Mentre Papa Francesco
ha condannato quella tragedia, il paese turco continua a negare ed attacca il
Pontefice. Il Governo italiano invece non vuole prendere posizioni
Il prossimo 24 aprile il popolo armeno celebrerà il
centenario dal genocidio subito per opera dell’Impero ottomano, tra il 1915 e
il 1916. In realtà, si trattò della seconda strage subita dagli armeni per mano
turca, dopo quella condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II tra il 1894 e
il 1896 (in realtà, in quegli anni i turchi furono autori di stragi anche
contro i greci e gli assiri). Arresti e deportazioni furono compiute in massima
parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000
persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Queste
marce della morte furono organizzate con la supervisione di ufficiali
dell'esercito tedesco in collegamento con l'esercito turco, secondo le alleanze
ancora valide tra Germania e Impero Ottomano (e oggi con la Turchia) e si
possono considerare come "prova generale" ante litteram delle più
note marce ai danni dei deportati ebrei durante la seconda guerra mondiale. Altre
centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall'esercito
turco. Il Governo turco, nonostante le ampie documentazioni in merito, con
tanto di foto e filmati d’epoca, ha sempre negato quella strage. Parlando al
massimo di cinquecentomila vittime, ma nell’ambito della Prima guerra mondiale allora
in corso. Tesi sostenuta ancora adesso, a un secolo da quell’evento disumano,
il primo olocausto del ‘900. al punto che si è aperta un’aspra polemica anche
con Papa Francesco, mentre il Governo italiano nicchia a mo’ di democristiani…
LO SCONTRO COL PAPA - Non si
placa l’ira della Turchia contro il Vaticano dopo le parole del papa sul
«genocidio» degli armeni. Domenica Papa Francesco ha parlato di genocidio,
citando una dichiarazione del 2001 di papa Giovanni Paolo II e del patriarca
armeno, in occasione della messa di commemorazione del centenario in San
Pietro, dichiarando che «è ampiamente considerato il primo genocidio del XX
secolo». Per Ankara, che non esclude nuove misure dopo il richiamo
dell’ambasciatore presso la Santa Sede, parlare di genocidio degli armeni è
«una calunnia» e una «strumentalizzazione della storia a fini politici».
Il Pontefice risponde indirettamente affermando durante
l’omelia di ieri a Santa Marta che la strada della Chiesa è la «franchezza» e
il «coraggio cristiano» di «dire le cose con libertà». Il Gran Mufti Mehmet
Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, si è allineato
sul governo di Ankara criticando a sua volta il Papa per le dichiarazioni sul
genocidio armeno a suo parere «senza fondamento» e ispirate da «lobby politiche
e ditte di relazioni pubbliche».
La Ue chiarisce, la «normalizzazione» dei rapporti con
l’Armenia, in base ai protocolli firmati nel 2008, è «particolarmente
importante» nell’ambito dello status della Turchia di candidato all’ingresso
nella Unione.
LA POSIZIONE DISCUTIBILE DEL GOVERNO
ITALIANO - Il governo italiano «non ha preso una posizione ufficiale»,
«non è opportuno dare una verità di Stato», perché «non è compito dei governi
decidere cosa sia successo 100 anni fa, spetta agli storici». Il
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, risponde così a
Omnibus ad una domanda circa la posizione del governo italiano sul genocidio
armeno duramente condannato da Papa Francesco. L’esponente del Pd afferma che
il governo non può prendere posizione ufficiale alla luce dei negoziati per
l’entrata nella Ue della Turchia da sempre negazionista dei massacri del 1915:
«Con la Turchia stiamo affrontando i problemi di oggi, non di cento anni fa:
diritti umani, minoranze e democrazia». Certamente, ha detto l’esponente del
governo, «le parole del Papa irritano Ankara», anche perché la «lettura della
storia crea sempre forti divisioni». I «parlamenti europei - ha concluso Gozi -
si sono pronunciati, i governi no».
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si è sbottonato un
po’ di più: «La durezza dei toni turchi non mi pare giustificata, anche tenendo
conto del fatto che 15 anni fa Giovanni Paolo II si era espresso in modo
analogo».
Forse non vuole scombinare gli interessi di Fiat in Turchia. Perché non glielo chiedi a Marchionne che è amico tuo?
RispondiEliminaSe Renzi prendesse posizione, come al solito, la maggior parte dei giornali lo lincerebbe(a prescindere dalla posizione)!!!
RispondiEliminarensi non ha la statura politica per permettersi di prendere posizione senza far danni, per questo i suoi ministri glissano e dissimulano.
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