ANCHE QUESTI ULTIMI SI SONO ALLONTANATI DA BERLUSCONI CON
SCARSI O NULLI SUCCESSI ELETTORALI
Chi si allontana da Silvio Berlusconi fa una brutta fine.
Almeno politicamente. Questa è la sentenza che ci arriva dalla recente storia
politica italiana. In ordine di tempo, e limitandoci solo a personaggio di
spicco (o presunti tali), è successo a Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e
Angelino Alfano. I loro numeri elettorali dopo anni di onorato zelo che gli
sono valsi una bella carriera, rasentano o superano il ridicolo. E sarà così
anche per Raffaele Fitto? Ras di Forza Italia nel Salento, già Governatore
della Regione Puglia dal 2000 al 2005 e Ministro per gli Affari Regionali nel
Governo Berlusconi IV dal 2008 al 2011. Giovane rampante insomma, sulla cresta
dell’onda già dall’età di 31 anni, grazie anche (e i maligni dicono
soprattutto) al fatto che sia figlio del politico democristiano Salvatore
Fitto, anch'egli presidente della Regione Puglia dal 1985 al 1988. Ma ora Fitto
alza la voce, vuole che si vada oltre l’immortale e ormai ingombrante figura
dell’ex Cavaliere. Ha introdotto il termine Primarie, in un Partito monarchico,
e ha creato la corrente dei “ricostruttori”, contrapposta ai “rottamatori” di
Renzi nel Pd. Il sentore però è che vada verso l’isolamento e, come detto,
all’emarginazione politica, come già avvenuto ad altri che hanno tentato di far
abdicare il fondatore di Forza Italia. Il quale, alla fine, a differenza e
dispetto loro, risorge sempre.
CASINI, FINI E ALFANO – Il
primo in ordine di tempo è stato Pierferdinando Casini, il quale nel 2006 e
dopo due esperienze di Governo assieme a Berlusconi (nella seconda rivestì il
ruolo di Presidente della Camera) decise di allontanarsene, mantenendo una più
democristiana posizione al centro, utile a racimolare qualche poltrona in
Commissioni, Sottosegretariati e amministrazioni locali. Peccato però che la
sua Udc abbia
lentamente perso consensi, costretta
a unirsi a Monti prima e al Nuovo centrodestra poi per non sparire.
Poi toccò a Fini, accortosi del fatto che Berlusconi fa
politica per i propri interessi solo dopo sedici anni insieme, durante i quali
ha rivestito la carica di Ministro degli interni e Presidente della Camera. Nel
2010 tentò la spallata al Governo di cui faceva parte ma non ci riuscì. Risultato:
ha creato un suo partito, Futuro e libertà, mai decollato, il quale alle ultime
politiche ha preso addirittura lo 0,47% e si è sciolto l’anno successivo. Con
Fini cancellato completamente dalla scena politica.
Infine Alfano. Oggi è ancora al Governo perché sta
appoggiando il Governo Renzi, ma il partito che ha fondato, il
Nuovo centrodestra, ha consensi elettorali molto bassi, mediamente vicini
al tre percento. Era considerato il delfino di Berlusconi, nominato anche
Segretario del Popolo della libertà. Poi, d’un tratto, la scelta di andarsene
per non perdere poltrone (soprattutto
quella attuale di Ministro della Giustizia), non aderendo al ritorno di
Forza Italia. Ma il futuro è già segnato: finita l’esperienza di un Governo di
larghe intese, non andrà molto lontano, salvo il doversi di nuovo alleare
proprio col suo ex burattinaio.
allora la fama dell'ex cavaliere era in continua ascesa, oggi è in panchina e non gioca, penso (e mi auguro) che per Fitto sia tutta un'altra storia.
RispondiEliminanon credo...oggi Berlusconi conta meno del 2 di picche...
RispondiEliminaE' evidente che chi si allea con il "cav POMPETTA", pregiudicato e condannato per reati contro lo stato, finisce con sparire dallo scenario politico.
RispondiEliminaIn un partito che è un' azienda padronale non puoi pretendere di instaurare sistemi democratici perché il padrone di butta fuori.
I personaggi di cui parla l' articolo hanno commesso il madornale errore di credere in questo ed è logica conseguenza la loro sparizione.