IL PREMIER GRECO ERA STATO ELETTO PER DARE UNA SVOLTA ALLA
GRECIA E ALLA STESSA UE. MA SI E' PIEGATO NEL GIRO DI POCHI MESI
No, non ho doti da veggente. Ma semplicemente buon senso.
Sarebbe bastato quello e meno facile entusiasmo per intuire che Alexis Tsipras
non avrebbe spostato di una virgola la situazione greca. Come ho
scritto all'indomani della sua elezione, ha promesso la Luna e peggio
ancora, si è alleato con i nazionalisti, inimicandosi presto parte del suo
partito. L'indizione di un Referendum, che ho comunque definito
un bluff, aveva alimentato di nuovo le speranze dei greci che lo hanno eletto
e della sinistra europea, che qualcosa in Grecia e nell'Ue finalmente
cambiasse.
SI E' PIEGATO ALLA TROIKA E HA PROSEGUITO
CON LE PRIVATIZZAZIONI - E invece, non solo Tsipras ha accettato a metà
luglio un accordo peggiore di quello bocciato dal suo popolo con il suddetto
Referendum, ma ha anche proseguito con le privatizzazioni. Tradendo così una
parte importante del suo programma, che invece prevedeva che tutto ritornasse
in mano pubblica, come d'altronde inizialmente aveva fatto.
Per di più, paradossalmente, Atene ha approvato la vendita
di 14 aeroporti regionali al gestore aeroportuale tedesco (Fraport) per 1,23 miliardi
di euro. Già, proprio alla tanto odiata Germania. Certo, il Premier greco ha
specificato che si tratta di concessioni quarantennali e non di vere e proprie
cessioni definitive, e che gli accordi erano già stati presi dal precedente
governo. Ma un nuovo esecutivo non ha il potere di annullare vecchi contratti?
Il Guru Varoufakis se ne è andato il giorno dopo la vittoria
del Referendum, certo
di un brillante futuro da intellettuale strapagato alla Clinton, Gore e
Blair.
Morale della favola? Tsipras si è dimesso e la Grecia si
ritrova con nuovi debiti, ma soprattutto, con un fattore fondamentale in meno:
la speranza.
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