IL FATTO QUOTIDIANO RIPORTA INTERCETTAZIONI DEL ROS CHE
EVIDENZIANO COME LE DUE NON FOSSERO COOPERANTI NEUTRALI MA AIUTASSERO IL GRUPPO
ANTI-ASSAD Free Syrian Army, TRA LE QUALI
FIGURANO ANCHE CELLULE DI AL QAEDA
e’ stato
pagato un riscatto? E se sì, è stato giusto pagarlo? Nell’acceso dibattito che
sta dividendo l’Italia, relativo al rilascio delle due ragazze lombarde Greta
Ramelli e Vanessa Marzullo - le due cooperanti rapite il 31 luglio scorso in
Siria dove erano arrivate con la loro ong Horryaty e liberate il 15 gennaio –
si introduce un nuovo elemento che forse darà ancor più ragione a chi era già
scettico sul presunto pagamento di un riscatto. I carabinieri del Ros sono in
possesso di intercettazioni dalle quali emerge con chiarezza come le due ventenni
non ambissero al ruolo di crocerossine neutrali, ma piuttosto a quello di
militanti schierate e convinte. In particolare, a supporto del gruppo jihadista
Free syrian army, un gruppo di ribelli che combatte contro il dittatore Assad. Nel
quale militerebbero anche cellule di Al Qaeda. A riportare per primo la notizia
Il Fatto quotidiano. Quanto al riscatto, si parla di dieci milioni di dollari.
Un bel gruzzoletto per potenziali futuri attentati.
LA LORO REALE ATTIVITA’ IN SIRIA
- Che Greta e Vanessa progettassero di mettere in piedi qualcosa di diverso da
una normale organizzazione umanitaria, Il Giornale lo aveva intuito subito dopo
il sequestro. Esaminando su Facebook le gallerie fotografiche di «Horryaty» -
l'associazione creata assieme al 46enne fabbro di Varese Roberto Andervill -
quel che più saltava agli occhi era l'aspetto chiaramente «militare» dei «kit
di pronto soccorso» distribuiti da Greta e Vanessa in Siria. I kit, contenuti
in tascapane mimetici indossabili a tracolla, assomigliavano più a quelli in
dotazione a militanti armati o guerriglieri che non a quelli utilizzati da
infermieri o personale paramedico civile. Anche perché la prima attenzione di
medici e infermieri indipendenti impegnati sui fronti di guerra non è quella di
mimetizzarsi ma piuttosto di venir facilmente identificati come personaggi
neutrali, non coinvolti con le parti in conflitto. Un concetto assolutamente
estraneo a Greta Vanessa.
Nelle telefonate scambiate prima di partire con Mohammed
Yaser Tayeb - un 47enne siriano trasferitosi ad Anzola in provincia di Bologna
ed identificato nelle intercettazioni del Ros come un militante islamista -
Greta Ramelli spiega esplicitamente di voler «offrire supporto al Free Syrian
Army», la sigla (Esercito Libero Siriano) che riunisce le formazioni jihadiste
non legate al gruppo alaaidista di Jabat Al Nusra o allo Stato Islamico.
L'acquisto dei kit di pronto soccorso mimetici da parte di Greta e Vanessa è documentato
dalle ricevute pubblicate sul sito di Horryaty il 12 maggio di quest'anno,
subito dopo la prima trasferta siriana delle
due «cooperanti». La ricevuta,
intestata a Vanessa Marzullo, certifica l'acquisto in Turchia di 45 kit al
costo di 720 lire turche corrispondenti al cambio dell'epoca a circa 246 euro.
La parte più interessante è però la spiegazione sull'utilizzo di quei kit. Nel
rapporto pubblicato su Horryaty, Greta e Vanessa riferiscono con precisione
dove hanno spedito o portato latte, alimenti per bambini, medicine e ogni altro
genere di conforto non «sospetto». Quando devono spiegare dove sono finiti quei
tascapane mimetici annotano solo l'iniziale «B.» facendo intendere di parlare
di un avamposto militare dei gruppi armati il cui nome completo non è
divulgabile per ragioni di sicurezza.
LE TELEFONATE SCOMODE - Nelle
telefonate con l'«amichetto» Tayeb registrate dai Ros, Greta Ramelli si spinge
invece più in là. In quelle chiacchierate Greta spiega che i kit verranno
distribuiti «a gruppi di combattimento composti solitamente da 14 persone».
Spiegazione plausibile e circostanziata visto che in ambito militare una
squadra combattente, dotata di uno specialista para-medico, conta per l'appunto
dalle 12 alle 15 unità. L'elemento più inquietante, annotato dai Carabinieri
del Ros a margine delle intercettazioni, sono però i contatti tra l'«amichetto»
Tayeb e Maher Alhamdoosh, un militante siriano iscritto all'Università di
Bologna e residente a Casalecchio del Reno. Con Maher Alhamdoosh s'erano coordinati
- guarda un po' il caso e la sfortuna - anche Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe,
Andrea Vignali e Susan Dabous, i giornalisti italiani protagonisti nella
primavera 2013 di un reportage in Siria conclusosi anche in quel caso con un
bel sequestro. Un sequestro seguito da immancabile ed esoso riscatto pagato,
anche allora, dai generosi contribuenti italiani.
Alla luce di ciò, il già discutibile neo Ministro degli esteri PaoloGentiloni dovrebbe come minimo dimettersi. Sia perché ha fin da subito negato
in Parlamento il pagamento di un riscatto, sia perché ha difeso a spada tratta
le due ragazze. Ma figuriamoci, in Italia non ci si dimette per molto peggio.
Comunque, agli occhi dei terroristi, noi italiani diventiamo un piatto ancora
più appetibile, giacché ai loro occhi appariremo ancora di più come dei facili
pagatori da spennare.
SONDAGGIO
Per 8 lettori su 10 è stato sbagliato pagare un riscatto per Greta e Vanessa
(Fonte: Il
Giornale)
ma ascoltiamo ancora le cialtronate che dicono quelli del FATTO QUOTIDIANO???
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