IN POLE CI SAREBBERO ALLEGRI E MANCINI. QUASI IMPOSSIBILE
ARRIVARE AD ANCELOTTI E CONTE, ALMENO NELL’IMMEDIATO. POCO PROBABILE LA PISTA
STRANIERA
Come accaduto in Sudafrica quattro anni fa, l’Italia esce
dal Mondiale ai gironi anche in Brasile. Una brutta figura. La prima partita
vinta contro l’Inghilterra ci aveva illusi di potercela fare; qualcuno ha
perfino rievocato frettolosamente il Mondiale del 2006, dove venivamo dati per
vecchi e sfacciati ma poi vincemmo la coppa. Poi la sconfitta contro il Costa
Rica ci ha rimessi coi piedi per terra. Infine, la figuraccia contro l’Uruguay,
con una squadra apparsa svogliata e sulle gambe, perfino peggiore di quella
vista contro i centramericani. Cesare Prandelli, che si è dimesso subito dopo
la gara, in un Paese dove non si dimette quasi mai nessuno (si è dimesso
perfino il Presidente Abete), non ha comunque tutte le colpe: ha convocato chi
stava meglio, sebbene, durante le partite, abbia sbagliato poi qualche scelta
tecnica iniziale (in primis, quella di insistere su Balotelli) e qualche
cambio. Si è ritrovato con un gruppo svogliato e sulle gambe, seppur
anagraficamente giovane. Il calcio italiano ha completato il suo fallimento. Ma
chi potrebbe succedere all’ex allenatore della Fiorentina? Circolano cinque
nomi su tutti. Piacerebbero anche Ancelotti e Conte, ma hanno già impegni
contrattuali. Si esclude la pista che porta a un allenatore straniero.
MASSIMILIANO ALLEGRI - È
l’allenatore dell’ultimo scudetto milanista, nel 2011, protagonista poi di
altre tre stagioni tormentate. Un secondo e un terzo posto, ma uno spogliatoio
spaccato, diversi campioni scontenti e alcuni errori di valutazione, come ad
esempio il giudizio su Pirlo che considerava arrivato al termine della
carriera, dando il via libera alla cessione alla Juventus.
Prima di approdare a Milanello ha fatto vedere del bel
calcio a Cagliari, vincendo anche il premio di miglior allenatore d’Italia. Non
ha mai fatto mistero di sognare l’azzurro. Dopo l’esonero dal Milan è rimasto
alla finestra in attesa di qualche chiamata prestigiosa. Lo vorrebbe la Lazio,
frenata però da un contratto per lei troppo oneroso. Dunque è ancora a “piede
libero”.
ROBERTO MANCINI - Uno dei
fantasisti più talentuosi che il calcio italiano abbia espresso fra gli anni 80
e 90, è poi diventato un allenatore vincente. Carattere spigoloso, polemico e
poco amato dalle tifoserie avversarie, il Mancio è colui che ha portato l’Inter
di Massimo Moratti alla riconquista dello scudetto. Complice Calciopoli, i
nerazzurri con lui hanno conquistato tre titoli consecutivi, prima di lasciare
la panchina a Josè Mourinho.
Poi l’esperienza inglese, con la Premier League vinta con il
Manchester City. Resta celebre un clamoroso litigio con Mario Balotelli durante
gli allenamenti in Inghilterra immortalato dai fotografi. Quest’anno ha
rilevato la panchina dei turchi del Galatasaray, arrivando secondo in
campionato. Ha rescisso il contratto a fine torneo.
È dunque senza squadra e con un palmares decisamente adatto
alla Nazionale. Sebbene, come detto, abbia il neo del carattere e del poco
feeling, almeno come calciatore, con la maglia azzurra.
LUCIANO SPALLETTI - Votato a schemi di gioco offensivi, la sua
carriera da allenatore ha trovato una svolta sulla panchina della Roma, dove
arrivò al termine di una stagione drammatica per i giallorossi (quattro
allenatori in un solo campionato). Nella Capitale ha collezionato un quinto
posto, poi due secondi posti alle spalle dell’Inter, infine un sesto posto
prima del divorzio. Trasferitosi in Russia a suon di milioni allo Zenit San
Pietroburgo, ha conquistato due campionati nazionali, anche se ha fallito
l’obiettivo della dirigenza di conquistare la Champions League. Anche lui dopo
l’ultimo esonero è senza squadra.
Ma a frenare il matrimonio con la Nazionale potrebbero
essere quei 6 milioni che ancora percepisce dai russi…
ALBERTO ZACCHERONI - “Zac” è
stato il protagonista di un grande periodo all’Udinese, dove coniò il suo
tipico stile di gioco 3-4-3 con il suo pupillo Bierhoff ariete d’attacco. Il
bel gioco e lo storico terzo posto conquistato a Udine gli fecero guadagnare la
fiducia di Berlusconi e Galliani che gli affidarono il compito di ricostruire
il Milan del dopo-Capello. E il mister romagnolo non deluse: scudetto al primo
anno, con una squadra rivoluzionata e piena di giovani promesse. Poi, due
stagioni meno esaltanti senza grandi vittorie e un esonero da parte del
Cavaliere in diretta televisiva dopo una precoce eliminazione dalla Champions.
Dopo i rossoneri Zaccheroni ha attraversato un po’ di anni difficili, rilevando
in corsa Lazio, Inter e Juventus in periodi di crisi e non venendo mai
confermato per il secondo anno. Ma è da quando è diventato ct del Giappone che
ha vissuto una seconda giovinezza: vincitore della Coppa d’Asia nel 2011, ha
guidato la sua squadra a fare bella figura in Confederations Cup. Ha annunciato
che lascerà Tokyo alla fine dei Mondiali brasiliani, terminati proprio l’altro
ieri con la nazionale nipponica che ha collezionato un solo punto. Un po’ poco,
in un girone in fondo non proibitivo per gli asiatici.
FRANCESCO GUIDOLIN – E’ il
tecnico che ha portato una filosofia di calcio umile ed efficiente ovunque sia
andato. Non ha mai avuta l’occasione di una grande squadra, ma se l’è costruita
da solo: ha vinto una coppa Italia con il Vicenza, che ha portato fino alla
semifinale di Coppa delle Coppe, e con l’Udinese è riuscito a mantenere i
friulani, a parte l’ultima stagione, ad altissimi livelli: un quarto, un terzo
e un quinto posto, con due qualificazioni in Champions League.
Poche settimane fa, a fine campionato, la famiglia Pozzo lo
ha nominato supervisore tecnico delle loro squadre, promuovendolo a un ruolo
dietro la scrivania e affidando la panchina dei bianconeri ad Andrea
Stramaccioni. Ma ritornare su una panchina potrebbe ancora allettarlo…
A un terzo dei votanti non piace nessuno dei nomi in circolazione per il dopo Prandelli. A uno su quattro piace comunque Mancini, il più accreditato. A uno su cinque non dispiacerebbe Guidolin, che è diventato dirigente dell'Udinese.
(Fonte: Rainews)
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