SONO I DATI
PUBBLICATI dalla rivista International
Journal of Environmental Research and Public Health. MA LA SOCIETA' SI DIFENDE
In Puglia si
parla tanto di Ilva di Taranto. E giustamente. Ma c'è un'altra centrale che
miete tante vittime ogni anno: quella Enel con sede a Cerano, Comune in
Provincia di Brindisi. E' quanto emerge da uno studio pubblicato dalla rivista
International Journal of Environmental Research and Public Health. Che invece
Enel bolla come 'fuorviante', riferendosi ad una relazione di Arpa
Puglia-Asl-Ares. Quella ricerca, tuttavia, è destinata ad approdare subito in
Procura, a Brindisi, dove è già in corso un processo per la dispersione delle
polveri di carbone e dove si sta affinando la lente sugli effetti
dell’inquinamento industriale sui cittadini. Cosa dice?
LA NOVITA' PRESENTE NELLA RICERCA
- Ecco perché non passerà inosservato lo studio choc elaborato da Cristina
Mangia, Marco Cervino ed Emilio Gianicolo, ricercatori del Cnr di Lecce e
Bologna. Le conclusioni a cui sono giunti sono dure: “Emerge in modo
inequivocabile – scrivono – come in presenza di emissioni provenienti da
installazioni industriali che portano alla formazione di particolato
secondario, questo debba essere considerato nelle valutazioni di impatto
ambientale e sanitario. L’indagine condotta nel caso di studio specifico della
centrale di Brindisi ha evidenziato, infatti, che ignorare il ruolo del
particolato secondario conduce ad una sottostima notevole dell’impatto che la
centrale ha sulla salute delle popolazioni”.
Qual è la novità più importante? Per la prima volta, si
indaga, appunto, il ruolo del particolato secondario, la miscela frutto di
reazioni chimiche fra ossidi di azoto e ossidi di zolfo emessi dopo il processo
industriale con altre sostanze presenti nell’atmosfera. A ciò si associa,
soprattutto, l’insorgenza di tumori al polmone e di malattie dell’apparato
cardiovascolare e respiratorio. Tutte patologie che attribuiscono al Salento
tristi primati
Finora, si era pensato che questa sostanza si formasse in
quantità trascurabili in area locale. Invece? “Se viene considerato anche il
particolato secondario – spiegano dal Cnr – aumenta l’area geografica interessata
dalle ricadute e dunque la popolazione esposta all’inquinamento originato dalla
centrale termoelettrica.
Aumenta, conseguentemente, il numero dei decessi a
questa attribuibile”. A quanto ammontano? Sarebbero mediamente quattro
all’anno, se si considera solo il particolato primario, che ha il suo massimo
di concentrazione ad una distanza di circa sei chilometri dalla fonte. Se si
esplorano anche gli effetti del particolato secondario, i cui picchi si
registrano ad una distanza tra i dieci e i trenta chilometri, il numero delle
morti oscilla da un minimo di 7 ad un massimo di 44.
QUANTI MORTI E LE ZONE COLPITE
– La centrale Enel di Cerano provocherebbe “fino a 44 decessi” l’anno nella
zona di Brindisi, Taranto e Lecce. In altre parole, fino a un massimo di
quattro morti ogni 100mila abitanti si potrebbero evitare, se non ci fossero le
emissioni inquinanti della centrale termoelettrica a carbone Federico II, tra
le più grandi d’Europa
Impatto che, anche tenendo conto dell’incertezza fisiologica
delle stime, “emerge come non trascurabile”. Le zone a sud-est di Cerano sono
quelle più esposte tra i 120 comuni indagati delle tre province della Puglia
meridionale (popolazione di circa 1 milione e 200 mila abitanti). Sono dati elaborati avendo come anno di riferimento
il 2006, intermedio del periodo totale di funzionamento. La centrale Enel,
infatti, è stata costruita su 270 ettari di Lido Cerano, a 12 chilometri a sud
di Brindisi, alla fine degli anni Ottanta. Le quattro sezioni a vapore a
ridosso della costa sono entrate in servizio tra l’ottobre del ’91 e il
novembre del ’93, per un totale di 2.640 mw installati.
Solo di recente sono stati avviati i lavori di
ambientalizzazione con la copertura dei parchi minerari. Cosa sarebbe successo
nel frattempo lo ricostruisce questo studio sull’impianto che è in cima alle
classifiche dell’agenzia europea per l’Ambiente per emissioni di sostanze
inquinanti.
(Fonte: Il
Fatto quotidiano)
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