QUELLI DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO SONO AFFIDATI A DUE
PERSONAGGI VICINI AL PRIMO. MENTRE SUL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SONO STATE
FATTE PRESSIONO DAL SECONDO, PER NON PARLARE DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO A LUI
GRADITO E SU CUI PENDE UN EVIDENTE CONFLITTO DI INTERESSI
E così il Governo Renzi è nato ufficialmente. Anche se
qualcuno malignamente lo ha chiamato il Governo Napolitano III. L’ormai ex
Sindaco di Firenze, ambizioso e arrivista fino al midollo, ha silurato Enrico
Letta, il quale, nella formale consegna dei campanelli a stento gli ha dato la
mano. Segno questo di un malumore interno al Partito democratico, dove domina
il Renzismo certo, ma sia l’ala sinistra (quella composta soprattutto dai
rottamati), sia una parte di quella centrista, mugugnano nei confronti del
nuovo Segretario. Sebbene diversi tra quanti lo contestavano fino a poche ore
dalla sua investitura a leader del Pd, sono saliti sul carro dei vincitori. Non
a caso qualcuno tra loro è stato premiato con la carica di Ministro. Ma
guardando la sua squadra di Ministri, ci si rende conto che la sua rivoluzione
è già annacquata. Del resto la riunione decisiva con Giorgio Napolitano è
durata 2 ore e mezza; indice ciò che più di un nome è stato respinto dal
Presidente della Repubblica. Certo, ci sono “solo” 16 Ministri, di cui la metà
donne, e lui è il Presidente del Consiglio più giovane della storia della
Repubblica italiana. Ma a parte questi dati demografici e statistici, non si va
oltre. I Ministeri chiave per una svolta concreta del nostro Paese sono stati
imposti da Re Giorgio, alias l’establishment della vecchia politica, alias
dalla Borsa e dall’Unione Europea. Non manca neanche lo zampino del Cavaliere
su due Ministeri. Ma quest’ultima, in casa Renzi, non è una novità. Dulcis in
fundo, è già emerso un conflitto di interessi…
I DUE UOMINI DI D’ALEMA -
Massimo D'Alema è riuscito nell'impresa che sembrava impossibile di
"piazzare" due suoi uomini nel governo di Renzi. E pensare che l'ex
sindaco di Firenze avrebbe voluto rottamarlo... Invece, la poltrona più
importante di questo governo, quella dell'Economia, è andata proprio a un uomo
di Baffino, Pier Carlo Padoan che di D'Alema è stato consigliere ai tempi in
cui lui era a Palazzo Chigi.
Professore di Economia alla Sapienza di Roma, Padoan dal
1998 al 2001 è stato consulente economico per i premier Massimo D'Alema e
Giuliano Amato. Già direttore della Fondazione dalemania Italianieuropei, membro
della commissione nazionale per il progetto dei Ds e collaboratore dell'Unità,
Padoan è sempre stato un fervido sostenitore della riduzione del debito
pubblico e, soprattutto, delle tasse. Lo dimostrò nel dicembre del 2009, quando
in una intervista a Le Figaro, spiegò che “per risanare i debiti contratti dai
Paesi occidentali durante la crisi la diminuzione delle spese non basterà,
quindi è inevitabile un aumento delle tasse''. Opinione ribadita un anno dopo
quando l'allora capoeconomista dell'Ocse e vicesegretario della stessa
organizzazione parigina chiosava: “Può essere pericoloso procedere con
aggiustamenti fiscali di grande rilevanza solo attraverso tagli alla spesa, in
alcuni casi occorrono anche aumenti delle imposte. Non si può fare tutto solo
riducendo la spesa, si deve fare in qualche modo anche aumentando le imposte”.
Padoan ha incassato anche una velata critica dal premio
Nobel per l'Economia, Paul Krugman, che sul New York Times scrisse: "Certe
volte gli economisti che ricoprono incarichi ufficiali danno cattivi consigli;
altre volte danno consigli ancor peggiori; altre volte ancora lavorano
all'Ocse".
