QUEST’ANNO RICORRONO I 30 ANNI DALLA MORTE DEL PRIMO E I 20
DAL SECONDO. PER LORO NESSUNA MOSTRA, CONVEGNO O PROIEZIONE A NAPOLI
Napoli città smemorata? Forse. Del resto lo dimostra come ha
dimenticato i fasti del passato, la grandezza economica e culturale del periodo
pre-unitario. E lo dimostra anche per come tratta la memoria dei suoi figli più
nobili: Totò,
Enrico
Caruso, Giuseppe
Moscati, Raffaele Viviani, i fratelli De Filippo e tanti altri. A proposito
di questi ultimi, quest’anno ricade il trentennale della morte di Eduardo (il
31 ottobre), ma anche il ventennale della dipartita prematura di Massimo Troisi
(il 4 giugno); il quale era originario di San Giorgio a Cremano, certo, ma
negli anni ’80 ha rappresentato cinematograficamente l’intera Napoli a livello
nazionale. Per loro la città partenopea non ha organizzato nessun evento. O
almeno non l’ha ancora fatto.
NESSUN MUSEO O MANIFESTAZIONE
- Eduardo e Massimo, insigni personalità della migliore arte teatrale
napoletana, l’uno attore, l’altro attore e autore. Arte, il teatro, che a
Napoli ha una tradizione antica e di importanza tutt’altro che soltanto locale,
e che nel Novecento ha avuto uno dei periodi più felici, con una folla di
attori e autori di prim’ordine: a cominciare dal grande Di Giacomo, a
Scarpetta, padre di Eduardo e dei suoi fratelli Peppino e Titina, altrettanto
memorabili per il nostro teatro, a Raffaele Viviani, un nostro «classico» degno
della maggiore attenzione, a Totò, l’indimenticabile «principe» De Curtis. E
non sono tutti i nomi citabili. Di questo nostro folto e geniale Novecento
teatrale, che con Eduardo ha anche avuto grande notorietà internazionale,
esiste qualche fondazione, museo, festival, «autunno» o «primavera», «maggio» o
«ottobre», o almeno qualche biennale o triennale, che ne coltivi la memoria e
che serva a dare a Napoli il rilievo che simili musei e manifestazioni danno ad
altre città, con giovamento sia della loro immagine che delle loro attività
culturali e civili? No, non c’è.
Non siamo ancora sicuri di trattenere a Napoli, malgrado gli
sforzi dell’Associazione Voluptaria e della Società Napoletana di Storia Patria
e di altri istituti, un significativo materiale riguardante Eduardo, che per
fortuna è ancora presso la nostra Biblioteca Nazionale. E sia detto ciò con
buona pace delle tante più o meno volenterose iniziative che molti esibiscono a
questo riguardo. Si tratta, infatti, di ben altro. Si tratta di pensare a
istituzioni e manifestazioni di grande respiro cittadino, nazionale e
internazionale.
FORUM DELLE CULTURE DOCET - A
Napoli c’è tutto: la materia, le competenze, le sedi, per mettere su qualcosa
del genere e per gestirlo al dovuto livello (ed è lo stesso per altri capi
essenziali del nostro patrimonio storico-culturale di non minore rilievo: si
pensi solo al nostro Settecento musicale, coi suoi Scarlatti e la sua «opera
buffa» che fece scuola in Europa). Si poteva sperare che il decantato Forum delle
culture desse l’occasione per pensare a qualcosa nel senso di cui parliamo. Ma,
a parte qualche particolare, si sa come finora è andato avanti il Forum.
L’esperienza del Forum spinge, anzi, a pensare che, se
qualcosa si deve fare a certi livelli, essi stessi materia di teatro
tragicomico, allora è meglio che non se ne faccia nulla. Ma vogliamo sperare
che prima o poi chi può — a Napoli e/o altrove — proceda a dar vita a qualche
iniziativa in materia, che abbia lo spessore e la qualità irrinunciabili, a
costo, altrimenti, di preferire, come abbiamo detto, il non far nulla.
Più che smemorata, la nostra città è palesemente
sgangherata, disorganizzata, sciatta, disinteressata, svogliata. No, non si
tratta di memoria. Perché i miti quando vuole sa crearli e renderli
indimenticabili. Vedi Maradona. E cosa importa se non si tratta di
intellettuali, artisti, medici, patrioti. Ci si era compiaciuti nel vedere le
lunghe file alla mostra di Andy Warhol. Ma solo perché era gratis. Appena è
scattato il biglietto, l’affluenza è stata quella di sempre.
(Fonte: Corriere
del Mezzogiorno)
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