TRA GLI ANNI ’50 E ’60 I PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI VERSO I
GAY FURONO DI GRAN LUNGA SUPERIORI A QUELLI DEL VENTENNIO
“Meglio fascista che frocio!” rispondeva col suo solito
charme ciociaro l’Onorevole Alessandra Mussolini in quel salotto televisivo
squallido che è Porta a porta. Un’affermazione che alimentò ancora di più il
risentimento del mondo gay nei confronti del fascismo e della destra italiana,
notoriamente poco incline a tollerare lo stile di vita omosessuale.
Dati alla mano però, si può smontare un altro falso storico
legato al Fascismo: ossia la persecuzione violenta e disumana nei confronti
degli omosessuali. In realtà, scrutando gli archivi storici, si scopre come le
dittature nazista e sovietica siano state molto più reprimenti e come nel
dopoguerra il bigottismo democristiano sia stato ancor più spietato nei loro
confronti.
IL CODICE ROCCO PUNIVA SOLO
L’INDECENZA - Agli inizi del XX secolo la cultura del tempo condannava
senza mezzi termini ed in ogni regione del mondo la condotta omosessuale che
solo nella seconda metà del secolo iniziò il suo coming out.Il discorso che
attribuisce al fascismo azioni persecutorie nei confronti degli omosessuali è
un clamoroso falso storico: non solo tali azioni furono inferiori a quelle
esercitate nella maggioranza degli altri Stati ma lo furono di gran lunga
rispetto alle misure praticate nella rinnovata democrazia antifascista del
nostro paese dopo la seconda guerra mondiale. Il regime che pur voleva la
“maschia gioventù” non emise mai leggi discriminatorie contro gli omosessuali
ed in questo il codice Rocco non si discostò dal precedente codice Zanardelli
che non condannava l’omosessualità bensì “l’esibizione in pubblico di atti contro
la pubblica decenza” intesa secondo la morale del tempo.
Nelle leggi razziali del 1938 non si troveranno riferimenti
alla differenziazione razziale rispetto gli omosessuali, diversamente invece
dalla discriminazione biologica praticata dal nazismo al quale si fa risalire
peraltro l’eliminazione fisica di alcune decine di migliaia di omosessuali.
Gli omosessuali italiani colpiti da un limitato periodo di
confino politico durante il Ventennio furono circa 80 e tutti per reati contro
il buoncostume. Molte di più furono le condanne ante e post regime fascista.
La democrazia del dopoguerra prendendo le mosse dal
Maccartismo USA giunse a far emanare al Ministero dell’Interno una circolare
avente come oggetto: “omosessualità-repressione”. In quella circolare si lamentava
la difficoltà a procedere in tal senso in quanto il codice Rocco lasciato dal
fascismo non prevedeva nulla a proposito.
Il fascismo non ha perseguitato i gay pur non approvando la
loro scelta. Circa 80 furono quindi i confinati in 20 anni di fascismo con
tanto di mantenimento a spese dello Stato con la somma di 10 lire al giorno,
somma considerevole per i tempi. Fra questi 80 confinati, media di 4 all’anno,
oltre quaranta (42 per la precisione) furono nella sola Catania ove un questore
zelante di nome Molina, aveva interpretato più severamente le disposizioni del
Governo Mussolini.
LA DOTTRINA FILOSOFICA SU CUI
POGGIAVA - Scrive Giovanni
dell’Orto nei suoi “Saggi di storia gay” su La tolleranza repressiva
dell’omosessualità: “La scelta del Codice Rocco non fu insomma causata da una
dimenticanza. Ciò è dimostrato dall’esistenza di una bozza di codice penale,
del 1927, di un articolo, il 528, destinato a reprimere proprio gli atti
omosessuali”.
Eccone il testo: “Relazioni omosessuali: Chiunque… compie
atti di libidine su persona dello stesso sesso, ovvero si presta a tali atti, è
punito, se dal fatto derivi pubblico scandalo con la reclusiaone dai 6 mesi a 3
anni. La pena è della reclusione da uno a cinque anni: 1) se il colpevole,
essendo maggiore degli anni 21, commetta il fatto su persona minore degli anni
18; 2) se il fatto sia commesso abitualmente o a fine di lucro;” Si noti come
questa proposta di legge fascistissima sia molto meno repressiva delle leggi
tuttora in vigore in molti stati “democratici”. Ciò nonostante l’articolo non
fu approvato come spiegò lo stesso Rocco al momento di presentare il nuovo
codice penale.
