giovedì 18 luglio 2013

TRA LEGGE SULLO STALKING INEFFICACE E MINISTRE CALENDARISTE E CANOISTE, IL FEMMINICIDIO DILAGA

DALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE 612-BIS SONO AUMENTATE A DISMISURA LE VIOLENZE SULLE DONNE. LO SCORSO ANNO SONO MORTE 124 DONNE E QUEST’ANNO SEMBRA ANDAR PEGGIO

Mentre il Presidente della Camera Laura Boldrini esulta perché la Rai non ha confermato la messa in onda di Miss Italia (forse comprata da Mediaset), in nome di un femminismo ridicolo e spicciolo, in Italia il drammatico fenomeno del Femminicidio continua a dilagare. Lo scorso anno sono morte ben 124 donne per mano degli uomini, per non contare quante ogni giorno hanno subito violenze tra le mura domestiche. Quest’anno le cose stanno andando addirittura peggio, con un caso di una donna ammazzata quasi quotidianamente. E la beffa è che queste denunciano, eccome. Proprio qualche giorno fa una donna in Sicilia è stata uccisa dall’ex marito dopo averlo denunciato per ben 6 volte. La tanto decantata legge sullo Stalking - 612-BIS – approvata dal Governo Berlusconi nel 2009 con l’allora Ministro delle pari opportunità Mara Carfagna ad auto-tessersi le lodi, non serve praticamente a nulla. Ecco perché.

LE LACUNE DELLA LEGGE -
- La legge si presenta troppo generica in quanto non è data una definizione di cosa sia lo stalking. Innanzitutto, la legge definisce stalker “chiunque molesta e minaccia taluno con atti reiterati e idonei a cagionare un perdurante e grave stato di ansia”. Ma cosa si intende per molestia? Da una parta la definizione è generica, dall’altra si accavalla con il reato di minacce, già presente nel codice penale e punito con una pena superiore. Inoltre cosa si intende per “grave stato d’ansia”? E’ incostituzionale inserire un sintomo soggettivo, perché non si possono stabilire dei parametri sui sintomi della vittima. In questo modo sembra che il reato è grave non per la condotta dello stalker ma perchè ha cagionato un sintomo che è soggettivo.
- Non c’è un programma di  prevenzione e di percorsi di risocializzazione per gli stalker, i quali una volta scontata la pena, tornano a perseguitare la vittima o a materializzare la propria vendetta.
- La procedura d’arresto non avviene d’ufficio ma solo su querela. Questo rende impossibile l’intervento immediato d’arresto da parte delle forze dell’ordine, dal momento che si può procedere solo su querela.
- I tempi della giustizia, per i noti problemi del sistema, sono troppo lenti.
- L’arresto è facoltativo, malgrado la gravità del reato.
- Il fermo non è previsto
- Si rischia di far entrare nella fattispecie di “stalking” anche i reati più violenti come le minacce, lesioni personali, molestie sessuali e maltrattamenti (già coperti da leggi) che spesso accompagnano agli atti persecutori contro le donne.
- Non solo la legge è lacunosa ma è anche pericolosa, in quanto denunciare in assenza di alcuna misura protettiva nei confronti delle vittime, come abbiamo visto, significa esporsi al rischio doppio di subire atti persecutori, fino all’assassinio della vittima, se non adeguatamente supportate da una rete di protezione e assistenza che coinvolga forze dell’ordine, tribunali, personale sanitario e dei Centri Antiviolenza, che in molte regioni stanno chiudendo per mancanza di fondi.

URGE UN MINISTRO COMPETENTE - E’ urgente dunque una ridiscussione della legge. Ma soprattutto, la nomina di un Ministro delle pari opportunità competente e deciso. Non certo una calendarista alla Mara Carfagna o una campionessa di Canoa alla Josefa Idem; la quale è italiana solo per mezzo del matrimonio con un italiano (è tedesca), ma soprattutto, si è dimessa a pochi mesi dall’investitura travolta dalla bufera dei presunti abusi edilizi e dell'Ici a Ravenna, dove vive. Molto bella fu ad esempio la scelta del primo Governo Berlusconi di affidare tale Dicastero ad Antonio Guidi; il quale, affetto da tetraparesi spastica, è sicuramente più preparato e sensibile su certe tematiche di quanti diventano Ministri solo per ragioni politiche (o di altra natura) senza alcuna preparazione in materia.


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