mercoledì 21 marzo 2012

DEIULEMAR, UN CASO PARMALAT A TORRE DEL GRECO


LA SOCIETA’ HA EMESSO OBBLIGAZIONI IRREGOLARI. COINVOLTE 13MILA FAMGLIE PER UN DEBITO DI 600 MILIONI

Torre del Greco come Parma. Le due città però non hanno in comune il mare, la qualità della vita o altri aspetti invidiabili, bensì un crac finanziario che fa rischiare un’intera comunità. Come la seconda quasi dieci anni fa è stata travolta dal crac della società Parmalat, la prima rischia altrettanto causa la Deiulemar; un colosso dell'armatoria navale al centro di un pericoloso rischio crac che potrebbe portare sul lastrico migliaia di obbligazionisti: quasi 13mila famiglie coinvolte per un debito nei confronti degli investitori di almeno 600 milioni di euro. Mezza città interessata quindi, considerando che Torre del Greco vanta circa 90mila abitanti.

IL CRAC -  La società fondata da Giovanni Della Gatta, Michele Iuliano e Giuseppe Lembo (da qui il nome Deiulemar) prima di scoprire di avere dato soldi per obbligazioni inserite in un «mondo parallelo» rispetto a quello «reale», quest'ultimo fatto di possibilità di emettere titoli fino a poco più di 40 milioni di euro. Invece il passivo nei confronti degli investitori è di circa 600 milioni: un dato emerso da un censimento eseguito dalla società. Il caso è esploso due mesi fa, quando le voci su un possibile crac finanziario della Deiulemar compagnia di navigazione sono diventate sempre più insistenti. In un solo pomeriggio all'esterno del front office si presentarono 400 investitori, diventati 800 il giorno seguente e oltre mille il terzo giorno.
Per calmare una vera e propria psicosi, l'ufficio fu chiuso e l'allora amministratore unico Michele Iuliano (88 anni) convocò una conferenza pubblica in un'affollatissima sala dell'hotel Sakura. Cioè in uno dei beni acquistati dalla Deiulemar «con i vostri soldi», come disse pubblicamente Iuliano. Gli altri? Navi (la Deiulemar ne ha 18), un albergo da inaugurare a breve e palazzo D'Avalos a Napoli. Una conferenza che però non modificò lo scetticismo generale. Fu promosso un censimento degli obbligazionisti, dopo la scoperta che «in circolo vi sono titoli irregolari». Scoperta denunciata alla Procura di Torre Annunziata, che sul caso ha aperto un fascicolo contro ignoti, per poi iscrivere nel registro degli indagati cinque persone (a tutt'oggi top secret). Insieme alla Procura hanno avviato indagini Consob e Bankitalia.
Alcune società armatoriali straniere hanno chiesto e ottenuto il sequestro cautelare su almeno una nave di Deiulemar Shipping (la Michele Iualiano) per debiti e noli insoluti da parte di Deiulemar Compagnia di Navigazione. Nel piano che verrà proposto agli obbligazionisti, sia Deiulemar Shipping (proprietaria di 14 navi) che Ledi Shipping (proprietaria di due navi) dovranno diventare due controllate della public company in mano ai risparmiatori. «Oltre a mettere sul piatto come garanzia beni personali e contanti, le nuove generazioni delle famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo si sono impegnate anche a includere nel piano di salvataggio queste due società anche perché diversamente decadrebbe ogni ipotesi di salvataggio» precisa il nuovo amministratore di Deiulemar Compagnia

POSSIBILI SOLUZIONI - A inizio febbraio arrivò il nuovo amministratore unico, Roberto Maviglia, e la società diede incarico ad un esperto di diritto fallimentare, Astolfo Di Amato, per provare a trovare una soluzione. Sul tavolo l'ipotesi di un concordato preventivo ma anche quella di fare confluire tutti i beni riconducibili alle tre famiglie fondatrici della Deiulemar in un'altra realtà, convertendo le obbligazioni in azioni  trattando tutti i risparmiatori (con in mano certificati regolari o irregolari) allo stesso modo.
Conferma ulteriore di questo progetto arriva dal nome dato alla nuova nave portarinfuse in costruzione presso i cantieri cinesi New Times Shipyard (la cui consegna è prevista entro fine giugno) che doveva originariamente chiamarsi Raffaele Iuliano ed è stata ora ribattezzata Città di Torre del Greco. «Il nome della nave prefigura quello che potrebbe divenire l'assetto dell'azionariato; se l'accordo verrà trovdhryato questa nave, come le altre, di fatto saranno dei risparmiatori» prosegue Maviglia precisando che alcuni acconti dell'unità in costruzione sono già stati versati nei mesi passati mentre il saldo finale verrà pagato grazie a un finanziamento concesso da una banca straniera.
Presso lo stesso cantiere c'è anche un'altra nave gemella (da 176.000 tonnellate di portata) in costruzione per conto di Deiulemar Shipping, frutto di una commessa firmata a inizio 2008 su livelli di prezzo elevati (poco più di 80 milioni di dollari per ogni nave) rispetto al mercato attuale (ordinarle oggi costerebbero circa 50 milioni). Per questa seconda newbuilding pare ci siano in corso trattative con il cantiere per posticiparne la consegna di alcuni mesi. Questo perché la stessa Deiulemar Shipping, seppure presenti conti decisamente migliori rispetto all'altra società di famiglia, pare stia comunque considerando l'opportunità di affidarsi a degli advisor legali e finanziari (in pole position ci sarebbero Mediobanca e Rotschild) per uscire da questa fase di mercato in tempesta.

Dunque un nuovo caso Parmalat, nel quale obbligazionisti hanno investito sogni e speranze in titoli inesistenti creati dal nulla da persone prive di scrupoli. Un disastro finanziario che rischia di portare al collasso un’intera comunità, già afflitta come tutte quelle del sud, dal disagio sociale ed economico.

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