IL COMICO TOSCANO E’ ATEO E SEMBRA NEPPURE BATTEZZATO, E
NEGLI ANNI ’80 E’ STATO PROTAGONISTA DI PIU’ ATTACCHI SATIRICI CONTRO IL
VATICANO. MA OGGI CI SPIEGA I 10 COMANDAMENTI
E’ passata una settimana, certo, ma consideratela una
riflessione a posteriori, seppur tardiva. Roberto Benigni ha sfondato con il
suo show in prima serata in due puntate “I
10 Comandamenti”, nel corso del quale ci ha spiegato, con la sua
ininterrotta e magistrale favela, le dieci direttive che Dio trasmise mediante
Mosè all’umanità. Immancabili i riferimenti all’attualità – specie ai fattacci
di Roma – e alla politica. Nella prima puntata, dopo un cappello introduttivo,
ha spiegato i primi tre comandamenti. Nella seconda, i restanti sette. Ottimo
il successo di share. Nella prima puntata andata in onda lunedì scorso, ha
fatto 9 milioni di spettatori, per oltre il 33% di share; nella seconda andata
in onda il giorno dopo è riuscito perfino a migliorarsi, con 10 milioni di
spettatori e il 38% di share. Sebbene non sia riuscito a superare gli ascolti
dell’altro show molto fortunato, La più bella del mondo, nel quale ci spiegava
gli articoli della Costituzione (12,6 milioni e 44% a dicembre 2012). Uno
spettacolo che a Benigni è fruttato, secondo vari rumors, ben quattro milioni
di euro. Anche se bisogna onestamente dire che alla Rai ne sono tornati almeno
il doppio in pubblicità per gli ascolti realizzati. Una conversione del comico
toscano che trova tutti felici e contenti in termini di guadagni; e pensare che
negli anni ’80 contro il Papa e il Vaticano Benigni (che peraltro non è neppure
battezzato) ci andava giù duro tra film e battutine.
IL PAP’OCCHIO – Nel 1980
Benigni realizza insieme a Renzo Arbore – col quale ebbe per anni un’intensa
collaborazione professionale – il film Il Pap’occhio, dove si racconta
l'inaugurazione di un fantomatico, e in grande anticipo sui tempi, Centro
Televisivo Vaticano. In questa pellicola il comico toscano è letteralmente
scatenato: da antologia le scene sul balcone papale, dove il nostro si affaccia
al posto del Pontefice, e soprattutto l'impagabile monologo con l'affresco del
Giudizio Universale, dapprima tagliato dalla censura e poi riproposto
integralmente nel 1998, alla pubblicazione in videocassetta. Una pellicola
all’epoca vittima di diverse censure, nonché stroncamenti da parte della Santa
sede, che poi lo ha riabilitato trent’anni dopo.
Sempre in quell’anno fa storia il suo epiteto Wojtilaccio
per apostrofare il Papa venuto dall'Est, Giovanni Paolo II, nel corso del
Festival di Sanremo 1980 di cui è presentatore.
A testimonianza dell’anti-clericalismo di Benigni è anche un
passaggio del film Vieni avanti cretino: mentre il protagonista (interpretato
da Lino Banfi) lavora al bar, porta il caffè al cliente (sosia di Benigni,
l'attore toscano Mireno Scali) e gli chiede “Scusi lei è toscano? Non è quello
che parlava male del papa?”
AVVICINAMENTO GRADUALE AI PAPI -
Il 10 gennaio 1999, Papa Giovanni Paolo II ha visto il film La vita è bella in
una proiezione privata assieme a lui. Quest’ultimo ha dichiarato come,
raccontando alla madre l'avvenimento, lei non gli abbia mai creduto.
Il 16 dicembre 2014, prima della diretta della seconda parte
dell'esegesi dei Dieci Comandamenti biblici, Papa Francesco gli ha telefonato
privatamente.
Forse è proprio vero che invecchiando ci si avvicini di più
alla fede. Soprattutto se in ballo ci sono bei quattrini. Lui peraltro di quattrini se ne intende, come dimostra l'Impero finanziario che ha costruito.
Basta incassare tanto e subito che l'opinione segue di pari passo.
RispondiEliminaTra spiegare i comandamenti come li ha spiegati, ed essere servili di quel potere ecclesiastico che conosciamo, passa molta differenza, la differenza consiste nel pretendere che la fede debba essere solo in una direzione, ma spiegandoli cosi ha detto che essa è per tutti, un pò come Calvinisti e Gesuiti.
RispondiEliminaHa capito che la via da seguire è quella che porta a Damasco...
RispondiElimina