martedì 25 febbraio 2014

PALERMO STA CADENDO A PEZZI: SONO 1300 GLI ABITANTI A RISCHIO

PARTICOLARMENTE CRITICA LA SITUAZIONE DEL CENTRO STORICO, DOVE 300 EDIFICI SONO A RISCHIO CROLLO. GIA’ DIVERSI I CROLLI IN QUESTI ULTIMI 3 ANNI

Se una delle battute del film Johnny Stecchino, di e con Roberto Benigni, diceva che la piaga più tremenda di Palermo è il traffico, anziché la Mafia, potremmo suggerire anche il crollo dei palazzi. pericolanti da anni che si sbriciolano su se stessi, immobili sventrati che minacciano di crollare da un momento all’altro e mura di tufo innalzate in poche ore per isolare pezzi di centro storico dal resto della città. Sotto lo sguardo immobile di cittadini e amministratori, Palermo si sta disfacendo giorno dopo giorno. Dal 2011 i crolli sono stati continui, l’ultimo qualche giorno fa. E se non si prenderanno provvedimenti, la tragedia sarà dietro l’angolo. Per non parlare dell’interdizione al pubblico di Chiese e parti dello stupendo centro storico.

I CROLLI GIA’ VERIFICATISI - I palazzi che necessitano di intervento immediato sono circa 300: ai proprietari, almeno 1300, è stato ordinato di procedere alla messa in sicurezza. Il primo caso eclatante di quest’anno risale al 5 febbraio scorso quando a piazza Garraffello, nello storico mercato della Vucciria, un palazzo è crollato su se stesso: anche lì nessun ferito ma tanto panico. L’ultimo crollo è del 18 febbraio: nei pressi dello storico mercato del Capo una palazzina disabitata si sbriciola su se stessa alle 18 di pomeriggio. Nessun ferito, l’ennesimo miracolo.
Ma dal 2011 è stata un’escalation. Il 29 dicembre una palazzina di tre piani è crollata nel primo pomeriggio nella borgata Acquasanta, in vicolo Pipitone. Sotto le macerie è rimasto imprigionato un muratore - Salvatore Manfredi, di 49 anni - che stava lavorando alla ristrutturazione dell'edificio quando sono crollati il tetto e il solaio del secondo piano. I soccorritori sono però riusciti a sentire le sue invocazioni d'aiuto, e dopo tre ore sono riusciti ad estrarlo dal cumulo di macerie sotto il quale era rimasto imprigionato.
Il 18 dicembre 2012 l’ordine di evacuazione per gli abitanti di due palazzine di via Bagolino, strada di case popolari nel quartiere dei cantieri navali di Palermo, è arrivato immediatamente. Ma non tutti ce l’hanno fatta. Erano da poco passate le 23.30. Gli edifici si sono sbriciolati prima che tutti gli abitanti riuscissero a uscire. In quattro sono rimasti sotto le macerie: il cadavere di un uomo di 82 anni, Ignazio Accardi, è stato individuato schiacciato da una trave, Antonino Cinà, 54 anni è stato estratto morto questa mattina all’alba. La terza vittima è stata estratta poco dopo le 10.30: si tratta di Maria La Mattina, 80 anni moglie di Accardi.  E’ stata trovata morta anche Elena Trapani, 74 anni, estratta senza vita poco dopo le 15. Sono sette i feriti. Un’intera famiglia si trova all’ospedale Civico. Il marito di 48 anni, la moglie di 35 anni e la bambina di sette anni.
Il 7 novembre 2013 un operaio è morto nel crollo di una palazzina alla cui ristrutturazione stava lavorando questo pomeriggio a Piana degli Albanesi, nei pressi di Palermo. Un altro operaio è rimasto ferito.

LA PAURA - Certo che abbiamo avuto paura , tanta paura” dicono gli abitanti del quartiere, dove la metà delle costruzioni è considerata a rischio crollo. Per mettere in sicurezza la zona, il comune ha ben pensato di circondare la piazza con inquietanti muretti di tufo, che in pratica isolano il quartiere dal resto della città. “Un muro qui in mezzo – spiegano sempre alcuni abitanti – è una cosa pessima perché impedisce alle persone di lavorare”.
“Il Comune – spiega la professoressa Teresa Cannarozzo, docente di Urbanistica alla Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo – deve fare le opere in danno, deve mettere i privati in mora. Perché se non c’è la messa in sicurezza non può allignare nessun altra attività di tipo commerciale o intrattenimento. Mica si può rischiare la strage. Comunque molti stabili li hanno comprati le agenzie immobiliari, ma non sono ancora intervenute. Che cosa aspettano?”


1 commento: