LICENZIATI ANCHE DIPENDENTI STORICI, COME L’IDEATORE DEL
VIDEO DELLA “DISCESA IN CAMPO”
Tempi duri anche per l’inguaribile ottimista Silvio
Berlusconi, la cui creatura politica Forza Italia gli da’ ormai più pene che
soddisfazioni. Il ritorno dello storico simbolo che segnò la sua “discesa in
campo” non ha avuto l’effetto sperato, con un numero di consensi ben lontano da
quello dei tempi migliori. Rispetto a vent’anni fa non c’è un competitor grigio
e rievocante il comunismo come Achille Occhetto, bensì due personaggi dal
grande carisma e capacità comunicativa, quali Renzi e Grillo. I quali incarnano
quella verve e quella forza attrattiva che lo ha contraddistinto fino alle
elezioni del 2008 (anche se nel 2013 fu autore di un grande recupero). Ma i
problemi per Berlusconi non derivano più solo dai numeri delle preferenze,
bensì anche dai costi che il partito gli comporta. Mesi fa si lamentò pure del
fatto che molti parlamentari non pagavano la propria quota e a Libero si sfogò
dicendo che voleva chiudere tutto. Le cose stanno talmente male che saranno
licenziati 55 dipendenti e si rinuncerà perfino a regali, bigliettini e
all’albero di Natale.
LA SITUAZIONE ECONOMICA - Come
fanno notare i sindacalisti che hanno seguito la pratica, nonostante il
profondo rosso, lo scorso anno il partito ha assunto, anzi riassorbito, 53
dipendenti ex Pdl: oggi ne licenzia 55 ma tra loro anche lavoratori con anzianità
ventennale in Forza Italia, capifamiglia monoreddito, perfino (sembra) soggetti
appartenenti a categorie protette per via di handicap. Tutti, fanno notare, con
stipendi da 1400 euro. Del resto Forza Italia è in rosso per 25,5 milioni,
mantenuta in vita finora dalla bombola d'ossigeno di una "donazione
liberale" del leader di 15 milioni di euro, ma soprattutto dalle
fideiussioni personali del capo per 83 milioni necessari per coprire il
disavanzo accumulato o ereditato. In tutto questo, la legge taglia
finanziamenti consente al "privato" Berlusconi di erogare d'ora in
poi 100 mila euro l'anno, non uno di più.
LICENZIAMENTO COLLETTIVO -
Vengono fatti fuori in un solo colpo 55 dipendenti su un organico complessivo
di 86 lavoratori a tempo indeterminato occupati da Forza Italia nelle sedi di
Roma, Arcore e Milano. Porta la data del primo dicembre il documento (di cui
Repubblica è venuta in possesso e di cui pubblichiamo di fianco uno stralcio)
con cui il partito comunica al ministero del Lavoro, alla Regione Lazio, alla
Regione Lombardia e ai sindacati, tra gli altri, l'avvio della "procedura
di licenziamento collettivo ex art.24 della legge 223 del '91". In calce,
la firma della tesoriera e ormai amministratrice di fatto del partito, la senatrice
Mariarosaria Rossi.
È la mannaia tanto annunciata e temuta dai dipendenti, che
viene messa nero su bianco adesso e attribuita dalla stessa parlamentare, nelle
motivazioni, al taglio drastico e alla imminente abolizione del finanziamento
pubblico ai partiti. La Rossi scrive della "impossibilità di sostenere
finanziariamente l'attuale struttura del personale per le seguenti cause:
totale abolizione del diretto finanziamento pubblico ai partiti; forte
limitazione della possibilità di raccolta dei contributi volontari ugualmente
determinata dalla stessa legge che penalizza in modo rilevante l'attività di
fund raising; mancanza di riscontri positivi all'introduzione della
destinazione del 2 per mille dell'Irpef". Se fosse un'azienda, insomma,
dovrebbe portare i libri in tribunale. La conseguenza, continua la Rossi, è che
la spesa "sostenibile" per il personale è di 1 milione 600 mila euro
e non più i 5 milioni 700 mila euro sborsati fino all'anno scorso.