Ma un altro “uomo di Max”, cresciuto nel Pd e dentro le
Coop, è stato messo da Renzi in un altro
ministero-Chiave per il governo: quello del Lavoro. Presidente di Legacoop dal
2002, Giuliano Poletti, il nuovo ministro del Lavoro, è nato a Imola nel 1951,
ha in curriculum un’esperienza politica come assessore alle attività produttive
del comune di Imola. Cresciuto tra le fila dell'ex Pci poi Pds e Ds ha svolto
tutta la sua attività professionale nel mondo della cooperazione: presidente di
Legacoop di Imola dal 1989 al 2000, poi presidente Legacoop Emilia Romagna e
quindi vicepresidente nazionale. Dal 2006 è anche presidente di Coopfond, la
società che gestisce il fondo mutualistico per la promozione cooperativa. Il
grande pubblico lo ha conosciuto grazie alla partecipazione a
"Ballarò", quando strappò un applauso raccontando di non avere case a
Montecarlo o Antigua ma solo una roulotte vicino Cervia e spiegò che la crisi
ha "massacrato la gente" per la mancanza di speranza "di venirne
fuori"; in quell'occasione affermò che bisognava "cambiare la
logica", dare "un segnale a questa Italia del fatto che si vuol star
vicini a quelli chi ci provano".
LE PRESSIONI DEL CAVALIERE SUL
MINISTRO DELLA GIUSTIZIA – E veniamo agli uomini graditi a Silvio
Berlusconi. Nel 2010 propose al Pdl una riforma della giustizia
"condivisa" ed è a favore della separazione delle carriere dei
magistrati. Per questo su Andrea Orlando è arrivato l'ok del Cavaliere. Fatti
fuori i pm Gratteri e Cantone, considerati troppo intransigenti. Sul ministro
della Giustizia, lo si era capito negli scorsi giorni, occorreva anche il
placet del Cavaliere. Berlusconi a Renzi lo aveva detto chiaro e tondo: un nome
a lui ostile in via Arenula avrebbe portato alle barricate di Forza Italia
sulla strada delle riforme. D'altra parte lo stesso Alfano aveva avvertito il
sindaco di Firenze: "No a un giustizialista". In un primo momento
l'attenzione si era posata su Michele Vietti, in quota Udc. Un nome gradito a
entrambe le parti. Renzi, a dire la verità, era tentato da altre strade, più
dure e pure: prima fra tutte quella che portava a Nicola Gratteri. Ma Matteo ha
dovuto fare i conti con la realtà. Riposizionati però i centristi su altri
ministeri ha potuto lasciare fuori Vietti.
Livia Pomodoro, Mario Barbuto, Raffaele Cantone. Sono stati
tanti i nomi accostati al ministero della Giustizia. Negli ultimi giorni, nelle
ultime ore, il favorito era da più parti considerato Nicola Gratteri. In realtà
quella del pm anti 'ndrangheta è rimasta solo una suggestione. Qualcuno aveva
ricordato i complimenti di Gratteri al governo Berlusconi sulla lotta alle
mafie ("E' stato meglio di Prodi", aveva detto) ma in realtà il pm
calabrese è stato considerato troppo "intransigente" per entrare
nella squadra di un governo che comunque deve fare i conti con diverse anime.
Più che Berlusconi sarebbe stato direttamente Napolitano a preferire un nome
politico.
"Ok a un nome politico ma che almeno sia del Pd",
il succo del discorso di Renzi. Logico allora che la scelta sia ricaduta su
Orlando, il quale passa così dal precedente Dicastero dell’Ambiente a quello
della Giustizia. Fuori luogo prima, fuori luogo adesso.
