venerdì 16 dicembre 2011

VENT’ANNI FA CROLLAVA UN SOGNO, UN INCUBO, UN’UTOPIA: L’UNIONE SOVIETICA


NATA NEL 1922 DOPO LE RIVOLUZIONI CHE PORTARONO ALLA FINE DELL’IMPERO ZARISTA, SI SCIOLSE UFFICIALMENTE IL 26 DICEMBRE 1991

Il regime comunista è crollato vent’anni fa. Ma la democrazia in Russia non si vede ancora. Lo dimostrano ancora una volta le ultime elezioni ivi svoltesi, che hanno premiato manco a dirlo il partito del Presidentissimo Vladimir Putin, con tanto di accuse di brogli e scorrettezze. Nonostante queste distorsioni, Russia unita ha fatto registrare comunque un crollo di ben 15 punti. Dunque, una timida dimostrazione di volere voltare pagina c’è comunque stata, nonostante le mille difficoltà.
D’altronde Putin è il delfino di Boris Eltsin, colui che ha mandato all’aria tramite un golpe gli sforzi di Michael Gorbaciov di condurre l’Unione sovietica verso la democrazia.
Proprio vent’anni fa, precisamente il 26 dicembre 1991, l’URSS crollava come un gigante d’argilla, dopo settant’anni di vita e di influenza su tutto il blocco dell’est Europa. Ma non solo. L’esperimento dell’Unione sovietica fu emulato anche in altri Paesi asiatici e sudamericani, sebbene con varie sfumature e diversità. Per una sorta di planetario sogno comunista che nel corso del '900 è stato il sogno soprattutto per chi lo ha vissuto da “lontano”; l’incubo per chi sulla propria pelle ne ha vissuto il lato più atroce e malvagio; l’utopia per chi sperava che un siffatto sistema chiuso e controllato durasse in eterno.
In fondo è durato molti decenni e in qualche Stato vive ancora. Si pensi a Korea del Nord, Birmania o Cuba. Mentre in Cina è solo una maschera che copre un capitalismo selvaggio e spietato.
Già, il Capitalismo. Quello che vent’anni fa aveva vinto definitivamente, e doveva essere l’ideologia che ci avrebbe portato al benessere diffuso. Tanto da persuadere anche buona parte della sinistra mondiale, che ha perseguito il liberismo, oggi pentendosene e facendo Mea culpa.
Di seguito ripercorriamo per sommi capi la storia dell’URSS. Guardando come ci ha ridotto oggi il Capitalismo, ci rendiamo conto di quanto il risultato non sia molto diverso rispetto a come ridusse il comunismo i Paesi in cui è stato al potere.

LE RIVOLUZIONI E IL CROLLO DELL’IMPERO – Ad inizio ‘900 il territorio che fu poi dell’Urss apparteneva all’Impero degli zar, dal 1721 fino alla deposizione di Nicola II a seguito della rivoluzione nel 1917. Tutti gli zar dell'Impero appartennero alla famiglia dei Romanov. L’Impero russo, dal punto di vista territoriale, fu tra i più grandi della storia: nel 1866 si estendeva su tre continenti, Europa, Asia e Nord America, confinando con il mar Baltico e con l'oceano Pacifico, tanto con la Prussia, quanto con il Canada.
Nel febbraio 1917 Pietrogrado insorse contro il regime zarista e venne costituita la Duma (un governo provvisorio multipartitico), presieduta dal principe L'vov, che rimase in carica solo alcuni mesi. Fu la Rivoluzione di Febbraio. Il 15 marzo lo Zar Nicola II fu costretto ad abdicare.
Il 7 maggio durante la VII conferenza panrussa del Partito Operaio Socialdemocratico Russo, la componente bolscevica propose di trasferire tutto il potere ai soviet degli operai, dei soldati e dei contadini che nel frattempo si andavano formando in tutto il paese. Si formò poi un nuovo governo guidato da Kerenskij, mentre fallì il tentativo controrivoluzionario del generale Kornilov.
La terza rivoluzione, iniziata con la presa del Palazzo d'Inverno il 7 novembre 1917, ebbe successo e passò alla storia sotto il nome di Rivoluzione Russa o, più precisamente, di Rivoluzione d'ottobre. Venne formato un governo rivoluzionario, il Consiglio dei commissari del popolo, presieduto da Lenin.
Il 18 gennaio 1918 venne sciolta l'assemblea costituente e il 3 marzo venne firmata la pace di Brest-Litovsk, che portava il paese fuori dalla prima guerra mondiale. La decisione di firmare la pace provocò tensioni all'interno del Partito Operaio che si trasformò in Partito Comunista Russo e provocò altresì le dimissioni dei commissari non bolscevichi.
Sempre nel 1918 nacque l'Armata rossa, che sostituì il vecchio e disgregato esercito. La reazione delle forze escluse dal potere e delle potenze straniere non si fece attendere. Nella primavera del 1918 gli inglesi occuparono i porti di Murmansk e Arcangelo, mentre i giapponesi si impadronirono del porto di Vladivostok. In seguito intervennero anche Francia e Stati Uniti. In Ucraina e Finlandia si instaurarono regimi nazionalistici con l'aiuto tedesco, mentre in Russia nacquero ben 18 governi opposti al governo sovietico. La guerra civile, che durò dal 1918 al 1921, vide l'Armata rossa, guidata da Trockij, combattere in particolare contro gli eserciti dell'Armata bianca, guidati dall'ammiraglio Kolčak in Siberia e del generale Denikin nella Russia meridionale.
A partire dal 1919 l'Armata rossa riuscì a prevalere, conquistando la Crimea alla fine del 1920 e nel 1921 il Caucaso settentrionale, la Georgia, l'Armenia e l'Azerbaijan. La guerra civile durò però fino al 1923 con la sconfitta degli ultimi eserciti contadini, detti "verdi". Mentre dovette soccombere in Estonia, Lettonia e Lituania che fino allo scoppio della seconda guerra mondiale resteranno stati indipendenti.

