IL SEGRETARIO DEL PD, CHE HA L’INCOMBENZA DI FORMARE UN
GOVERNO, E’ DIVENTATO IL CAPRO ESPIATORIO DELLA MALAPOLITICA
Sono passati quasi due mesi dalle elezioni, ma di un Governo
non c’è traccia. Bersani ha vinto di un soffio, e non gli sono bastate le due primarie
organizzate - quelle vinte sul rottamatore Renzi e quelle per far decidere agli
elettori (che altrimenti non ne avrebbero le facoltà) i parlamentari da
candidare - per affermarsi in modo più netto e sconfiggere l’anti-politica
incalzante. Ma senza quelle aperture democratiche, all’asse Pd-Sel sicuramente
sarebbe andata molto peggio.
Lo stallo attuale è inevitabile, visto che ci sono tre poli
quasi alla pari. Eppure Berlusconi, Grillo e Renzi non perdono tempo per tirare
acqua al proprio mulino e utilizzare il Segretario del Pd come capro espiatorio
di una situazione resa in realtà tale, come noto, soprattutto dalla legge
elettorale ancora vigente. I primi due cavalcano il populismo, il terzo è riapparso
dopo qualche mese di stop fiutando l’affare.
IL COMICO DI ARCORE E QUELLO DI
GENOVA – Nel 2005 Berlusconi volle con forza la legge elettorale vigente
al fine di creare instabilità e ridurre al minimo la sicura vittoria di Prodi.
Sempre quella legge elettorale – definita porcata da tutti ma mai cambiata –
gli è servita per stravincere nel 2008 e adesso per contare ancora qualcosa.
Uno strumento utile per tutte le stagioni insomma. Ora il Cavaliere vorrebbe un
governassimo col Pd, in nome dell’interesse collettivo. Ma si sa che lui vuole
arrivare a quello perché sa benissimo che una maggioranza Pd-Sel-M5S
produrrebbe una serie di leggi a suo sfavore: in primis sul conflitto
d’interessi, poi sulla giustizia, sulle pene contro le frodi finanziarie e, appunto,
una per un nuovo sistema elettorale. Pertanto, meglio allearsi col Pd e non
correre rischi stando all’opposizione.
Non sorprende poi l’atteggiamento dell’altro comico, Beppe
Grillo, che da anni critica destra e sinistra a mezzo blog e nelle piazze e
dunque oggi non potrebbe certo allearsi con loro. Di contro però il suo dire
sempre no gli sta costando qualche consenso. Del resto, un conto è avere
qualche seggio e pubblicare su internet le magagne del Palazzo, e un conto è aver
preso il 25% dei consensi e risultare la seconda forza del Parlamento. Un
risultato che forse dovrebbe stimolargli un po’ di responsabilità in più.
RENZI, L’OPPORTUNISTA – Dopo
qualche mese di ritiro a Firenze, Matteo Renzi è tornato a dire la sua e tirare
le orecchie a Bersani, al grido “stiamo perdendo tempo”. Torna a speculare
sulle difficoltà del suo leader e del Presidente della Repubblica nel trovare
la quadra. Lui che vorrebbe un’alleanza col Pdl, confermando la sua indole da
“ammiccatore della destra” e frequentatore di Arcore. Per tanti è diventato una
sorta di salvatore della Patria, colui che potrebbe sciogliere la matassa.
Eppure alla sinistra del Pd non piace, così come al Movimento cinque stelle. Il
suo atteggiamento da “simpatico inciucione” va bene in campagna elettorale e da
Amici di Maria De Filippi, ma oggi serve soprattutto un alto profilo istituzionale.
Come non bastasse si sono messi pure i 10 Saggi, che dopo 10
giorni sono arrivati alla conclusione che i mali dell’Italia sono la
disoccupazione e le tasse. Bella scoperta. La soluzione? Cambiare la legge
elettorale e tornare al voto. Ora che destra, sinistra e anti-politica sono
alla pari, si può fare. Nessuno potrà dire che si sta favorendo l’altro. E che
vinca il migliore. Noi italiani abbiamo già perso da tempo.
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