Dunque anche uno studioso della storia e dei diritti
omosessuali come dell’Orto afferma che per quanto il fascismo fosse antidemocratico,
il suo comportamento fu meno omofobico di quanto non lo fosse in tutti gli
altri paesi democratici.
Ecco le conclusioni di Giovanni Dell’Orto su “Il Codice
Rocco e la tolleranza repressiva”: “Questo nuovo codice, benchè costituisse
sotto molti punti di vista una restaurazione, per molti altri era figlio
legittimo della Rivoluzione Francese. Il suo modo di trattare i comportamenti
sessuali “devianti” e fra questi ultimi l’omosessualità in quanto tale non è
infatti neanche nominata. E’ una decisione davvero rivoluzionaria e contrasta
con l’atteggiamento prevalente nel resto del mondo occidentale, dove la pratica
omosessuale era ancora un crimine punibile con la morte.
Ovviamente una decisione cosi audace non nacque dal nulla:
al contrario fece tesoro di un lungo dibattito sull’inumanità della condanna
capitale contro i sodomiti (e non solo), sviluppatosi fra gli illuministi a
partire da Montesquieu e Beccaria. … Mentre la Germania di Hitler perfezionava
al Paragrafo 175 e preparava i primi campi di concentramento, l’Italia di
Mussolini escludeva dal Codice Rocco qualsiasi traccia di omosessualità”.
Avete capito bene? Il codice fascista, il Codice Rocco, non
ha prodotto, nel momento della sua attuazione, una legge specifica
anti-omosessuale. Sapete chi erano Montesquieu, dell’ “Esprit de Lois”, e
Beccaria, “Dei delitti e delle pene”?
Leggiamo da Beccaria: Io non pretendo diminuire il giusto
orrore che meritano questi delitti; ma, indicandone le sorgenti mi credo in
diritto di cavarne una conseguenza generale, cioè che non si può chiamare
precisamente giusta (il che vuol dire necessaria) una pena di un delitto,
finchè la legge non ha adoperato il miglior prezzo possibile nelle date
circostanze d’una nazione per prevenirlo”.
LA REPRESSIONE DEMOCRISTIANA
– Si può dire che il Governo Mussolini fu perfino più garantista di quello di
De Gasperi, che in fatto di repressione dell’omosessualità fu superato solo dal
governo Moro.
Fatta infatti la tara sugli eccessi del Questore Molina
contro due perseguitati all’anno del regime Mussoliniano ne abbiamo più di 1000
(!!!) all’anno lungo tutto il decennio che va dal 1950 al 1960.
Scrive Dario Petrosino su “Storia e Futuro” sulla base di
documentazione conservata all’Archivio Centrale dello Stato: “Nelle relazioni
al capo della polizia conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato
(ministero dell’interno, dipartimento generale della pubblica sicurezza),
emerge con chiarezza la consistenza del fenomeno: la raccolta dei dati ha
inizio nel novembre 1952 e già in quell’anno in soli due mesi vengono eseguiti
518 provvedimenti di polizia che salgono a 1117 nel 1953 e 1407 nel 1954. Da
1955 inizia un calo che vede scendere il numero dei provvedimenti a 671 e poco
sopra i 600 negli anni successivi. Poi la curva ricomincia a salire e a metà
degli anni ’60 gli omosessuali finiti sotto la lente della pubblica sicurezza
sono ancora di più: 1474 nel 1964, ben 3062 nel 1965. Possiamo affermare con
rapido calcolo che tra il 1952 e il 1965 furono compiuti in Italia dalla
polizia più di 11 mila provvedimenti tra fermi, ammonizioni, diffide, arresti e
invii al confino nei confronti degli omosessuali. Credevamo che l’invio al
confino fosse una prerogativa dell’odiato regime ed invece apprendiamo che la
Repubblica in questo ha battuto il Fascismo per ben più di 100 a 1!”
(Fonte: Il
Blog di Giuseppe Minnella)
Ti dirò... la cosa non mi sorprende poi tanto...
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