IL MINISTRO DELLA SVILUPPO, TRA
CONFLITTO DI INTERESSI E AMICIZIA CON BERLUSCONI - Lunedì scorso a cena
ad Arcore da Berlusconi, forse per parlare anche di una sua possibile
candidatura con Forza Italia alle prossime europee. Ieri il Cavaliere che pare
abbia detto ai suoi: "Abbiamo un ministro pur stando
all'opposizione". Su Federica Guidi, neo ministro dello Sviluppo Economico
con delega anche alle Comunicazioni, tv comprese, è già bufera. Perché c'è pure
un potenziale conflitto di interessi per via delle commesse dell'azienda di
famiglia, la Ducati Energia, con Enel, Poste, Ferrovie.
La sua Ducati Energia in quel di Bologna, con fatturato in
crescita negli ultimi anni (oltre i 110 milioni) e una sempre più marcata
spinta alla delocalizzazione nell'est Europa (Croazia e Romania), nell'estremo
Oriente (India) e in America Latina (Argentina) lavora (tanto) di commesse
pubbliche, nazionali ed estere. Con un rapporto strettissimo, dunque, con la
Pubblica amministrazione.
E non è affatto un caso che ieri il primo atto del neo
ministro Guidi, dopo il giuramento al Quirinale, sia stato proprio quello di
dimettersi da tutte le cariche operative (era vicepresidente con la delega
sugli acquisti) della Ducati Energia e dal consiglio del Fondo italiano
d'investimento. Un passo inevitabile, ma una conferma dei possibili conflitti.
L'ultima parola spetterà comunque all'Antitrust, l'autorità di garanzia alla
quale la legge Frattini ha attribuito il potere di giudicare la posizione dei
membri del governo. Dice Stefano Fassina, ex vice ministro dell'Economia,
esponente della minoranza del Pd: "Il potenziale conflitto di interessi è
del tutto evidente. Ma oltre a questo mi preoccupa la visione del ministro
sulla politica industriale, la sua idea di rilanciare il nucleare, la sua contrarietà
al ruolo dello Stato nell'economia. Penso che ci sarebbe bisogno di un ministro
dello Sviluppo con un orientamento molto diverso".
Ma c’è anche il "caso Guidi" sul versante
politico. Tra Guidalberto Guidi, ex falco confindustriale, e Berlusconi c'è
un'antica consuetudine. Anche lui era alla cena di Arcore di lunedì. La figlia
Federica ha sempre espresso posizioni vicino alla destra berlusconiana. È stata
euroscettica, iperliberista fino al punto di proporre l'abolizione del
contratto nazionale di lavoro sostituendolo con i contratti individuali. Il
Cavaliere ha provato più volte a candidarla nelle sue liste. Pensò addirittura
a un futuro da vice di Forza Italia per la giovane industriale. Che ora, però,
è al governo mentre Berlusconi è all'opposizione.
Dice Stefano Fassina, ex vice ministro dell'Economia,
esponente della minoranza del Pd: "Il potenziale conflitto di interessi è
del tutto evidente. Ma oltre a questo mi preoccupa la visione del ministro
sulla politica industriale, la sua idea di rilanciare il nucleare, la sua
contrarietà al ruolo dello Stato nell'economia. Penso che ci sarebbe bisogno di
un ministro dello Sviluppo con un orientamento molto diverso". Il suo
pensiero ben sintetizza la figura della Guidi.
LE 5 AMAZZONI DI RENZI. LE OMBRE
SULLA MADIA – Su otto Ministre, cinque sono fedelissime di Matteo Renzi.
C’è il primo Ministro della Difesa donna: Roberta Pinotti; c’è Maria Carmela
Lanzetta, Ministro degli Affari regionali; agli esteri scalciata la Bonino, c’è
un’altra donna: Federica Mogherini, qui
la sua biografia. Poi c’è lei, Maria Elena Boschi, la bionda dagli occhi
azzurri chiamata la giaguara del Nazareno, a cui va il Ministero delle riforme.
