Imprenditori, manager
e soprattutto amministratori e politici locali di primo piano. Tutti affannati
ad avere una propria fetta nella costruzione dell’opera che dovrebbe salvare la
città lagunare dall’acqua alta
Com’è triste Venezia, cantava Charles Aznavour. Anch’essa
oggetto del solito malaffare politico-imprenditoriale italiano, che ha messo le
proprie fauci sulla realizzazione di un’importante infrastruttura che dovrebbe
salvare la città lagunare dall’innalzamento delle acque: il Mose. Opera
criticata dagli ambientalisti e peraltro pure in ritardo. Uno sviluppo
clamoroso dell'inchiesta sugli appalti per il Mose ha sconvolto infatti ieri
mattina Venezia: il sindaco Giorgio Orsoni, eletto con il centrosinistra, è
stato arrestato (ai domiciliari), in carcere è finito l'assessore regionale
alle Infrastrutture, Renato Chisso, di Forza Italia, e la procura veneziana ha
chiesto un provvedimento di custodia cautelare anche per Giancarlo Galan, ex
presidente della Regione Veneto e attuale deputato di Forza Italia. L'inchiesta
è quella della Procura di Venezia che a febbraio aveva portato all'arresto di
Giorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani, una delle imprese
impegnate nei lavori per la costruzione delle barriere che dovranno proteggere
Venezia da alte maree ed allagamenti. Le accuse per gli indagati variano dai
reati contabili e fiscali alla corruzione, dalla concussione al finanziamento
illecito.
L’INCHIESTA - Gli arresti
partono da una inchiesta della Guardia di finanza di Venezia avviata circa tre
anni fa. I pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) avevano
scoperto che l'ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il proprio braccio
destro Nicolò Buson, aveva distratto fondi relativi ai lavori del Mose, le
opere di salvaguardia per Venezia, in una serie di fondi neri depositati
all'estero. Il denaro, secondo l'accusa, veniva portato da Claudia Minutillo,
imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi
sarebbero stati riciclati da William Colombelli, titolare della finanziaria
Bmc.
Appalti e partiti. Le Fiamme gialle avevano scoperto che
almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri,
ipotizzando che la riserva potesse essere destinata a "sovvenzionare"
amministratori e politici in cambio di ulteriori commesse pubbliche. Da questa
tesi d'accusa è partita l'operazione di questa mattina all'alba. Secondo la
ricostruzione degli inquirenti, dunque, attraverso un giro consistente di false
fatture avrebbe creato fondi neri sarebbero serviti, almeno in parte, per
finanziare politici e partiti di ogni schieramento durante le campagne
elettorali.
Dopo questa prima fase, lo stesso pool aveva ordinato
l'arresto di Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn).
Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito "il grande
burattinaio" di tutte le opere relative al Mose. Indagando sul suo operato
erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato in seguito
all'arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e
dipendente di Cvn, e di quattro imprenditori che si sarebbero spartiti lavori
per importi milionari.
LA POSIZIONE DI ORSONI - La
posizione del sindaco Orsoni. Chi ha preso subito posizione netta sono gli
avvocati di Giorgio Orsoni, secondo i quali "le circostanze contestate nel
provvedimento notificato paiono poco credibili", in quanto "gli si
attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di
vita". "La difesa del professor Orsoni", hanno scritto in una
nota i legali Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo, "esprime preoccupazione
per l'iniziativa assunta e confida in un tempestivo chiarimento della posizione
dello stesso sul piano umano, professionale e istituzionale".
Un anno fa, in un'intervista ad Antenna 3, sulla questione
di un finanziamento dal Consorzio Venezia Nuova, il sindaco disse: "Non
credo di aver avuto contributi, ma sulla questione va interrogato il mio
mandatario elettorale". Nell'ambito dell'inchiesta sono stati perquisiti
gli uffici del sindaco di Venezia e dell'assessore regionale Chisso.
LE ACCUSE A GALAN E CHISSO -
Corruzione è invece il reato ipotizzato nella richiesta di arresto formulata
per il deputato di Forza Italia Giancarlo Galan. L'ex governatore veneto,
secondo la tesi dell'accusa, avrebbe ottenuto fondi per circa 200mila euro da
Baita, del gruppo Mantovani, e si sarebbe fatto ristrutturare la villa di Cinto
Euganeo dalla stessa azienda. Ma non solo: Galan è indagato dalla Procura di
Venezia anche con l'accusa di aver ricevuto fondi illeciti per almeno 800mila
euro dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn) nell'ambito delle opere del Mose. Le
dazioni, da fondi neri realizzati dal Consorzio e dalle società che agivano in
esso, risalirebbero agli anni tra il 2005 e il 2008 e il 2012.
Secondo quanto si è appreso, i fondi all'assessore regionale
alle Infrastrutture Renato Chisso sarebbero stati dati tramite la segreteria,
circostanza che ha portato il politico agli arresti in carcere stamani
all'alba. Il denaro veniva poi trasferito a Galan. Il reato contestato a Galan,
Chisso e a un paio di funzionari della Regione è quello di corruzione contro i
doveri d'ufficio. Nei brani
dell'ordinanza riportati da La Nuova Venezia si
legge che Galan è accusato di aver ricevuto "per tramite di Renato Chisso,
che a sua volta li riceveva direttamente dallo stesso Mazzacurati",
"uno stipendio annuale di circa 1 milione di euro, 900 mila euro tra il
2007 e il 2008 per il rilascio nell'adunanza della commissione di salvaguardia
del 20 gennaio 2004 del parere favorevole e vincolante sul progetto definitivo
del sistema Mose, 900 mila euro tra 2006 e 2007 per il rilascio (...) del
parere favorevole della commissione Via della regione Veneto sui progetti delle
scogliere alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia".
Trattandosi di un deputato, gli atti dovranno essere
trasmessi alla Camera, dove Galan è presidente della Commissione cultura.
"E' a Roma e non ha potuto ancora vedere le carte", ha detto
Francesca Chiocchetti, la sua portavoce. Galan è coinvolto per il periodo in
cui è stato presidente della Regione Veneto, dal 2005 al 2010.
Per saperne invece qualcosa di più sul Mose rimando al link http://lucascialo.blogspot.it/2013/03/venezia-rischia-di-sparire-che-punto-e.html
Venezia andrebbe anche salvata dal Turismo, come ho scritto qui: http://lucascialo.blogspot.it/2013/08/come-triste-venezia-mortificata-dal.html
(Fonte: LaRepubblica)
...Brutto momento per la malpolitica..
RispondiEliminaQUANDO SI DICE CHE E' TUTTO UN MAGNA MAGNA...
RispondiEliminache tristezza..