MA LE ATTIVISTE SI LAMENTANO PERCHE’ NON PUNIREBBE LO STUPRO
DEL CONIUGE
Negli ultimi mesi l’India è diventata protagonista mondiale
in negativo per i ripetuti casi di stupro verificatisi nel Paese. Le donne
hanno chiesto con forza che venisse proclamata la pena di morte per i
violentatori, al fine di fermare l’incresciosa escalation. Il Governo in carica
le ha finalmente ascoltate, dopo il caso di una ragazza di 23 anni uccisa dopo
uno stupro a Dehli. Ma c’è ancora qualcosa che non va.
LA PENA DI MORTE - Il presidente dell’India, Pranab Mukherjee,
ha approvato il decreto che comprende la pena di morte contro gli autori di
violenze sessuali. Nel riferirlo, il ministro indiano delle Finanze,
Palaniappan Chidambaram, ha reso noto che «la condanna a morte sarà prevista
come il massimo della pena, nei casi di stupro e conseguente morte o coma
prolungato della vittima». La pena capitale verrà prevista anche nel caso di
una seconda condanna con l’accusa di violenza sessuale o violenza sessuale
aggravata. Pene più severe sono state inoltre introdotte contro il voyeurismo,
lo stalking e le aggressioni con l’acido.
COSA NON VA - I gruppi per la
difesa dei diritti delle donne hanno criticato le nuove misure, dal momento che
«non tengono conto del rapporto presentato dall’ex giudice J. S. Verma, a capo
di una commissione per la modifica delle leggi antistupro». La nuova
legislazione non riconosce, secondo quanto osservato dalle attiviste, lo stupro
commesso dal coniuge come un reato e non si pronuncia su tutti quei casi di
politici accusati di reati a sfondo sessuale, candidati alle elezioni. Secondo
Chidambaram, invece, «le nuove leggi tengono conto della maggioranza dei punti
discussi dalla commissione capeggiata da Verma». «Il Parlamento avrà poi sei
mesi per la ratifica delle nuove leggi, in vigore già da oggi», ha concluso il
ministro.
(Fonte: Corriere
della sera)
un piccolo ma significativo passo in avanti...
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