Infine, Marianna Madia, l’altra giovane e bella della scuderia Renzi, alla
quale è stato affidato il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la
Semplificazione. Su di lei ho già detto qualcosa (leggi
qui), ma sono venute fuori altri scheletri nel suo armadio. una raccomandata di ferro, con un pedigree
lungo come il catalogo del Don Giovanni. E’ pronipote di Titta Madia, deputato
del Regno con Mussolini, e della Repubblica con Almirante. E’ figlia di un
amico di Veltroni, giornalista Rai e attore. E’ fidanzata del figlio di Giorgio
Napolitano. E’ stagista al centro studi Ariel di Enrico Letta. La sua candidatura
è dunque espressione del più antico e squallido nepotismo, mascherato da novità
giovanilista e femminista. E fa scandalo per il favoritismo, come dovrebbe.
In parlamento la Madia brilla come una delle 22 stelle del
Pd che non partecipano, con assenze ingiustificate, al voto sullo scudo fiscale
proposto da Berlusconi, che passa per 20 voti: dunque, è direttamente
responsabile per la mancata caduta del governo, che aveva posto la fiducia sul
decreto legge. Di nuovo fa scandalo, questa volta per l’assenteismo. La sua
scusa: stava andando in Brasile per una visita medica, come una qualunque
figlia di papà.
Invece di essere cacciata a pedate, viene ripresentata col
porcellum anche alle elezioni del 2013. Ma poi arriva il grande Rottamatore, e
la sua sorte dovrebbe essere segnata. Invece, entra nella segreteria del
partito dopo l’elezione a segretario di Renzi, e ora viene addirittura
catapultata da lui nel suo governo: ministra della Semplificazione, ovviamente,
visto che più semplice la vita per lei non avrebbe potuto essere.
ALL'AMBIENTE UN NUCLEARISTA FAVOREVOLE ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA - Nuclearista e favorevole alla privatizzazione dell'acqua. È il pensiero del neo ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti. Ecco che cosa dichiarò a Radio Città del Capo: «Quando ci sarà un piano che dimostrerà che ci sono siti più sicuri e più convenienti di altri, a quel punto se uno di questi siti fosse in Emilia-Romagna io mi assumo la mia responsabilità: dico sì. Altrimenti questo Paese è destinato alla serie C. Vale per il nucleare, come per le infrastrutture».
Commercialista fidatissimo di Pierferdinando Casini, Galletti si dichiarò in favore della costruzione di una centrale nucleare nella sua Emilia Romagna anche dopo il disastro di Fukushima.
Netta anche la sua posizione a favore della privatizzazione dell'acqua. Ecco che cosa disse al Tg5 dopo la vittoria dei "sì" al referendum: «I partiti che hanno sostenuto il referendum sull'acqua e le Regioni che hanno proposto ricorso alla Corte Costituzionale si devono ora assumere la responsabilità di aver causato un danno enorme al Paese nel suo momento più difficile. L'annullamento della normativa sui servizi pubblici locali provocherà un danno gravissimo in termini di crescita. La concorrenza in questi settori strategici è azzerata, e si ritorna all'affidamento diretto a società totalmente partecipate dai Comuni. Si moltiplicheranno ancora proprio quelle società inefficienti che sono l'emblema della lottizzazione politica. L'Udc, con responsabilità, aveva denunciato questo pericolo ai tempi del referendum con una posizione poco conveniente da un punto di vista elettorale, ma giusta per il Paese».
ALL'AMBIENTE UN NUCLEARISTA FAVOREVOLE ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA - Nuclearista e favorevole alla privatizzazione dell'acqua. È il pensiero del neo ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti. Ecco che cosa dichiarò a Radio Città del Capo: «Quando ci sarà un piano che dimostrerà che ci sono siti più sicuri e più convenienti di altri, a quel punto se uno di questi siti fosse in Emilia-Romagna io mi assumo la mia responsabilità: dico sì. Altrimenti questo Paese è destinato alla serie C. Vale per il nucleare, come per le infrastrutture».
Commercialista fidatissimo di Pierferdinando Casini, Galletti si dichiarò in favore della costruzione di una centrale nucleare nella sua Emilia Romagna anche dopo il disastro di Fukushima.
