalla voce unica e inimitabile, ora
dolce, ora aggressiva. La vita di Edith Piaf è stata complicata fin da subito e
anche quando ha raggiunto il successo, non è stata mai felice. La scelta
registica è quella del continuo alternarsi di presente e passato, che si
mischiano sapientemente tra un palcoscenico e un camerino, una sfortuna e un
successo.
Il ruolo della Piaf è affidato a Marion Cotillard,
bravissima nelle mimiche facciali e nella postura tipica della cantante; a
partire dall'età giovanile fino agli ultimi anni deteriorati dalla malattia al
fegato e dall’artrite.
Commovente, ci mostra la vita della Piaf al di là della Vie
en Rose. Ma lei, come amava cantare “Ne regrette rien...”
Stupenda la scena finale del film, che riassume il senso
della sua vita:
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