IL CASALESE FRANCESCO
BIDOGNETTI ALLA FINE DEGLI ANNI ’80 diede avvio al ciclo illegale di
smaltimento dei rifiuti tossici proveniente dalle aziende del Nord Italia,
attraverso una rete di intermediari e imprenditori
Camorra, imprenditori, politici. Un coarcevo di forze che ha
distrutto l’ecosistema campano mediante uno sversamento pluridecennale nelle
campagne abbandonate e non di rifiuti tossici provenienti dalle aziende del
Nord. O in discariche poi ritenute abusive. Un traffico illecito iniziato alla
fine degli anni ’80 e proseguito almeno fino ad inizio 2000 e svelato dalle
intercettazioni e dalle rivelazione dei pentiti. Uno sversamento che avrà
effetti nocivi su terreni e falde acquifere per almeno un altro secolo.
A oltre vent’anni dai fatti incriminati e con i protagonisti
tutti in carcere (eccetto gli amministratori locali di allora), arriva dalla
Procura di Napoli un’accusa di disastro doloso, avvelenamento delle falde
acquifere aggravati dal metodo mafioso a Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto
‘e mezzanotte”, rinchiuso al 41 bis. Indagato anche Cipriano Chianese, avvocato
e imprenditore del Comune di Parete (Ce) “inventore dell’ecomafia in Campania”,
più volte al centro di inchieste della magistratura partenopea, a partire dal
primo arresto nel gennaio 2006.
I FATTI - I fatti contestati
risalgono alla fine degli anni ottanta, quando con la “Ecologia 89″, Bidognetti
diede avvio al ciclo illegale di smaltimento dei rifiuti tossici proveniente
dalle aziende del Nord Italia attraverso una rete di intermediari e imprenditori,
tra questi – secondo quanto ricostruito dalla Dia, agli ordini del capocentro
Maurizio Vallone – anche Chianese. Nella discarica Resit, sita a Giugliano
erano indirizzati i camion dei veleni. La Resit, tra l’altro, da anni aspetta
l’avvio della bonifica e messa in sicurezza: si tratta di una discarica dove
sono stati stipati un milione di metri cubi di rifiuti, che rientra in una
delle sette aree vaste perimetrate dall’Arpac.
LA POLITICA ANCORA SENZA MANETTE
- I protagonisti noti sono tutti in carcere, ma sono ancora da accertare i
responsabili politici, amministrativi che hanno consentito la copertura di
questo enorme business che ha distrutto la terra campana.
UN DISASTRO AMBIENTALE - Una
perizia consegnata alla Procura di Napoli, nel 2010, aveva ipotizzato che nel
2064 ci sarà il picco della degenerazione delle sostanze inquinanti e in
particolare del percolato, derivante dalle 341mila tonnellate di rifiuti
speciali pericolosi (a cominciare dai fanghi dell’Acna di Cengio) che, oltre a
500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e 305 mila tonnellate di
rifiuti solidi urbani, raggiungeranno le falde più profonde avvelenando
centinaia di ettari di terreno. A oltre vent’anni di distanza arriva l’accusa
di disastro ambientale.
Speriamo finalmente che la Lega, dopo averci dato lezioni su
come gestire la spazzatura, si renda conto una buona volta di come il Settentrione
abbia contribuito a distruggere l’ecosistema campano, soprattutto di quello a
Nord di Napoli.
(Fonte: Il
Fatto quotidiano)
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