PER LA PRIMA VOLTA UN PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SOLLEVA UN
CONFLITTO DI ATTRIBUZIONI ALLA CORTE COSTITUZIONALE NEI CONFRONTI DELLA
MAGISTRATURA
A quanto pare non solo Berlusconi e i suoi cortigiani temono
le intercettazioni, ma anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;
il quale ha sollevato alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzioni
nei confronti dei Pm di Palermo, i quali, in merito all’inchiesta sulla
trattativa Stato-Mafia che si sarebbe consumata ad inizio anni ’90, hanno
intercettato una sua telefonata con
Nicola Mancino, oggi privato cittadino ma all’epoca dei fatti sospettati
Ministro della Giustizia. La corte dovrà stabilire se i magistrati palermitani
abbiano violato la legge sull’immunità del capo dello Stato, come ritiene
Napolitano, o se invece, come hanno ribadito ieri il procuratore Francesco
Messineo e il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, abbiano rispettato la legge
che regolamenta le intercettazioni indirette (e casuali). Il caso è senza
precedenti e crea un ennesimo, imbarazzante, quanto sconfortante caso di conflitto
politica-Magistratura; che oggi raggiunge il grado massimo, trattandosi di un
Capo dello Stato.
COME SI COMPORTARONO GLI ALTRI CAPI
DI STATO - Oscar Luigi Scalfaro, l’altro Capo dello Stato intercettato
indirettamente non si rivolse alla Consulta. Era stato registrato, nel 1993,
durante una conversazione con l’allora amministratore delegato della Banca
popolare di Novara, Carlo Piantanida, indagato a Milano per il crac Sasea. A
fine inchiesta, nel 1997, quella telefonata fu depositata dal pm, Luigi Orsi.
Certo, non mancarono le sollevazioni politiche, le interrogazioni, tra gli
altri, del senatore a vita Francesco Cossiga all’allora ministro della
Giustizia, Giovanni Maria Flick, l’apertura di un fascicolo al Csm, con
conclusiva archiviazione.
Invece, il Presidente Napolitano ha deciso di investire la
Corte costituzionale di una questione generale e, inevitabilmente, personale.
LA CONSULTA CHIAMATA A DECIDERE
- Secondo la normativa che regola i conflitti di attribuzione tra poteri dello
Stato (articolo 134 della costituzione; articolo 37 della legge 87/1953) la
Corte dovrà fissare una prima udienza. È un’udienza-filtro: i 15 giudici
costituzionali devono decidere esclusivamente sull’ammissibilità del quesito
posto, in questo caso, dal Quirinale. Se, come è verosimile, sarà ammesso,
potrà essere fissata l’udienza di merito. Di solito passano molti mesi e anche
se la Corte di fronte a un conflitto così delicato e unico vorrà fare presto, è
probabile che non potrà emettere una sentenza di merito prima di fine
2012-inizio 2013. Tra i 15 giudici che dovranno decidere ce ne sono due che
Napolitano, nell’esercizio delle sue funzioni di presidente della Repubblica,
ha nominato negli ultimi tre anni: Paolo Grossi e Marta Cartabia. Hanno giurato
rispettivamente il 17 febbraio 2009 e il 13 settembre 2011. Il giudice più
apprezzato da Napolitano, si dice, è Sabino Cassese, anche lui nominato dal
capo dello Stato, ma quando al Quirinale, nel 2005, c’era Carlo Azeglio Ciampi.
L’ex presidente ha nominato, inoltre, l’attuale vicepresidente della Corte,
Franco Gallo, nel 2004 e Giuseppe Tesauro, nel 2005; alla Consulta c’è anche un
amico di Loris D’Ambrosio, consigliere giuridico del presidente Napolitano,
intercettato con Mancino. È Giorgio Lattanzi, stimato presidente di sezione
della Cassazione.
TIEPIDA INVECE LA REAZIONE DELL’ANM
- l’Associazione nazionale magistrati ha deciso di stare a guardare. “Non si
vuole interferire in alcun modo nelle vicende giudiziarie, abbiamo il massimo
rispetto. Ho già detto che troppe parole fanno male sia alle indagini che ai
processi”, ha dichiarato il presidente, Rodolfo Sabelli. La notizia sul
conflitto è arrivata durante una riunione dell’Anm sulla responsabilità civile
dei magistrati e sulle polemiche scaturite dopo una critica, senza aver letto
gli atti, del procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi ai colleghi di Palermo
e su alcune interviste di Ingroia. A quel punto, ci sono stati interventi sulla
decisione del Quirinale. “Non dobbiamo sentirci aggrediti se altre istituzioni
dello Stato ricorrono ad azioni legittime su vicende giudiziarie altrettanto
legittime”, ha detto Anna Canepa, vicepresidente dell’Anm.
PREOCCUPATA INVECE MAGISTRATURA INDIPENDENTE - Non ha
gradito invece l’iniziativa di Napolitano, Cosimo Ferri, leader di Magistratura
Indipendente, fuori dalla giunta dell’Anm. “Pur nutrendo il massimo rispetto,
sono preoccupato per la decisione presa dal presidente Napolitano. Devo
constatare come oggi l’Anm non abbia l’autorevolezza per aprire un dibattito
interno, dimenticando che la salvaguardia e l’autonomia della giurisdizione
sono valori irrinunciabili su cui occorre assumere una posizione rispettosa ma
ferma”. Parole insolite per Ferri, magistrato che ha sempre tessuto le lodi di
Napolitano.
Cosa si saranno mai detti Napolitano e Mancino? Come al
solito a noi cittadini italiani non sarà dato saperlo. Come diciamo a Napoli,
città natia dello stesso Napolitano: “o’ pesce fet ra cap”.
(Fonte: Il
Fatto quotidiano)
il portavoce dell'ipocrisia e delle frasi di circostanza -.-
RispondiEliminavalentina
L'auspicatore!
RispondiEliminaluigi