DALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE 612-BIS SONO AUMENTATE A
DISMISURA LE VIOLENZE SULLE DONNE. LO SCORSO ANNO SONO MORTE 124 DONNE E
QUEST’ANNO SEMBRA ANDAR PEGGIO
Mentre il Presidente della Camera Laura Boldrini esulta perché
la Rai non ha confermato la messa in onda di Miss Italia (forse comprata da
Mediaset), in nome di un femminismo ridicolo e spicciolo, in Italia il
drammatico fenomeno del Femminicidio continua a dilagare. Lo scorso anno sono
morte ben 124 donne per mano degli uomini, per non contare quante ogni giorno
hanno subito violenze tra le mura domestiche. Quest’anno le cose stanno andando
addirittura peggio, con un caso di una donna ammazzata quasi quotidianamente. E
la beffa è che queste denunciano, eccome. Proprio qualche giorno fa una donna
in Sicilia è stata uccisa dall’ex marito dopo averlo denunciato per ben 6
volte. La tanto decantata legge sullo Stalking - 612-BIS – approvata dal
Governo Berlusconi nel 2009 con l’allora Ministro delle pari opportunità Mara
Carfagna ad auto-tessersi le lodi, non serve praticamente a nulla. Ecco perché.
LE LACUNE DELLA LEGGE -
- La legge si presenta troppo
generica in quanto non è data una definizione di cosa sia lo stalking.
Innanzitutto, la legge definisce stalker “chiunque molesta e minaccia taluno
con atti reiterati e idonei a cagionare un perdurante e grave stato di ansia”.
Ma cosa si intende per molestia? Da una parta la definizione è generica,
dall’altra si accavalla con il reato di minacce, già presente nel codice penale
e punito con una pena superiore. Inoltre cosa si intende per “grave stato
d’ansia”? E’ incostituzionale inserire un sintomo soggettivo, perché non si
possono stabilire dei parametri sui sintomi della vittima. In questo modo
sembra che il reato è grave non per la condotta dello stalker ma perchè ha
cagionato un sintomo che è soggettivo.
- Non c’è un programma di prevenzione e di percorsi di
risocializzazione per gli stalker, i quali una volta scontata la pena,
tornano a perseguitare la vittima o a materializzare la propria vendetta.
- La procedura d’arresto non avviene
d’ufficio ma solo su querela. Questo rende impossibile l’intervento
immediato d’arresto da parte delle forze dell’ordine, dal momento che si può
procedere solo su querela.
- I tempi della giustizia, per i
noti problemi del sistema, sono troppo lenti.
- L’arresto è facoltativo, malgrado
la gravità del reato.
- Il fermo non è previsto
- Si rischia di far entrare nella
fattispecie di “stalking” anche i reati più violenti come le minacce,
lesioni personali, molestie sessuali e maltrattamenti (già coperti da leggi)
che spesso accompagnano agli atti persecutori contro le donne.
- Non solo la legge è lacunosa ma è
anche pericolosa, in quanto denunciare in assenza di alcuna misura protettiva
nei confronti delle vittime, come abbiamo visto, significa esporsi al rischio
doppio di subire atti persecutori, fino
all’assassinio della vittima, se non adeguatamente supportate da una
rete di protezione e assistenza che coinvolga forze dell’ordine, tribunali,
personale sanitario e dei Centri Antiviolenza, che in molte regioni stanno
chiudendo per mancanza di fondi.
URGE UN MINISTRO COMPETENTE - E’ urgente dunque una ridiscussione della legge. Ma
soprattutto, la nomina di un Ministro delle pari opportunità competente e
deciso. Non certo una calendarista alla Mara Carfagna o una campionessa di
Canoa alla Josefa Idem; la quale è italiana solo per mezzo del matrimonio con
un italiano (è tedesca), ma soprattutto, si è dimessa a pochi mesi
dall’investitura travolta dalla bufera dei presunti abusi edilizi e dell'Ici a
Ravenna, dove vive. Molto bella fu ad esempio la scelta del primo Governo
Berlusconi di affidare tale Dicastero ad Antonio Guidi; il quale, affetto da
tetraparesi spastica, è sicuramente più preparato e sensibile su certe
tematiche di quanti diventano Ministri solo per ragioni politiche (o di altra
natura) senza alcuna preparazione in materia.
(Fonte: Comunicazionedigenere)
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