giovedì 26 giugno 2014

UNA PANCHINA PER CINQUE: CHI POTREBBE SUCCEDERE A PRANDELLI

IN POLE CI SAREBBERO ALLEGRI E MANCINI. QUASI IMPOSSIBILE ARRIVARE AD ANCELOTTI E CONTE, ALMENO NELL’IMMEDIATO. POCO PROBABILE LA PISTA STRANIERA

Come accaduto in Sudafrica quattro anni fa, l’Italia esce dal Mondiale ai gironi anche in Brasile. Una brutta figura. La prima partita vinta contro l’Inghilterra ci aveva illusi di potercela fare; qualcuno ha perfino rievocato frettolosamente il Mondiale del 2006, dove venivamo dati per vecchi e sfacciati ma poi vincemmo la coppa. Poi la sconfitta contro il Costa Rica ci ha rimessi coi piedi per terra. Infine, la figuraccia contro l’Uruguay, con una squadra apparsa svogliata e sulle gambe, perfino peggiore di quella vista contro i centramericani. Cesare Prandelli, che si è dimesso subito dopo la gara, in un Paese dove non si dimette quasi mai nessuno (si è dimesso perfino il Presidente Abete), non ha comunque tutte le colpe: ha convocato chi stava meglio, sebbene, durante le partite, abbia sbagliato poi qualche scelta tecnica iniziale (in primis, quella di insistere su Balotelli) e qualche cambio. Si è ritrovato con un gruppo svogliato e sulle gambe, seppur anagraficamente giovane. Il calcio italiano ha completato il suo fallimento. Ma chi potrebbe succedere all’ex allenatore della Fiorentina? Circolano cinque nomi su tutti. Piacerebbero anche Ancelotti e Conte, ma hanno già impegni contrattuali. Si esclude la pista che porta a un allenatore straniero.

MASSIMILIANO ALLEGRI - È l’allenatore dell’ultimo scudetto milanista, nel 2011, protagonista poi di altre tre stagioni tormentate. Un secondo e un terzo posto, ma uno spogliatoio spaccato, diversi campioni scontenti e alcuni errori di valutazione, come ad esempio il giudizio su Pirlo che considerava arrivato al termine della carriera, dando il via libera alla cessione alla Juventus.
Prima di approdare a Milanello ha fatto vedere del bel calcio a Cagliari, vincendo anche il premio di miglior allenatore d’Italia. Non ha mai fatto mistero di sognare l’azzurro. Dopo l’esonero dal Milan è rimasto alla finestra in attesa di qualche chiamata prestigiosa. Lo vorrebbe la Lazio, frenata però da un contratto per lei troppo oneroso. Dunque è ancora a “piede libero”.  

ROBERTO MANCINI - Uno dei fantasisti più talentuosi che il calcio italiano abbia espresso fra gli anni 80 e 90, è poi diventato un allenatore vincente. Carattere spigoloso, polemico e poco amato dalle tifoserie avversarie, il Mancio è colui che ha portato l’Inter di Massimo Moratti alla riconquista dello scudetto. Complice Calciopoli, i nerazzurri con lui hanno conquistato tre titoli consecutivi, prima di lasciare la panchina a Josè Mourinho.
Poi l’esperienza inglese, con la Premier League vinta con il Manchester City. Resta celebre un clamoroso litigio con Mario Balotelli durante gli allenamenti in Inghilterra immortalato dai fotografi. Quest’anno ha rilevato la panchina dei turchi del Galatasaray, arrivando secondo in campionato. Ha rescisso il contratto a fine torneo.
È dunque senza squadra e con un palmares decisamente adatto alla Nazionale. Sebbene, come detto, abbia il neo del carattere e del poco feeling, almeno come calciatore, con la maglia azzurra.

LUCIANO SPALLETTI -  Votato a schemi di gioco offensivi, la sua carriera da allenatore ha trovato una svolta sulla panchina della Roma, dove arrivò al termine di una stagione drammatica per i giallorossi (quattro allenatori in un solo campionato). Nella Capitale ha collezionato un quinto posto, poi due secondi posti alle spalle dell’Inter, infine un sesto posto prima del divorzio. Trasferitosi in Russia a suon di milioni allo Zenit San Pietroburgo, ha conquistato due campionati nazionali, anche se ha fallito l’obiettivo della dirigenza di conquistare la Champions League. Anche lui dopo l’ultimo esonero è senza squadra.
Ma a frenare il matrimonio con la Nazionale potrebbero essere quei 6 milioni che ancora percepisce dai russi… 

ALBERTO ZACCHERONI - “Zac” è stato il protagonista di un grande periodo all’Udinese, dove coniò il suo tipico stile di gioco 3-4-3 con il suo pupillo Bierhoff ariete d’attacco. Il bel gioco e lo storico terzo posto conquistato a Udine gli fecero guadagnare la fiducia di Berlusconi e Galliani che gli affidarono il compito di ricostruire il Milan del dopo-Capello. E il mister romagnolo non deluse: scudetto al primo anno, con una squadra rivoluzionata e piena di giovani promesse. Poi, due stagioni meno esaltanti senza grandi vittorie e un esonero da parte del Cavaliere in diretta televisiva dopo una precoce eliminazione dalla Champions. Dopo i rossoneri Zaccheroni ha attraversato un po’ di anni difficili, rilevando in corsa Lazio, Inter e Juventus in periodi di crisi e non venendo mai confermato per il secondo anno. Ma è da quando è diventato ct del Giappone che ha vissuto una seconda giovinezza: vincitore della Coppa d’Asia nel 2011, ha guidato la sua squadra a fare bella figura in Confederations Cup. Ha annunciato che lascerà Tokyo alla fine dei Mondiali brasiliani, terminati proprio l’altro ieri con la nazionale nipponica che ha collezionato un solo punto. Un po’ poco, in un girone in fondo non proibitivo per gli asiatici.

FRANCESCO GUIDOLIN – E’ il tecnico che ha portato una filosofia di calcio umile ed efficiente ovunque sia andato. Non ha mai avuta l’occasione di una grande squadra, ma se l’è costruita da solo: ha vinto una coppa Italia con il Vicenza, che ha portato fino alla semifinale di Coppa delle Coppe, e con l’Udinese è riuscito a mantenere i friulani, a parte l’ultima stagione, ad altissimi livelli: un quarto, un terzo e un quinto posto, con due qualificazioni in Champions League.
Poche settimane fa, a fine campionato, la famiglia Pozzo lo ha nominato supervisore tecnico delle loro squadre, promuovendolo a un ruolo dietro la scrivania e affidando la panchina dei bianconeri ad Andrea Stramaccioni. Ma ritornare su una panchina potrebbe ancora allettarlo…

SONDAGGIO


A un terzo dei votanti non piace nessuno dei nomi in circolazione per il dopo Prandelli. A uno su quattro piace comunque Mancini, il più accreditato. A uno su cinque non dispiacerebbe Guidolin, che è diventato dirigente dell'Udinese.

(Fonte: Rainews)

Nessun commento:

Posta un commento