LA NASCITA DELL’URSS, LENIN E STALIN - La guerra finì con la vittoria dell'Armata Rossa e la fondazione dell'Unione Sovietica, il primo stato socialista del mondo, il 30 dicembre 1922, sotto la guida di Lenin. L'Unione Sovietica succedette all'Impero Russo, ma la sua estensione fu inferiore a causa dell'indipendenza di Polonia, Finlandia e degli stati baltici: Estonia, Lettonia e Lituania. Lenin mise in atto una politica per la quale a queste cinque ex-province dell'Impero Russo venne garantita l'indipendenza, mentre a molte altre entità venne concessa un'ampia autonomia.
Dopo la morte di Lenin, nel 1924, ci fu una lotta per la conquista del potere all'interno della leadership del partito tra chi sosteneva la necessità di un allargamento della rivoluzione ad altri paesi (Germania, (soprattutto) e chi teorizzava la possibilità e la necessità (dai primi ritenuta incoerente con il principio marxista dell'internazionalismo) del "socialismo in un solo paese". Il segretario del Partito Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin, fautore del socialismo nazionale, emerse come nuovo capo contrapponendosi a Lev Trockij, leader dell'Opposizione di sinistra.
Stalin avviò un programma di rapida industrializzazione e di riforme agricole forzate, utilizzando lo stato come leva dell'accumulazione capitalistica russa, mantenendo un'impalcatura ideologica socialista. Per fare ciò ampliò drasticamente la portata della polizia segreta di stato (prima NKVD, poi GPU, e infine KGB), e fece sì che, durante il suo governo, decine di milioni di persone che non appoggiavano la sua politica, venissero uccise o mandate nei Gulag. Particolarmente famoso è il periodo 1936-1939, conosciuto come periodo delle Grandi purghe.
Tra il 1938 e il 1940 l'Unione Sovietica, dopo aver firmato il patto segreto Molotov - Ribbentrop con la Germania nazista, aggredì ed invase e occupò le repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia, Lituania, e alcuni territori di Finlandia, Polonia, Romania, e Mongolia. Sotto Stalin, l'Unione Sovietica uscì dalla seconda guerra mondiale (conosciuta in Unione Sovietica come la grande guerra patriottica) come una delle principali potenze mondiali, con un territorio che inglobava forzatamente gli Stati baltici, che riusciranno a tornare nuovamente indipendenti solo nel 1991, e una porzione significativa della Polonia ante-guerra, unitamente ad una sostanziale sfera d'influenza nell'Europa orientale (vedi Impero Sovietico). Il confronto politico tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti persistette per molti anni e viene denominato con il termine di guerra fredda.

GLI ANNI DI Khruščёv - Dopo la morte di Stalin si scatenò una nuova lotta per il potere, della quale Nikita Chruščёv risultò vincitore.
Uno dei momenti peggiori nelle relazioni USA-URSS fu la crisi dei missili di Cuba, quando Khruščёv iniziò ad installare missili nucleari a medio raggio sull'isola di Cuba, in cui era da poco stato instaurato un regime socialista simile a quello sovietico.
Khruščёv, che per tutto il suo periodo al potere oscillò tra i poli opposti di una radicale destalinizzazione (conosciuta come distensione) e di una difesa del vecchio ordine (come nel caso dell'invasione dell'Ungheria nel 1956), fu rimosso nel 1964 da un blitz interno al partito, guidato da Leonid Brežnev, che prese il potere e governò fino alla morte nel 1982. Questo evento inaugurò quella che sarebbe stata conosciuta negli anni seguenti come "epoca della stagnazione".

