PRIMO CASO A BRINDISI, MA UN PO’ IN TUTTE LE CITTA’ SI TENDE
AL RISPARMIO
Se la crisi della fede sembra essere un minimo alleviata dal
nuovo Papa Francesco, con le sue iniziative anticonvenzionali e a tratti
folcloristiche, ora per il Vaticano ne sta arrivando un’altra da affrontare:
quella economica. Finiti dunque i tempi degli scialacquamenti, anche perché lo
stesso Pontefice ha deciso di rendere trasparenti i conti della Banca vaticana,
lo IOR. Il campanello d'allarme è scattato a Brindisi: nel cuore dell'estate
l'arcivescovo Domenico Caliandro aveva firmato la risoluzione di diversi
contratti di lavoro a tempo indeterminato: via l'addetto stampa e con lui pure
un operaio, un centralinista e altri cinque operatori. A settembre la misura è
diventata esecutiva, sfatando un mito: anche la Chiesa licenzia.
«Riorganizzazione interna», minimizzano ambienti curiali. Nei fatti, però,
sembra la riproposizione di ciò che accade a migliaia di imprese, che per
rimanere a galla alleggeriscono i costi.
I CASSINTEGRATI A MODENA - Per
questo a Modena era stata addirittura chiesta la cassa integrazione per 25
dipendenti, ma dopo settimane di confronto è arrivato lo stop. Più che un
ripensamento, un rinvio: «La crisi economica investe anche la curia e va
affrontata seriamente», ha fatto sapere il presule modenese, Antonio
Lanfranchi, annunciando l'indizione di «un'assemblea generale del clero per
realizzare, nei tempi previsti, il risanamento programmato. La speranza è che a
quel punto la cassa integrazione si riveli non necessaria».
I RISPARMI NELLE VARIE CITTA’
- A Venezia, appena insediato, il patriarca Francesco Moraglia ha arredato casa
con mobili Ikea ed a marzo ha chiuso la sede diocesana decentrata. A Napoli,
Savona e Nuoro è stato creato un ufficio centralizzato per gli acquisti, per
risparmiare sulle forniture. A Livorno la scure è caduta sulle spese postali:
al posto di francobolli e raccomandate solo mail e fax. Auto blu chiuse in
garage a Lecce e a Cassano Ionio, dove i vescovi per i loro spostamenti
utilizzano le vetture proprie, mentre ad Agrigento il presule va in motorino e
a Carpi in bici. Eppure, potrebbe non bastare.
TAGLI AI VESCOVI? - Papa
Bergoglio, incontrando a giugno i vescovi italiani in occasione della visita ad
limina apostolorum, lo aveva detto chiaramente: «Occorre ridurre un po' le
diocesi: non siamo espressione di una struttura o di una necessità
organizzativa».
Oggi le circoscrizioni diocesane sono 226: in base agli
accordi concordatari del 1984 dovrebbero essere 100. «Sappiamo che c'è una
questione, che ha un suo peso e che sta a cuore al Papa. Continuiamo a seguirla
per arrivare a delle conclusioni», ha spiegato il segretario generale della
Cei, Mariano Crociata, in coda ai lavori del Consiglio permanente di fine
settembre. A molti è suonata come una conferma: il taglio delle diocesi ci
sarà. Servirà, come ripete la Cei, per assicurare «un maggior dinamismo
pastorale».
LE RAGIONI DELLA CRISI - Per
i parroci del Nord Est, intervistati sul punto dal settimanale vicentino Gente
Veneta, il declino ha ragioni semplici: la minore disponibilità economica delle
famiglie si è tradotta, nell'ultimo quinquennio, nella diminuzione del 30%
nelle entrate garantite da questue e offerte domenicali e straordinarie. Di
pari passo, stando ai conti approvati a maggio dall'assemblea generale della
Conferenza episcopale italiana, è calata la percentuale delle firme per la
destinazione dell'otto per mille in favore della Chiesa cattolica: si è passati
dall'89,82% del 2005 all'82,01% del 2010, con l'assegnazione nel 2013 di un
miliardo e 32 milioni di euro (nel 2012, con riferimento alle dichiarazioni dei
redditi del 2009, s'era raggiunta la cifra di un miliardo e 148 milioni).
Ora come ora è quanto mai vero il detto che: “senza denari
non si cantano messe”.
(Fonte: Il
Giornale)
ci voleva un discepolo di S.Francesco, a fare pulizia dentro quel maleodorante tempio...
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