L’11 E IL 12 AGOSTO DUE RAGAZZI NERI SONO STATI UCCISI PER
MOTIVI ALQUANTO FUTILI. DAL 2006 E’ UN’ESCALATION. LE PRIME GRANDI RIVOLTE
RISALGONO AGLI ANNI ‘60
Non si placa la rabbia di neri e non del quartiere Ferguson,
Los Angeles, dopo che l’11 agosto, un giovane di colore, Ezell Ford, è stato
ucciso da un poliziotto che ha affermato che Ezell l'aveva minacciato. In
realtà, secondo un testimone oculare, il ragazzo era a terra sdraiato e stava
eseguendo tutti gli ordini dell'agente quando improvvisamente quest'ultimo gli
ha sparato nella schiena. Come non bastasse il giorno dopo, un altro giovane di
colore, Dante Parker, è stato fermato perché sospettato del furto di una
bicicletta a Victorville in California. Lui ha subito smentito di essere il
ladro solo perché si trovava vicino a una bicicletta. La polizia non gli ha
creduto e ha cercato di ammanettarlo. Lui ha iniziato a respirare a fatica.
E'stato trasportato in ospedale ed è morto poco dopo. A metà luglio e ad inizio
agosto altri due casi. Uno studio basato sui dati dell'Fbi rivela che dal 2006
al 2012, in media, alla settimana, due uomini neri sono stati uccisi da un
agente di polizia bianco. Disagio sociale dilagante? Eccessiva emarginazione di
alcuni quartieri? Polizia impreparata o arrogante, per non dire razzista?
I PRECEDENTI RECENTI - Eric
Garner, padre di sei figli, è morto il 17 luglio a New York durante l'arresto
da parte di un pattuglia che lo aveva fermato perché vendeva sigarette senza
licenza. Un agente lo ha placcato e lo ha tenuto fermo comprimendogli il collo.
L'uomo è deceduto poco dopo.
John Crawford è stato ucciso il 5 agosto a Beavercreek, in
Ohio. Era vicino al bancone e aveva preso in mano una delle pistole che vengono
regolarmente vendute in quel centro commerciale quando la polizia gli ha
intimato di buttare l'arma e gli ha subito sparato. “Ma perché gli agenti hanno
aperto il fuoco visto che aveva in mano una pistola scarica in un negozio di
armi?” - ha chiesto l'avvocato della famiglia.
Per i neri non ci sono dubbi: è il razzismo ad aver armato
il grilletto che poi ha sparato. In questo, come in tutti gli altri casi.
L'ultima grande protesta prima di Ferguson fu un anno fa, quando una sentenza
giudicò non colpevole George Zimmerman della morte del giovane afroamericano
Trayvon Martin. La guardia giurata aveva ucciso nel 2012 con un colpo di
pistola il diciassettenne a Sanford, in Florida. L'uomo ha sempre sostenuto di
aver sparato per legittima difesa, e di non aver agito in quel modo per motivi
razziali. Ma
Trayvon era disarmato, innocuo, adolescente e nero. Se la sua
pelle fosse stata di un altro colore, non sarebbe stato premuto il grilletto -
hanno sempre sostenuto gli accusatori della guardia giurata.
Già un anno prima di questa assoluzione, negli Usa ci furono
proteste dopo la decisione degli inquirenti di lasciarlo a piede libero:
manifestazioni, cortei, sit in. Barack Obama si fece portavoce dei sentimenti
dei neri d'America e disse una frase che un presidente degli Stati Uniti
diverso da lui non avrebbe mai potuto dire: disse che Trayvon poteva essere suo
figlio.
Dopo l'assoluzione di George Zimmerman le proteste furono
per lo più pacifiche. Si temeva una rivolta che non ci fu. Come invece era
accaduto in passato.
LE GRANDI RIVOLTE DEL PASSATO
– La prima grande rivolta simile a quella attuale di Ferguson si ebbe a Watts,
nel 1965. Per una settimana questo sobborgo di Los Angeles venne messo a ferro
e fuoco. Fu la più violenta e sanguinosa rivolta, seconda solo a quella che
scoppierà quasi trent'anni dopo nella stessa città californiana. La scintilla,
anche in questo caso, fu un controllo della polizia nei confronti di un nero,
accusato di guidare sotto l'effetto di stupefacenti, che ben presto si trasformò
in uno scontro fisico con gli agenti.
Watts era un ghetto e da tempo la comunità locale si
lamentava della politica aggressiva della polizia nei confronti degli
adolescenti afroamericani. Dall'11 al 17 agosto ci furono 34 morti, più di
mille feriti, più di tremila arresti, e 40 milioni di dollari di danni.
O come a Los Angeles nel 1992, quando un tribunale giudicò
non colpevoli gli agenti di polizia che avevano fermato e picchiato a sangue
Rodney King, un automobilista. Per sei
giorni, la città della California divenne teatro di scontri e violenze. I morti
furono 53 e migliaia i feriti. le televisioni locali e nazionali riprenderanno
dal vivo le scene da girone infernale che si videro in città Intervenne la
Guardia Nazionale per mettere fine alle violenze.
Le lotte pacifiste di Martin Luther King e quelle più
reazionarie di Malcom X negli anni ’50 e ’60, hanno sicuramente fatto fare
grandi passi in avanti agli Usa sul tema dell’integrazione razziale. Ma ancora
tanto resta da fare. E l’ingresso alla Casa Bianca di un uomo di colore è stato
solo fumo negli occhi.
(Fonte: Panorama)
La polizia americana e razzista oltre ad essere considerata la più violenta e corrotta del mondo?? Che strano pensavo fossero leggende metropolitane. Sono cose che purtroppo si sanno.
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