ALCUNE VITTIME ECCELLENTI - Il
quasi azzeramento fa vittime illustri, compreso Roberto Gasparotti, uomo
immagine berlusconiano fin dal celebre collant sulla telecamera del primo video
del '94. Ma anche i due riservatissimi addetti stampa da 15 anni in servizio ad
Arcore, a conoscenza anche di ogni documento riservato transitato da Villa San
Martino. Due impiegati abbandonati che ora non escludono azioni legali in
autotutela. L'elenco dei licenziati (solo numeri senza nomi nel documento) è
impietoso: 6 della segreteria del Presidente a Roma e Arcore, 2 impiegati
presso il consigliere politico del Presidente, 1 alle dipendenze del portavoce,
1 dell'ufficio del personale, 11 dell'amministrazione, 9 dei servizi generali,
8 dell'organizzazione e altri a seguire fino a quota 55. C'è anche un capitolo
sui "salvati": alle dipendenze di Berlusconi restano in 7 tra Roma e
Arcore. E per i 31 sopravvissuti è previsto il ricorso alla "cassa
integrazione nella misura del 50 per cento". Fi S. p. A è insomma in
default. Ed è la prima vittima eccellente della norma taglia finanziamenti approvata
pochi mesi fa. La Rossi - sodale della Pascale e factotum del capo - nei fatti
ne diventa la liquidatrice, dopo aver smantellato e ridotto a un solo piano la
sede di San Lorenzo in Lucina (20 mila euro al mese in meno di affitto).
Ammette il fallimento delle cene di fund raising che lei stessa aveva provato a
organizzare tra Roma e Milano portando in giro un "Silvio" che ha
perso appeal.
FESTA MESTA - Se già nel
2013, il leader degli azzurri si limitò a dare gli auguri con un raduno
piuttosto frettoloso, quest’anno invece pare che le festività passeranno senza
che Forza Italia se ne accorga. Nella sede romana di Forza Italia, in piazza di
San Lorenzo in Lucina, infatti, non ci sarà neanche l’albero di Natale. Il
quartier generale di Fi è già sotto attacco, a causa dell’affitto mentre sono
ancora in bilico gli 81 dipendenti che rischiano il licenziamento per
irreversibile dissesto finanziario.
Berlusconi, fino a pochi anni fa, regalava ai suoi
collaboratori gioielli, televisori al plasma, iPad, orologi. Nel 2000,
addirittura, consegnò personalmente pacchi infiocchettati ai figli dei
dipendenti del partito, chiamandoli per nome uno dopo l’altro. “Ho dato troppi
soldi a De Benedetti, ora basta regali”, annunciò nel 2011. Ora, pare, è
proprio finita: non ci saranno neanche i biglietti di auguri. Carta sprecata.
Crolla dunque anche il mito del Berlusconi imprenditore che
non ha mai licenziato un dipendente. Ma anche di quello che quando era al
Governo spronava gli italiani a spendere e spandere in vista del Natale per far
girare l’economia. Non lo farà neanche più lui.
(Fonti: LaRepubblica,
Clandestinoweb)
Rimane la fede.Anche senza soldi nessuno abbandonerà il grande progettoliberale di B e del partito.AHAHHHHH
RispondiEliminaForza Italia non ha l'organizzazione del Pd: Un anno e mezzo fa ha preso 50 milioni, ha incassato tutti i milioni delle Primarie, li botto botto paghi, deputati e senatori versano nelle casse, una quota mensile, e Renzi organizza le cene a mille euro (ovviamente bene accetti anche 10/50.000) a cranio, per mantenere i dipendenti del Partito, attualmente in cassa integrazione. Ma quanti dipendenti hanno? 20.000? Qualcosa non torna, sono comunque Bravi, altro che quei fessacchiotti del Pdl ; )
RispondiEliminauuuhhh come mi dispiace!! quasi quasi mando un'offerta.........
RispondiEliminaForza Italia non è un partito, ma una persona. Le cene per finanziare le campagne elettorali le ha fatte anche Berlusconi.
RispondiElimina[www.ilfattoquotidiano.it]
"Le relazioni dell’ex premier Berlusconi: invito a cena con ‘ndrangheta" Insomma il contatto tra il premier e il presunto boss, secondo lui, è stato mancato per un soffio. Esattamente come era accaduto il 18 maggio in occasione di una cena che si teneva a villa Germetto a Lesmo. A organizzarla Luca Giuliante, avvocato di Lele Mora e all’epoca tesoriere regionale del Pdl. Scopo: finanziare la campagna elettorale di Guido Podestà.
Qua...Berlusconi, con una cenetta si prodiga per la campagna elettorale di Alemanno. E basta fare una ricerca e se ne trovano tante, ma tante altre...
Alemanno e Berlusconi, cena per la campagna elettorale di Roma
Tutti a cena, mille euro da Boldi e Silvio a cantare: ecco come si finanzia una campagna elettorale Vi raccontiamo, da "dentro" cosa accade in una normale sera di campagna elettorale. Roma, finanziamento per Alemanno sindaco: parata di vip e di buste con soldi. Con Berlusconi scatenato sul palco [www.today.it]
Quanto alle Primarie, è stato sempre Berlusconi a sottrarsi e stroncarle sul nascere, per timore che qualcuno gli portasse via la leadership.
Dove mette le mani il berlu presto o tardi và tutto in rovina, entrò in politica per salvarsi dalla rovina, fini per rovinare la politica, e adesso rovina anche quella specie di partito che ha creato, quando lo si vede bisogna toccarsi.......
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