SECONDO UNA STIMA DE ILSOLE24ORE, IN ITALIA IL PIL DESTINATO
A LORO E’ PARI ALL’1,6% CONTRO IL 2,1% DELLA MEDIA EUROPEA
Uno dei tanti paradossi del nostro Paese è che, se da un
lato è alto il numero dei falsi invalidi che prima di essere beccati si sono
goduti per anni un’immorale e immeritata pensione, molti altri sono i
diversamente abili che ricevono una ridicola questua da parte dello Stato; e
ancora peggio, spettano loro pochi servizi gratuiti, gravando pertanto sulla
propria famiglia. Per chi ne ha una.
I TAGLI ALLE POLITICHE SOCIALI
- Rispetto al Pil, l'Italia spende molto più della media dell'Europa a 15 per
le pensioni (16,1% contro 11,7%), come gli altri nel totale del welfare (26,5%
contro 26%) ma nettamente meno per la non autosufficienza: 1,6% contro 2,1%. Basti
vedere, in un'analisi di Antonio Misiani de IlSole24Ore, il taglio delle due
voci che più interessano l'handicap. Dal 2008 al 2013 il Fondo per le politiche
sociali precipita nelle tabelle del governo Berlusconi da 929,3 milioni di euro
a 44,6. Quello per la non autosufficienza da 300 a 0: zero! Numeri che da soli
confermano il giudizio durissimo del Censis: «La disabilità è ancora una
questione invisibile nell'agenda istituzionale, mentre i problemi gravano
drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nei compiti di cura».
Peggio: «L'assistenza rimane nella grande maggioranza dei casi un onere
esclusivo della famiglia».
I DISABILI IN ITALIA – Secondo
l’Istat, in Italia i disabili «sono 2 milioni 600 mila, pari al 4,8% circa
della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia. Considerando anche le
190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge a una stima
complessiva di poco meno di 2 milioni 800 mila persone».
In primo luogo, ovvio, ricorda uno studio della Caritas
Ambrosiana, ci sono i vecchi: «Secondo un'indagine dello Studio Gender,
l'Italia spende meno della metà di quanto fanno in media gli altri Paesi
europei per l'assistenza agli anziani». Risultato: «la cura dell'anziano non
più autosufficiente ricade sulle famiglie. In due casi su tre lasciate a loro
stesse. In particolare sono le donne, figlie, mogli, nuore, le indiscusse
protagoniste del lavoro di cura».
Per i disabili più giovani, spiega al sito superabile.it
Pietro Barbieri, presidente della Fish, la Federazione italiana del sostegno
all'handicap, il quadro è lo stesso: «Da noi si spende meno della metà della
media europea a 15 per la non autosufficienza. E il dato comprende sia
l'indennità civile che l'assistenza domiciliare pagata dai Comuni. Qui non si
tratta di prendere provvedimenti più equi, qui si dice alle famiglie
"arrangiatevi!"» E a quel punto sapete cosa accadrà? «Che le famiglie
cominceranno a chiedere il ricovero per un congiunto non autosufficiente. E a
quel punto avremo una maggiore segregazione di persone che non hanno fatto
nulla di male e un costo molto più alto per il Paese. Si pensi al costo
giornaliero di una degenza».
Facciamo due conti? Questi disabili non anziani, secondo la
Fish, sarebbero circa 400 mila. Se le famiglie, abbandonate a se stesse,
fossero obbligate a scaricare i figli e i fratelli sul groppone dello Stato,
questo sarebbe obbligato a costruire strutture per un costo minimo
(dall'acquisto del terreno alla costruzione fino all'arredamento) di 130 mila
euro a posto letto per un totale di 52 miliardi. Per poi assumere, stando ai
protocolli, almeno 280 mila infermieri, psicologi, cuochi, inservienti per
almeno altri 7 miliardi l'anno. Più tutto il resto. Un peso enorme, del quale
l'Italia di oggi non potrebbe assolutamente farsi carico.
IL SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE -
Lo studio presentato pochi giorni fa dalla Fondazione Cesare Serono e dal
Censis, e centrato sulle persone colpite dalla sclerosi multipla e
dall'autismo, dice che «il 48,5% dei malati ha bisogno di aiuto nella vita
quotidiana. Ma il dato oscilla dal 9,5% di chi si definisce lievemente o per
nulla disabile all'83% tra i malati più gravi».
Bene: «Le risposte arrivano quasi solo dalle famiglie. Il
38,1% dei malati riceve assistenza informale tutti i giorni dai familiari
conviventi (e la percentuale aumenta tra chi riferisce livelli di disabilità
più elevati: 62,8%).
L'aiuto quotidiano da parte di parenti non conviventi e
amici è più raro (8,1%)». E se è «minoritario il supporto offerto dal
volontariato (8,4%)» solamente «il 15,3% riceve aiuto da personale pubblico e
solo il 3,3% tutti i giorni». Umiliante.
Tanto è vero che le famiglie, dignitosamente, non chiedono
soldi, nonostante si sobbarchino spese molto spesso insopportabili: chiedono
collaborazione. «L'assistenza domiciliare è ritenuta uno dei servizi più utili
dal 77,5% del campione e il 72,4 ne ritiene necessario il potenziamento». Gli
«aiuti economici e gli sgravi fiscali» vengono dopo.
LE CONSEGUENZE NEGATIVE DI TALE
ASSISTENZIALISMO “FAI DA TE” – Sempre secondo lo studio Fondazione
Cesare Serono e dal Censis: «La disabilità della persona con autismo ha avuto
un impatto negativo sulla vita lavorativa del 65,9% delle famiglie coinvolte
nello studio. In particolare, il 25,9% delle madri ha dovuto lasciare il lavoro
e il 23,4% lo ha dovuto ridurre».
(Fonte: Corriere
della sera)
fanno schifo....
RispondiEliminaper loro è importante salvaguardare le banche, non disabili....
vergogna