LA SVOLTA DI GORBACIOV - Il presidente Michail Gorbačëv, negli anni ottanta, riformò drasticamente la natura oppressiva del governo sovietico con il suo programma di aperture detto glasnost, grazie al quale ad esempio la popolazione non veniva più imprigionata per aver esercitato diritto di parola contro la politica statale. Le sue riforme economiche, dette perestrojka (ristrutturazione), significarono la fine dell'espansionismo russo; l'esercito russo si ritirò dall'Afghanistan, negoziò con gli Stati Uniti una riduzione degli armamenti, e il governo russo cessò di interferire negli affari degli altri Paesi est-europei, i cui regimi comunisti furono rimpiazzati, tra la fine del 1989 e la prima metà del 1990, da governi democratici. I Paesi baltici: Estonia, Lettonia e Lituania inglobati forzatamente nel dopoguerra e ancora occupati dai sovietici, poterono esprimere apertamente il loro dissenso all' annessione. Anche la Germania Est, dopo la caduta del Muro di Berlino, si staccò dall'influenza sovietica e dai suoi vecchi accordi (Comecon, Patto di Varsavia), e nel 1990 confluì nella Repubblica Federale.
Il 1º luglio 1991 venne sciolto ufficialmente il Patto di Varsavia, la corrispettiva Alleanza atlantica occidentale che teneva uniti i Paesi dell’est europeo.

LA FINE - Nell'agosto 1991 (fra il 19 ed il 21), l'Unione Sovietica si dissolse dopo un fallito colpo di stato, tentato da alcuni elementi dei vertici militari e dello Stato(Janaev,Jazov ed altri), che osteggiavano la direzione verso cui Gorbačëv stava guidando la nazione ed il nuovo patto federativo delle repubbliche sovietiche che doveva essere siglato dopo poche settimane. Forze politiche liberali e democratiche guidate da Boris Eltsin usarono il colpo di stato per mettere in un angolo Gorbačëv (che era formalmente impegnato contro gli ideali dello stalinismo), bandendo il Partito Comunista e spezzando l'Unione. L'8 dicembre 1991 i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia firmarono a Belavezha il trattato che sanciva la dissoluzione dello Stato sovietico.
Il giorno prima Gorbačëv aveva rassegnato le proprie dimissioni da presidente dell'URSS.
A partire dall'11 marzo 1990 con la Lituania, via via tutti i 15 Paesi membri dell’Unione si defilarono.
In seguito l'Unione Sovietica venne sciolta formalmente dal Soviet Supremo, il 26 dicembre 1991. L'eredità politica e militare dell'Unione Sovietica fu raccolta dalla Russia (che divenne a tutti gli effetti una Repubblica l’anno seguente), tanto da subentrarle già nel 1991 nelle Nazioni Unite e nel suo Consiglio di Sicurezza come membro permanente.

Il resto è storia d’oggi. Tra brogli elettorali, stragi di Stato (su tutti il caso ancora insoluto di Anna Politkovskaja) e soprusi verso i Paesi confinanti (su tutti la Cecenia e l’Ucraina), come già detto le cose da quelle parti non sono cambiate. Se Gorbaciov non fosse stato spodestato da Eltsin, e avesse portato fino in fondo le riforme cominciate, oggi la Russia sarebbe il più grande Stato democratico del Mondo per economia e forza militare. Ma si sa, la storia non va mai come dovrebbe…

(Fonte: Wikipedia)

3 commenti:

  1. Ciao! Piacere di conoscerti!

    Buona giornata!

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  2. infatti il 30 dicembre 1922.. cmq del mio parere per qaunto riguarda Stalin è stato criticato ecc ecc ma ha portato la Russia ad essere una grande potenza

    angelo

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  3. Interessantissima rievocazione storica, Luca.

    Condivido le tue affermazioni, e mi ha colpito una frase: "Per una sorta di planetario sogno comunista che negli anni ’90 è stato il sogno soprattutto per chi lo ha vissuto da “lontano”; l’incubo per chi sulla propria pelle ne ha vissuto il lato più atroce e malvagio; l’utopia per chi sperava che un siffatto sistema chiuso e controllato durasse in eterno".

    In questa riassumi magistralmente i sentimenti delle persone di fronte a questa ideologia che ha caratterizzato la storia del 900.
    Ormai ciò che rimane di esso e ben poca cosa (come ricordi bene citando la Russia).

    Mi sono permesso di citarti nel mio ultimo articolo, perchè in effetti il tuo pezzo sui Sindacati che non pagano l'Ici mi ha fatto riflettere parecchio!
    Sono curioso di sapere che ne pensi....a presto

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