ABBIAMO VOLUTO LA TESTA DEL RAIS LIBICO SENZA CONSIDERARNE
LE CONSEGUENZE, E DOPO ANNI DI ACCORDI COMMERCIALI
Sbarchi, sbarchi e ancora sbarchi. Ormai non si contano più
i disperati che approdano sulle coste siciliane, in primis nella piccola isola
di Lampedusa, ma di recente anche in quelle della provincia di Ragusa. Non si
tratta più (solo) di marocchini e tunisini, ma anche di libici, siriani e
somali. Pronti a sfidare la morte per salvarsi la pelle. Del resto il Rais
libico Muammar Gheddafi, attaccato dai Paesi occidentali due anni fa, lo aveva
annunciato a mo’ di anatema: trasformeremo il Mediterraneo in un cimitero.
Sotto la sua dittatura le coste erano controllate, secondo precisi accordi
commerciali. Ma ora che in Libia
c’è l’anarchia, le coste sono alla mercé di scafisti senza scrupoli, legati
ad Al Qaeda. Un prezzo che in fondo ci meritiamo, visto che abbiamo sfruttato
Gheddafi quando ci faceva comodo (insieme ad altri Paesi europei, tra cui la
Francia, che in passato gli ha venduto le armi per poi promuovere la sua
caduta) per poi rimuoverlo quando non ci piaceva più. Un po’ come fatto con
Saddam Hussein in Iraq. Tutti ricordiamo ancora molto bene le
scene circensi messe in piedi (con tanto di bacia mano di Berlusconi)
quando il Rais libico era ospite in Italia.
I NUMERI DELL’ESODO - Secondo
il ministero dell'Interno, dal primo agosto 2012 al 10 agosto di quest'anno,
sono sbarcati in Italia 24.277 persone. Solo nella settimana dopo Ferragosto
sono giunti via mare 679 clandestini.
Il barcone della tragedia, con 500 persone a bordo, era
partito dalla Libia. Il prezzo per la traversata varia da 1600 ai 2000 dollari.
I piccoli porti di partenza sono distribuiti fra il confine tunisino e
Misurata. Il luogo più noto è Al Zuwarah, ad ovest di Tripoli. Altri punti di
imbarco verso est sono Al Qarabulli e Khums. Tutte zone controllate dalle
fazioni in armi della rivolta libica del 2011.
Gli eritrei e somali che sarebbero gran parte delle vittime
del naufragio entrano arrivate dall'oasi orientale di Kufra.
Il viaggio verso l'illusorio Eldorado europeo può anche
durare mesi o anni. I migranti fanno tappa nei Paesi intermedi, come il Sudan,
a lavorare per i soldi che servono a proseguire. Agli eritrei che scelgono la
via dell'Egitto passando per la penisola del Sinai con l'obiettivo di arrivare
in Israele o in Europa può capitare l'inferno. Un terzo finisce ostaggio della
banda guidata da Abu Khaled, un vero e proprio predone del deserto.
Spaccano le ossa ai poveretti facendo sentire le urla al
telefonino ai parenti in Occidente, che devono pagare fino ad 8mila dollari di
riscatto. Molti sono stati uccisi e le donne vengono spesso violentate o vendute
come schiave. I trafficanti sono beduini che godono della protezione delle
cellule di al Qaida e dei gruppi dell'estremismo islamico, che dalla primavera
araba in Egitto sono sempre più decisi a trasformare il Sinai in un califfato.
La zona di partenza verso la Sicilia è quella di Alessandria. Frontex,
l'agenzia dell'Unione Europea per il controllo dei confini, cita nel suo ultimo
rapporto uno sbarco di gennaio vicino a Siracusa. I clandestini erano partiti
da Alessandria su un barcone che ha fatto scalo a Creta dove sono stati
sbarcati alcuni migranti ed imbarcati dei siriani.
I SIRIANI, GLI ULTIMI DISPERATI
- Il fenomeno dei disgraziati in fuga dalla Siria è l'ultimo effetto
collaterale della primavera araba sfociata nel sangue. I siriani, secondo Frontex,
hanno scalzato dal primo posto gli afghani nell'esodo verso l'Europa. José
Angel Oropeza, dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, conferma
che «nel 2013 sono sbarcati in Italia 2800 siriani». Mercoledì in 117 sono
arrivati a Siracusa. Il costo minimo del viaggio è di 5mila euro. Da Libano e
Giordania i siriani raggiungono l'Egitto per la traversata via mare. Non solo:
Frontex rivela che «ci sono segnalazioni di barconi che arrivano direttamente
dalla Siria oppure dalla vicina Turchia. Grazie a facilitatori egiziani
raggiungono le coste italiane in 10 giorni». All'inizio di settembre la Guardia
di Finanza di Catania ha sequestrato una nave «madre» di 30 metri, che serviva
a far sbarcare soprattutto gente in fuga dall Siria. Cinque scafisti siriani
sono stati arrestati in provincia di Ragusa, dopo l'annegamento, lunedì scorso,
di 13 clandestini gettati in mare a frustate.
Ai mutamenti messi in atto dalla “Primavera araba”, occorre
aggiungere i messaggi indiretti e subdoli che Papa Francesco, il Presidente
della Camera Laura Boldrini e il Ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge stanno
lanciando ai disperati.
(Fonte: Il
Giornale)
E c'è ne saranno ancora di casi come quello di Lampedusa.
RispondiEliminaIO RITENGO PRIMA DI TUTTO DI RITIRARE IL PREMIO NOBEL PER LA PACE ALL'UE.