DIRETTO DA ABEL FERRARA, INTERVALLA IL SUO VISSUTO
QUOTIDIANO CON I PROGETTI MAI PORTATI A TERMINE
Quando viene realizzato un film su un grande personaggio, le
attese sono sempre alte. Sia negli addetti ai lavori che nei suoi fan.
Difficilmente il regista di turno che si imbatte nell’impresa riesce a
soddisfare entrambi, anzi, di solito, finisce per deluderli e imbarcare una
marea di critiche. Come successo al controverso regista newyorchese Abel
Ferrara, il quale ha sempre vissuto tra “genio e sregolatezza” e che nei suoi
film ha spesso raccontato storie di vita dei sobborghi. E forse sarà stato per
questi punti in comune che, nel 2011, si è interessato alla vita del grande
Pier Paolo Pasolini, ritirandosi a vita privata per studiarla e realizzarne un
film. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia pare non aver convinto
nessuno. Eppure a me è piaciuto.
TRAMA - A Roma, nella notte
tra il 1° e 2 novembre 1975, in una Italia fortemente corrotta e omertosa, il
grande artista sta lavorando a due progetti: il romanzo Petrolio e il film
Porno-Teo-Kolossal, trascorrendo le sue ultime ore nella casa di famiglia, con
la sua amata mamma Susanna, la cugina, il suo stretto collaboratore e l’attrice
Laura Betti.
Dopo aver concesso un’intervista al giornalista de La Stampa
Furio Colombo, che lo interroga sulla sua critica feroce nei confronti della
società contemporanea, esce e va a cena con Ninetto Davoli (Riccardo Scamarcio)
per parlargli del film, prima di uscire a bordo della sua Alfa Romeo in cerca
di avventura. Adesca un giovanotto, Pino Pelosi, e lo porta sul litorale di
Ostia (il popolare idroscalo). Ma qui verrà brutalmente ucciso da un branco di
balordi, aiutati dallo stesso Pelosi. All’alba del 2 novembre, il suo corpo
viene ritrovato senza vita.
RECENSIONE - Il controverso
regista newyorchese Abel Ferrara ci descrive l'ultimo giorno di vita di Pier
Paolo Pasolini, scegliendo una metodologia narrativa particolare. Che non si
limita ai soli fatti di cronaca, ma intervalla l'intenso vissuto dello
scrittore-giornalista (impegnato tra interviste per il suo discusso film Salò,
l'intimità familiare, gli incontri professionali e le uscite private), con i
suoi progetti mai portati a termine: il Romanzo Petrolio, critica indiretta ai
poteri forti italiani, e la sceneggiatura del film Porno-Teo-Kolossal.
Quest'alternanza di sequenze, ora verbose, ora basate sulla potenza espressiva
delle immagini, ora silenziose, fa sì che il film sia interessante, scorrevole,
mai banale. Ci restituisce un Pasolini fragile, intimo, fustigatore dei
costumi; ora tenero, ora trasgressivo. Ma, al contempo, ci dipinge l’Italia di
quei tempi: violenta, cinica, impaurita, ipocrita.
Ottima l'interpretazione di Williem Dafoe, fortemente
somigliante con il nostro. Nel cast figura anche Ninetto Davoli, all'epoca
giovane attore spesso presente nelle sue pellicole; nel film invece è interpretato
da Riccardo Scamarcio. I due attori inscenano anche il controverso film
Porno-Teo-Kolossal, che Ferrara si sforza di mostrare traendo spunto dalla
sceneggiatura di Pasolini e da una lettera nella quale ne parlava a Eduardo De
Filippo.
Il finale poi ci racconta come andarono le cose quella
maledetta sera del primo novembre, senza dietrologie o lanciare sospetti.
Perchè come ha dichiarato Ferrara: “non mi importa niente di chi l'ha ucciso”.
A lui interessava solo fare un film sull'ultimo giorno di uno dei pensatori
italiani più lungimiranti e controversi, portatoci via brutalmente: Pier Paolo
Pasolini. E possiamo dire che, tutto sommato, ci è riuscito.
Grande intellettuale, regista e letterato ma merda d'uomo visto che era un pedofilo.
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