IL GOVERNO AVEVA GIA’ FATTO SUOI QUESTI DATI, FRESCO DI
ENTRATA IN VIGORE DEL JOB ACT. MA LA REALTA’ E’ DIVERSA
La settimana scorsa sono emersi dei dati che hanno fatto
illuminare il Premier Renzi e il Ministro
del lavoro Poletti, convinti che tutti i meriti fossero propri. Ai due si è
aggiunto pure il Presidente
dell’Inps Tito Boeri. Tra gennaio e febbraio si sarebbero avuti "79.000
nuovi posti di lavoro" e il Governo voleva propinarceli come un primo
grande risultato del Job Act. Ma è una balla colossale. Intanto perché nei
primi due mesi dell’anno la riforma del lavoro non era ancora entrata in
vigore, ma soprattutto, perché a smentirli è proprio l'Inps; quindi, indirettamente,
lo stesso Boeri. L’Osservatorio sul precariato dell’Inps, infatti, ha reso noti
ieri i dati elaborati in base alle modificazioni occupazionali dei primi due
mesi dell'anno. Il saldo finale è zero.
I NUMERI REALI - A gennaio e
a febbraio, spiega l'Osservatorio, i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato
sono aumentati del 20,7%a confronto con gli stessi mesi del 2014. Di
conseguenza, è salita anche la percentuale di lavoro "stabile" (dal
37,1% al 41,6%). In cifra assoluta, sono stati attivati 307.582 contratti a
tempo indeterminato, mentre sono state 78.287 le trasformazioni di contratti a
termine. Sull'altro piatto della bilancia, diminuiscono i contratti a termine
(-7%) e in apprendistato (-11,3%). Il totale è quasi imbarazzante: i nuovi rapporti di lavoro attivati nei primi due
mesi del 2015 sono stati 968.883, solo 13 in più rispetto ai 968.870 dei primi
due mesi del 2014.
Una dimostrazione postuma, a consuntivo (quindi
inconfutabile) che le forme contrattuali precarie servivano soltanto ad
abbassare i salari e rendere ricattabile la forza lavoro. Una volta raggiunto
il pieno controllo padronale su queste due variabili - livello del salario e
della conflittualità potenziale - si può benissimo assumere col contratto
"stabile". Che garantisce qualcosa in più anche al lavoratore(ferie e
malattia, ma con molta moderazione, sennò ti licenziano subito) e moltissimo al
datore di lavoro (i super-sgravi ricordati prima), senza peraltro vincolarlo al
mantenimento nel tempo del rapporto di lavoro.
COL JOB ACT CAMBIERA’ POCO –
Le nuove
disposizioni hanno reso talmente vantaggiosa l'assunzione con contratto
"a tutele crescenti" che molti rapporti di lavoro precario (a
termine, in primo luogo) sono stati trasformati dalle aziende in contratti
"stabili". Non è difficile capire perché. Senza articolo 18,
cancellato dal jobs act, è diventato molto semplice licenziare un dipendente
che no si comporta come il padrone dipende (per esempio: sciopera). Come se fosse
un precario, dunque. In più, gli sgravi raggiungono cifre davvero considerevoli
(anche 7-8.000 euro l'anno), e dunque vale la pena di riassumere le stesse
persone - o altre, per sostituirle - con il nuovo contratto made in Ichino
(Pietro).
(Fonte: Contropiano)
non ci voleva certo l'inps a sbugiardare renzio...
RispondiEliminale fette di salame sugli occhi sono difficili da togliere sopratutto a chi nel sistema mangia
RispondiEliminaForse quei 79.000 sono il complemento a 1 milione dei 921.000 assegnati da Berlusconi. Che però senza di lui sono rimasti vacanti.
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