DOPO UN PRIMO APPOGGIO, GLI STATI UNITI COMINCIANO A
SPAZIENTIRSI E AD ESSERE IMBARAZZATI. BOMBARDATO PER LA SESTA VOLTA ANCHE UN
RIFUGIO ONU CON BAMBINI E DISABILI
Qualche anno fa, con quella lungimiranza che spesso mi
spaventa, definii Israele “Frankestein impazzito e fuori controllo dell’America”.
Gli Usa hanno spinto fortemente per la creazione di quello Stato negli anni
’50, dietro l’intento benefico di dare finalmente una Patria agli ebrei e
permetterne un rientro nelle loro terre d’origine. Ma non solo lo ha fatto per
ficcare il naso negli affari mediorientali, bensì anche sottraendo terra sotto
i piedi dei palestinesi. Di qui decenni di conflitti e carneficine. La
Palestina non è mai stata riconosciuta come Stato, mentre la Striscia
di Gaza continua ad essere un lembo di terra martoriato dove si vive nelle
condizioni igienico-sanitarie più disumane (manca sovente acqua potabile e il
sistema fognario è carente). Ma ora gli Usa hanno perso ogni influenza e
controllo sulla propria creatura. Da diverse settimane, per vendicarsi del
sequestro e uccisione di tre adolescenti che rientravano a casa, Israele ha
ripreso i propri attacchi massici, mietendo ormai 1300 vittime palestinesi;
mentre è "solo" di qualche decina il numero di soldati israeliani morti. L’Onu continua a mostrare la
propria impotenza, anzi, ora subisce pure attacchi, come quelli alle proprie
scuole adibite a rifugi.
SESTO ATTACCO A UNA SCUOLA ONU -
Ieri mattina si sperava potesse essere concordato un cessate il fuoco di ben
più ampia portata. Invece i bombardamenti israeliani, proseguiti per tutta la
notte, sono continuati incessantemente anche in mattinata, mietendo decine di
nuove vittime tra la popolazione.
L’episodio più grave intorno all’alba nel campo profughi di
Jabaliyah, settore nord della Striscia: carri armati hanno aperto il fuoco
contro una scuola gestita dall’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che si
occupa dei soccorsi ai profughi palestinesi. La palazzina, uno degli 85 rifugi
messi a disposizione dei civili dall’Onu, ospitava circa 3.300 sfollati:
dormivano, al momento dell’attacco. Almeno 23 hanno perso la vita, mentre altri
125 sono i feriti. Il bombardamento ha mandato letteralmente su tutte le furie
il numero uno dell’Unrwa, Pierre Krahenbuhl, che ha tuonato contro Israele.
«Condanno nei termini più decisi possibile questa grave violazione del diritto
internazionale da parte delle forze israeliane», ha affermato l’alto
funzionario svizzero, ricordando come l’ubicazione precisa della struttura
fosse stata comunicata a Tsahal in ben diciassette occasioni. «Questa è la
sesta volta in cui è stata colpita una delle nostre scuole», ha rincarato la
dose ancora Krahenbuhl. Israele cerca così di snidare depositi di armi di Hamas
in locali legati all’Onu.
La stessa Unrwa d’altra parte ha riconosciuto che in
un’altra delle proprie scuole a Gaza è stato localizzato un deposito
clandestino di razzi, e ha denunciato la violazione della propria «neutralità»,
e della «inviolabilità» degli edifici Onu, ma soprattutto il fatto che «civili
siano stati messi in pericolo»: alla «condanna dei responsabili» non sono
peraltro seguite accuse ad alcuna fazione in particolare.
IL CORTO CIRCUITO TRA USA E ISRAELE
- L'aggravarsi del bilancio delle vittime, soprattutto civili, preoccupa e un
cessate il fuoco "immediato" è un "imperativo strategico"
per Obama. Ma la sua richiesta a Netanyahu sembra cadere nel vuoto, con Israele
che annuncia: "prepariamoci a una lunga operazione".
"Ci sono sempre state delle frizioni fra Netanyahu e
Obama" afferma il presidente della commissione di Intelligence della
Camera, Mike Rogers, sottolineando che nelle trattative sul cessate il fuoco
non ci sono state comunicazioni chiare fra Stati Uniti e Israele. Pubblicamente
Washington mantiene il punto e respinge le critiche: "Israele non ha un
amico migliore di Kerry" afferma la Casa Bianca. Ma il segretario di stato
e la sua proposta per il cessate il fuoco hanno ricevuto una pioggia di
critiche di Israele, "scioccata" da un'iniziativa che metteva sullo
stesso piano Israele e Hamas.
Kerry è rientrato negli Stati Uniti e mani vuote dopo la sua
missione in Medio Oriente. Oggi in alcune dichiarazioni - il cessate il fuoco
deve condurre a un disarmo di Hamas e un riferimento al piano egiziano - è
sembrato fare un passo verso Israele. Ma la situazione, secondo alcuni
osservatori, è difficile da sbloccare. "Nessuna delle due parti vuole disperatamente
un cessate il fuoco. Nessuna delle due parti ritiene che un cessate il fuoco
possa essere la fine delle ostilità e una tregua potrebbe essere una strada per
posizionarsi per il prossimo round di combattimenti" precisa Robert Danin,
membro del Council of Foreign Relation ed ex del Dipartimento di stato. A
questo si aggiunge il fatto che non c'è nessuno nella posizione di poter
mediare direttamente fra Hamas e Israele. Gli Stati Uniti non trattano con
Hamas e i paesi che potrebbero farlo, Qatar e Turchia, hanno rapporti difficili
con l'Egitto, il cui piano di pace ha fatto da base per gli sforzi di Kerry.
Gli sforzi diplomatici degli Stati Uniti sono iniziati due
settimane fa e da subito - ricostruisce il New York Times - è stato evidente
che Stati Uniti e Israele non erano sulla stessa lunghezza d'onda. Nella
missione in Medio oriente, dopo cinque giorni di spola diplomatica, Karry ha
presentato una proposta a Netanyahu: un documento che Washington riteneva
accettabile da Israele, che invece lo ha respinto con nettezza ritenendolo
troppo sbilanciato verso le richieste di Hamas e non abbastanza attento delle
proprie esigenze di sicurezza.
(Fonti: La
Stampa, Huffingtonpost)
Gli USA continueranno cmq ha sostenere Israele, sua unica risorsa oltre l'Arabia Saudita in Medio Oriente. Bisogna boicottare lo stato criminale di Israele!!
RispondiEliminaUna sinistra ancora terzomondista....I giornaloni (salvo la Stampa) sono tutti filo Hamas.
RispondiEliminaÈ una situazione che va avanti da 60 anni, ci sono due o tre generazioni cresciute in questo mondo assurdo, ci sono estremisti e radicali da tutte le parti. Ma finché Hamas non riconosce il diritto all'esistenza dello stato in Isreale non succederà nulla. Perché Israele che alternativa ha? Scomparire
in compenso sta facendo sparire i palestinesi...
RispondiEliminaIsraele è notevolmente più forte dei palestinesi, se li volesse davvero far sparire, non avrebbe grossi problemi a farlo. Invece ha concesso loro l'autonomia su Striscia di Gaza e Cisgiordania.
RispondiEliminaI palestinesi sono notevolmente meno forti degli israeliani, ma non perdono occasione per raggiungere il proprio fine, ovvero sterminare gli israeliani (e più in generale gli ebrei). Infatti costruiscono tunnel per attaccare Israele invece di costruire rifugi anti-missile, per esempio.