Netta anche la sua posizione a favore della privatizzazione dell'acqua. Ecco che cosa disse al Tg5 dopo la vittoria dei "sì" al referendum: «I partiti che hanno sostenuto il referendum sull'acqua e le Regioni che hanno proposto ricorso alla Corte Costituzionale si devono ora assumere la responsabilità di aver causato un danno enorme al Paese nel suo momento più difficile. L'annullamento della normativa sui servizi pubblici locali provocherà un danno gravissimo in termini di crescita. La concorrenza in questi settori strategici è azzerata, e si ritorna all'affidamento diretto a società totalmente partecipate dai Comuni. Si moltiplicheranno ancora proprio quelle società inefficienti che sono l'emblema della lottizzazione politica. L'Udc, con responsabilità, aveva denunciato questo pericolo ai tempi del referendum con una posizione poco conveniente da un punto di vista elettorale, ma giusta per il Paese».
IL RESTO DEI MINISTRI – Per
quanto concerne gli altri Ministri, cinque sono i confermati. A parte Andrea Orlando, come detto spostato dall’Ambiente alla Giustizia, si salvano anche il
Ministro degli interni Alfano (che però perde la Vice Presidenza), il Ministro
della salute Beatrice Lorenzin (colei che ha solo
il liceo classico), il Ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi e Dario
Franceschini, che passa dai Rapporti con il Parlamento alla Cultura.
Le new entry invece sono: Stefania Gianni, Ministro
dell’Istruzione e della Ricerca, in quota Scelta civica; Maurizio Martina, alle
politiche agricole, in quota Pd.
I RIFIUTI – Renzi ha
incassato anche vari no: Alessandro Baricco, indicato fin da subito come
possibile ministro della Cultura; Luca Cordero di Montezemolo al ministero
dello Sviluppo economico; Romano Prodi all’economia; Andrea Guerra,
amministratore delegato di Luxottica, allo Sviluppo; Vittorio Colao, numero uno
di Vodafone, sempre allo Sviluppo; Oscar Farinetti, fondatore di Eataly e Renzo
Rosso, patron della Diesel, ancora allo Sviluppo; lo stesso Enrico Letta
all’Economia; Lucrezia Reichlin, economista, sempre all’Economia; Fabrizio
Barca, anch’egli all’Economia.
Insomma, Matteo Renzi si presenta come il nuovo che sa già
di vecchio, con una squadra di Governo basata su parenti, amici, lobby, scambi
di poltrone. I soliti meccanismi della politica italiana.
Entro stasera dovrà incassare la fiducia. E se proprio non
dovesse ottenerla, non sarebbe proprio un male…
I votanti sono scettici sulla mossa di Renzi, che ha silurato Letta. I giovani lo sono totalmente, mentre tra gli adulti uno su tre è d'accordo con la scelta dell'ormai ex Sindaco di Firenze.
Terzo governo in tre anni, il "nuovo che avanza" con i soliti, classici e vecchi inciuci... "Mr. Bean" e la sua squadra continueranno a dissanguare e a spolpare ciò che resta di questo Paese... alla faccia dei cittadini disperati che continuano a suicidarsi...
RispondiEliminaDark
ricordati che è l'ultima speranza per questo paese...
RispondiEliminase fallisce lui, ci consegnamo in mano ai populisti e fascisti...
Questo governo non mi piace, non mi piace e non mi piace. Renzi è un chiacchierone presuntuoso. Non riesco a comprendere come Letta, del quale tuttavia, non ho una grande stima (migliore comunque del super psiconano, di monti, di prodi), si sia fatto silurare da un bambino che ancora prende il ciuccio. Forse è indice di debolezza, se è così è un che si sia fatto da parte, peraltro in un anno circa non aveva combinato nulla di buono solo tasse, tasse e tasse, come ha fatto il bambino col ciuccio. Se questi sono uomini politici che guardano al paese allora sono capace anch'io di governare istituendo solo tasse. CHE GRANDE SCHIFO
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