mercoledì 27 agosto 2014

CONTINUA LA CACCIA ALL’ORSA DANIZA, REA SOLO DI AVER DIFESO I SUOI CUCCIOLI

EPPURE E’ STATA MESSA LI’ DAL Progetto «Life Ursus», VOLUTO DALLA STESSA REGIONE TRENTINO 15 ANNI FA

La povera orsa Daniza continua a scappare con i suoi due cuccioli dall’infamia dell’uomo. Il quale, prima l’ha relegata 15 anni fa in un bosco nel Pinzolo, Trentino Alto Adige, che non è certo il suo habitat d’origine, e poi ora le da’ la caccia perché ha aggredito un suo simile: un uomo che cercava funghi. E’ successo a ferragosto: l'animale, un' orsa con i suoi due cuccioli, avvertita la presenza dell'uomo – Daniele Maturi - che si era riparato dietro un albero per osservare la cucciolata, si è avventata contro di lui, lo ha graffiato alla schiena e al ginocchio mordendolo infine ad uno scarpone. L’uomo se l’è cavata con qualche ferita e tanta paura. Ma il suo comportamento, del tutto istintivo e protettivo, viene considerato “anomalo” da improvvisati esperti.

I COMMENTI - "Da quanto riferito da Maturi - ha affermato l'assessore Michele Dallapiccola - si evince il comportamento anomalo da parte dell'orsa, giacchè individuati a vista i cuccioli a circa trenta metri di distanza l'uomo si era immediatamente allontanato e nascosto. Tuttavia, nonostante i cuccioli avessero preso una direzione diversa dalla sua e nonostante si fosse comunque nascosto dietro un albero dopo essersi allontanato, è stato raggiunto dall'animale che lo ha attivamente aggredito e ferito". Anche il governatore trentino Ugo Rossi ha voluto dire la sua attraverso twitter esprimendo tutti i dubbi sul progetto orso: "Abbiamo ereditato un progetto problematico, vecchio e debole".
«Il cercatore di funghi non sapeva evidentemente che si è trovato nella peggiore situazione in cui incontrare un plantigrado, l'unica realmente pericolosa: incontrare una mamma con i cuccioli», sottolinea la delegata regionale della Lega abolizione caccia, Caterina Rosa Marino.

LA COLPA E’ DELL’UOMO STESSO - D'altronde l'orsa non è andata in Trentino di sua spontanea volontá. Da una quindicina d'anni, con il Progetto «Life Ursus», pagato fior di milioni dalla ora colpevolmente silenziosa Unione Europea (Commissario Potocnick, se ci sei batti un colpo) diversi plantigradi sono stati portati dalla Slovenia sul nostro arco alpino. Per ripopolare quelle zone con un abitante presente da migliaia di anni e poi sterminato dalla nostra specie.
Non è il caso di tornare qui sulla vergognosa Provincia di Trento, Autonoma tanto da decidere per conto proprio due mesi fa una modifica unilaterale dell'Accordo interregionale sulla protezione dell'orso, inserendo grazie al proprio Assessore-veterinario-amministratore unico del macello Alta Valsugana (sic), Dallapiccola, la definizione di animale «nocivo» cancellata dalla legislazione nazionale dal 1977. Una premessa importante, per quanto poi successo con Daniza.

QUAL E’ IL SUO DESTINO - Il progetto prevede che, qualora un animale selvaggio seppur protetto, mostri comportamenti violenti e ritenuti anomali, possa anche essere soppresso. Non dovrebbe essere il caso di Daniza, che una volta catturata, sarà portata in un altro Parco. Tuttavia, sarà divisa dai suoi cuccioli, che invece continueranno a stare lì per crescere in libertà e in natura.

Ancora una volta l’uomo si impone dunque sulle leggi della Natura, per gestirla a proprio interesse. Invade l’habitat degli animali, li trasferisce, li rinchiude in una gabbia o in un Parco, per edificare o far divertire la gente. Decidendo sulla loro vita e sulla loro morte. In tanti ancora ricordiamo il caso del cucciolo di giraffa Marius, appartenente allo zoo di Copenaghen, ucciso da un colpo di pistola alla testa sol perché nato in un rapporto fra esemplari imparentati. Secondo il dottor Lesley Dickier, direttore esecutivo dell’Associazione Europea degli Zoo e Acquari (Eaza), gli animali soppressi ogni anno sarebbero tra i 3mila e i 5mila. E vanno dalle specie voluminose, come appunto una giraffa, a esemplari minuscoli come i girini.
Ben vengano dunque gesti di ribellione come quelli di Daniza contro l’uomo.


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