Fra dipinti,
sculture, tappeti, arazzi, disegni, reperti archeologici, busti, il palazzo
degli onorevoli ha circa 4.700 pezzi da museo
Tra i tanti musei sparsi qua e la’ per la nostra Penisola,
occorrerebbe annoverare anche la Camera dei deputati; la quale custodisce
migliaia di opere, molte delle quali abbandonate a se stesse. Ci volle Vittorio
Sgarbi per fare mettere in mostra almeno le opere più rilevanti. Ma la maggiore
parte restano nascoste. Pezzi di valore, che si potrebbero offrire a musei
pubblici o anche mettere all’asta per provare a ridurre anche così un po’ di
spese del principale palazzo della politica. E invece accade il contrario: ogni
anno la Camera acquista altre opere. Più o meno di valore.
QUANTE NE SONO? - Fra
dipinti, sculture, tappeti, arazzi, disegni, reperti archeologici, busti e
varie amenità il palazzo degli onorevoli ha circa 4.700 pezzi da museo. Di
questi solo 554 sono prestati da terzi (spesso sono i pezzi più pregiati), il
resto è nello stato patrimoniale dei deputati.
LE SPESE PAZZE DI FINI E
L’ONOREVOLE-ARTISTA OLIVI - Da quando è arrivato alla presidenza
Gianfranco Fini il palazzo simbolo della politica è sembrato la succursale di
Christie’s o di Sotheby. La collezione d’arte è aumentata di 127 pezzi di
proprietà: dipinti, sculture, disegni, stampe, incisioni, tappeti di valore e
reperti archeologici (qualcuno trovato durante gli scavi che a Roma non mancano
nemmeno a Montecitorio). Fra le fatture del 2011 che l’amministrazione della
Camera ha dovuto rendere pubbliche secondo regolamento c’è l’ultimo acquisto
deciso da chi guida il palazzo. Un assegnino da 5 mila euro staccato
dall’amministrazione in favore di Mauro Olivi, nome che non sembra
conosciutissimo ai critici d’arte.
Non si tratta però di uno di quei giovani artisti su cui da
qualche anno la Camera sembrava puntare, anche a rischio di tenere in catalogo
opere di scarso valore. Olivi è invece un inquilino ben noto al palazzo:
bolognese, classe 1937, vi ha soggiornato per tre legislature, dal 1976 al
1987. Sempre nel vecchio partito comunista, dove aveva fatto carriera come
funzionario nella rossa Emilia prima di
continuare alla Lega Coop.
GLI ALTRI
ARTISTI, O PSEUDO TALI - Olivi
e giovani artisti a parte, nella collezione d’arte di Montecitorio ci sono
opere anche molto note che attraversano i secoli: si va da una Madonna di Luca
Giordano a una tela attribuita a Jacopo Tintoretto, fino alle Nozze di Caana di
Paolo Veronese e Benedetto Calliari. Nutrito anche il portafoglio di opere
d’arte del Novecento e contemporanea: sui va dai Renato Guttuso a Giorgio De
Chirico, Giorgio Morandi, Aligi Sassu, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giacomo
Manzù, Franco Gentilini, Marino Mazzacurati, Mario Mafai, fino a una vera e
propria chicca: il ritratto di un giovane scrittore della surrealista argentina
Leonor Fini, che portava lo stesso cognome dell’attuale presidente della Camera
(ma non risultano parentele nemmeno lontane).
Una bella proposta ai Professori: perché non mettete un po’
di queste opere all’asta, giusto per fare cassa?
(Fonte: Libero)
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