IN UN ANNO E MEZZO DI MANDATO TANTI I CASI IMBARAZZANTI PER
IL FONDATORE DEL NCD
Sarà che deve recuperare un po’ di voti, dato che la sua
nuova creatura politica, il Nuovo centrodestra - nuova solo nel nome perché
ospita vari fuggiaschi da Forza Italia – ha solo il 2% dei voti, e dunque si
da’ ad allegre conferenze stampa o dichiarazioni per attrarre simpatie e
consensi. Fatto sta che Angelino Alfano, da Ministro degli interni, ha commesso
già un bel po’ di gaffe, alcune imbarazzanti, altre gravi. Pur ricoprendo
quell’incarico da appena un anno e mezzo, a partire dall’insediamento del Governo
Letta nel febbraio 2013, con la successiva riconferma dopo un anno nell’attuale
Governo Renzi. La prima situazione imbarazzante si verificò col caso Shalabayeva,
ad appena tre mesi dall’investitura. L’ultima con l’offesa ai venditori
ambulanti sulle spiagge, chiamati Vu cumprà, termine ormai ritenuto
diffusamente offensivo. Senza dimenticare che nel ’96 il giovane Alfano
partecipò al matrimonio della figlia di un Boss…
IL CASO Shalabayeva - Il
primo campanello d'allarme suonò con
lo scandalo del rimpatrio di Alma Shalabayeva e della figlioletta, un
intrigo diplomatico culminato nel blitz dell'espulsione in piena notte che
costò la testa di due alti funzionari del gabinetto del ministro. Alfano invece l'ha scampata. Disse che
non sapeva, non era stato informato dai sottoposti. Se conservò la poltrona al
viminale deve ringraziare una sola persona: il presidente giorgio napolitano.
Il quale vegliava con tutti i suoi poteri sul fragile governo letta e decise
che il suo governo non poteva rischiare il naufragio dopo appena tre mesi dal
varo. Eppure, la pur labile
inchiesta successiva ha gradualmente accertato che il gabinetto del Ministro
Angelino Alfano ha avuto un ruolo centrale nella vicenda ed è comunque grave
che sia lui che l’allora Ministro degli esteri Emma Bonino, non ne sapessero
nulla.
L’HASTAG COPIATO DA SEL - Egli
non sapeva nemmeno, lo scorso febbraio, di aver copiato pari pari da Sinistra e
libertà uno slogan elettorale. Il compagno Angelino aveva infatti chiesto la
riduzione delle tasse su famiglie e imprese lanciando l'hashtag
#lastradagiusta, slogan già utilizzato appunto dal partito di Vendola.
IL KILLER DI LECCO - Una
mattina di marzo si è presentato in tv con la solita faccia seria annunciando
con enfasi che le forze dell'ordine stavano dando una caccia serrata al killer
che aveva massacrato tre bambini a Lecco. Tutta Italia sapeva da un paio d'ore
che l'omicida era la madre: tutti tranne Alfano. Cattureremo l'omicida, e
intanto la donna era già sotto torchio in caserma. Soltanto alle 17 il ministro
cinguettò la notizia su Twitter. Un altro caso, un po’ meno grave, di corto
circuito comunicativo tra il Ministro e il suo Ministero.
L’IMMIGRAZIONE - La gestione
dell'emergenza immigrazione è un manuale di come non ci si deve comportare.
Parola di Giovanni Pinto, direttore centrale dell'immigrazione e della polizia
delle frontiere, che una settimana fa ha ammesso: «L'operazione Mare Nostrum ha
dato risultati eccellenti anche se ha incrementato le partenze dalla Libia».
Alfano non è riuscito a evitare l'emergenza: dall'inizio dell'anno gli sbarchi
hanno superato quota 101mila e le previsioni per i prossimi mesi non fanno ben
sperare. L'anno scorso erano stati 43 mila e nel 2011, anno di massima crisi
per lo scoppio della primavera araba e il colpo di stato in Libia, gli approdi
furono 65mila. Cifra quasi raddoppiata dunque.
Pare addirittura che la presenza di navi italiane abbia
consentito ai mercanti di carne umana di ridurre le pretese economiche, perché
ci pensa la nostra Marina militare a completare le operazioni di
traghettamento.
I MERITI SUL CASO YARA E L’ARRESTO
DI DELL’UTRI – Nel giorno dell’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti,
l'uomo che gli inquirenti ritengono essere l'assassino di Yara Gambirasio, si
sono accese delle polemiche per la modalità con la quale è stata data la
comunicazione della svolta delle indagini. Lo scontro ha coinvolto la Procura
di Bergamo e il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ha dato per primo
la notizia con due Tweet: “Individuato
l'assassino di Yara Gambirasio” e “La
soluzione del caso di Yara Gambirasio è un grande risultato. Ovviamente la
presunzione di innocenza vale per tutti”.
"Era intenzione della Procura mantenere il massimo
riserbo sul fermo di Bossetti”, spiega il procuratore Francesco Dettori.
