LE CONTINUE SCOSSE A GUBBIO, QUELLE NEL MATESE, QUELLE IN
VAL PADANA, TOSCANA E SICILIA. CAUSATE DALLA SPINTA VERSO NORD DELL’AFRICA E
DELL’ALLARGAMENTO VERSO EST DELLA CATENA APPENNINICA
L’Italia del Centro e del Sud continua a tremare ormai da
mesi. Tante le Regioni interessate dal fenomeno: dall’Emilia alla Toscana,
dall’Umbria alla Campania, fino alla Sicilia. La nostra Penisola è interessata
da un duplice movimento: dell’Africa e degli Appennini, come se il nostro Paese
stesse assumendo una forma più schiacciata verso est.
GLI APPENNINI - Secondo gli
esperti il sisma tra il Molise e la Campania, verificatosi domenica 29 di 4,9
gradi - con epicentro in prossimità dei comuni casertani di Castello del
Matese, Gioia Sannitica, Piedimonte Matese, San Gregorio Matese e San Potito
Sannitico e di quello beneventano di Cusano Mutri - è colpa dell'Appennino che
si assesta. Sempre domenica, a tremare era stata la terra sotto Gubbio
regostrado i 3.3 della scala Richter.
Come spiega il direttore del dipartimento terremoti
dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Ingv Claudio Carraba al
Corriere della Sera "tra i due fenomeni non c'è legame anche se la causa
in origine è sempre la stessa che ha avuto a che fare in passato con il
terremoto dell'Irpinia e quello dell'Aquila". Si tratta dell'estensione di
tutta la catena appenninica, una spese di "allargamento in direzione
nord-est-ovest con la parte verso l'Adriatico che si inabissa sotto i Balcani.
Infatti la notte scorsa anche in Bosnia Erzegovina si è registrato un terremoto
di magnitudo 4.6. I monti del Matese sono considerati ad alto rischio sismico:
qui il 23 novembre del 1980 la scala Richter ha toccato il settimo grado ma
anche nel 1688 e nel 1805 si erano verificati altri due terremoti di intensità
analoga. L'attenzione degli esperti si concentra sulla zona umbro marchigiana
che rilascia energia sismica quasi di continuo.
Nelle ultime settimane tutto il Sud ha mostrato una
importante attività sismica. La terra ha tremato a Messina dove il 23 dicembre
si sono raggiunti i quattro gradi di magnitudo, e otto giorni prima nel golfo
di Noto, a Capo Passero si era registrata una scossa della stessa intensità.
Sembra che la catena montuosa si stia schiacciando verso il basso. Di qui i
maggiori terremoti nel sud.
L’AFRICA - Se da una parte ci
sono gli Appennini che si allargano, dall'altra c'è sempre la zolla africana
che, spingendo verso Nord la zona euroasiatica, accumula energia che
periodicamente viene rilasciata. E in questo contesto rientrano i terremoti in
Turchia di 5,9 gradi e quello che si è registrato nelle Isole Canarie in
Spagna.
In Italia il forte terremoto verificatosi in Emilia un anno
e mezzo fa, e quelli recenti in Toscana, sono il frutto dello scontro tra le
placche della crosta terrestre, l'africana contro quella europea. Questo in
generale. In particolare è la conseguenza della compressione tra nord e sud che
si crea fra le due zolle del pianeta. La spinta degli Appennini, al di sopra
della microplacca Adriatica, ha prodotto una faglia lunga una quarantina di
chilometri tagliando la Val Padana tra est e ovest, fra Ferrara e Modena,
scuotendola vigorosamente. Nell'arco di una giornata nel mese di maggio 2012, si
sono registrati oltre un centinaio di sismi di varia magnitudo ma alcuni con
livelli tra 4 e 5 della scala Richter, quindi rilevanti e in grado provocare
seri danni, disastri e purtroppo vittime.
La compressione fra le due placche che ha generato la faglia
deve liberare l'energia accumulata. E questo può avvenire in tre maniere. La
prima in un breve arco di ore, come è avvenuto in questo quel caso, con
movimenti tellurici di media intensità superiori al quinto grado della scala
Richter; la seconda con piccoli sismi che si distribuiscono in qualche giorno;
il terzo modo è invece un rilascio di energia lento e lieve al punto da non
fare nemmeno sussultare i pennini dei sismografi e quindi nessuno se ne
accorge.
tra un pò ci troveremo l'Africa in Piemonte....
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