"Questo anche a tutela dell'indagato in relazione al quale, secondo la
Costituzione, esiste la presunzione di innocenza". "Non c'è nessuna
polemica, ma questa situazione non mi è piaciuta", ribadisce, “perché era
intenzione degli inquirenti di mantenere la vicenda sotto silenzio almeno fino
alla firma del gip sulla convalida dell'arresto di Bossetti”.
In un altro delirio di onnipotenza, durante un'assemblea del
Ncd Alfano si è intestato pure il merito del fermo di Marcello Dell'Utri in
Libano, proprio nelle ore in cui a Roma, messa sottosopra da scontri tra
manifestanti e forze dell'ordine, un agente (poi definito «un cretino» dal capo
della polizia) ha calpestato un ragazzo scambiandolo per uno zainetto.
I VU CUMPRA’ - “Gli italiani
sono stanchi di essere insolentiti da orde di vu cumprà, dobbiamo radere al
suolo la contraffazione“. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano presenta
così “Spiagge Sicure”, la direttiva con cui chiede a prefetti e questori di
rafforzare i controlli contro l’abusivismo sulle spiagge. Per portare avanti la
lotta alla contraffazione “bisogna colpire tutti gli anelli della catena”. Nel
mirino, quindi, anche i migranti che riempiono litorali e piazze con milioni di
prodotti falsi.
Bisogna tutelare il made in Italy certo, ma qualcuno dica ad
Alfano che ormai, tra maltempo e crisi economica, gli italiani sulle spiagge
sono sempre meno. Ma soprattutto, che il termine Vu cumprà è da anni ritenuto
in modo diffuso come offensivo nei confronti degli extracomunitari. E a chi
glielo ha fatto notare, il Ministro ha risposto: “l’espressione compare anche
nella Treccani”.
Peccato però che la Treccani abbia prontamente precisato con
un comunicato: “Nella propria base dati lessicale, Treccani registra
l’espressione ‘vu cumprà’ a scopo di documentazione, senza volerne in alcun
modo legittimare l’uso. In altre sezioni del portale, trattando in forma più
distesa di questa specifica espressione, ne sottolinea espressamente il
registro d’uso spregiativo”.
QUEL MATRIMONIO DELLA FIGLIA DEL
BOSS - Correva l’anno 1996. Una bella serata estiva faceva da cornice ad
un matrimonio siciliano in grande stile. Intorno a metà della cerimonia, subito
dopo il taglio della torta nuziale, un giovane avvocato agrigentino di
venticinque anni, da poco eletto deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana,
si fece largo tra la folla che intonava “che onore, che onore”, raggiunse gli
sposi portando con sé un pacco regalo, si complimentò con loro, visibilmente
emozionati, per poi abbracciare e baciare il padre della sposa. Omettendo i
nomi propri dei protagonisti, sembrerebbe il racconto classico di un matrimonio
a cui partecipò un giovane politico. Ma non fu questo il caso. Il neoeletto
deputato, grazie alle nove mila preferenze in provincia, è l’attuale Ministro
degli Interni Angelino Alfano, all’epoca pupillo di Gianfranco Miccichè (colui
che disse “Aeroporto Falcone Borsellino? Un errore”) e nuovo politico di spicco
di Forza Italia in regione Sicilia. Il padre della sposa, invece, era Croce
Napoli, capomafia di Palma di Montechiaro, deceduto nel 2001.
Il quotidiano La Repubblica, nel 2002, chiese spiegazioni di
questo matrimonio ad Alfano, il quale occupava una poltrona alla Camera dei
Deputati nella XIV legislatura. «Io non ho mai partecipato a matrimoni di
mafiosi o dei loro figli, non conosco la sposa, Gabriella, né ho mai sentito
parlare del signor Croce Napoli che lei mi dice essere stato capomafia di Palma
di Montechiaro» rispose seccato il giovane avvocato, aggiungendo poi, con tono
sicuro, «non ho nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio, attenti a
pubblicare notizie del genere». In seguito, a fronte della prova documentata
della sua presenza alla cerimonia, affermò di essere stato effettivamente a
quel matrimonio ma si difese dicendo che aveva ricevuto l’invito dallo sposo,
non conoscendo in nessun modo la famiglia della sposa. Una spiegazione
nient’affatto convincente. Soprattutto alla luce delle immagini e del video che
lo riprese mentre sorrideva, scherzava e festeggiava il lieto evento a tu per
tu con il boss del paese.
È possibile che un giovane avvocato agrigentino, appena
nominato deputato della Regione Sicilia, non sappia chi sia, almeno di nome e
di faccia, il boss del paese? E perché solo di fronte alla prova filmata Alfano
ricordò di essere stato presente a quel matrimonio? In paesi e piccoli comuni,
dove tutti sanno tutto di tutti e dove regna il silenzio e il “farsi gli affari
propri”, risulta difficile credere che un giovane politico del luogo non
sapesse chi fosse veramente Croce Napoli. Tuttavia, di questo incontro e di
questo bacio non parla più nessuno da quell’ormai lontano 2002. Nemmeno adesso
che Angelino Alfano è diventato Ministro degli Interni, ricoprendo inoltre la
carica vice-Presidente del Consiglio. E non se ne parlò nemmeno nel 2008 quando
venne nominato Ministro della Giustizia nel terzo governo Berlusconi.
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