mercoledì 25 marzo 2015

I francesi stanno quasi peggio di noi: tra la populista Le Pen e il fallimentare Hollande, resuscitano perfino Sarkozy

Alle elezioni dipartimentali, il centrodestra da lui guidato è arrivato al 29%. Sconfitto da Hollande nel 2012, torna così in corsa per il 2017. Ma su di lui pendono le ombre riguardanti le intercettazioni e i finanziamenti di Gheddafi

Per dirla alla Cristicchi: Sarko…no, Sarko…zy! In una Francia che sta messa solo leggermente meglio di noi dal punto di vista economico (ma molto meglio su tutto il resto), torna in auge perfino Nicolas Sarkozy, leader della destra neogaullista Ump, già Presidente della Repubblica dal 2007 al 2012, poi sconfitto dal socialista Francois Hollande nel 2012. Già Ministro degli interni durante il secondo mandato di Chirac (che non lo ha mai stimato), il suo Governo si dimostrò innovatore su diversi punti, ma la recessione economica prima e alcuni sospetti poi, avevano logorato la sua figura. Eppure, il contesto politico francese gli sta ridando fiato. In primis, il suo partito che da tre anni non riesce a trovargli un leader alternativo; secondo, un Premier in caduta libera in termini di gradimento anche per le sue vicende personali; in ultimo, una Le Pen che piace sempre più agli insofferenti e agli emarginati, ma al contempo spaventa i moderati. E così alle elezioni dipartimentali la sua coalizione di centrodestra, formata da Ump e Udi, si è attestata oltre il 29%. I socialisti perdono ben 500 dipartimenti, mentre in uno su due il Front National va al ballottaggio.

IL RISULTATO ELETTORALE - La battaglia per le elezioni “dipartimentali” è solo rimandata al prossimo weekend quando in molti casi a decidere sarà il secondo turno. L’ex presidente francese ha ottenuto il 29,4% dei voti, il partito di estrema destra si è piazzato al secondo posto con il 25,19% dei voti (il 10% in più rispetto al primo turno del 2011), mentre i socialisti e i loro alleati hanno raccolto il 21,8% dei voti. Circa 21 milioni di francesi, dei 41,6 chiamati a votare, si sono presentati alle urne. Il tasso di astensione è stato così del 49,71%, un dato inferiore al primo round del 2011 quando era stato del 55,7%. Il secondo turno delle elezioni è previsto per il 29 marzo.
Festeggia Nicolas Sarkozy che già punta lo sguardo all’orizzonte delle presidenziali del 2017: “L’alternanza si è ormai messa in moto, nulla la fermerà”. Ma a cantare vittoria è anche Marine Le Pen che con il suo Front National ottiene il secondo posto: puntava a raddoppiare il risultato delle Europee 2014 (quando fu la prima forza della Francia) e invece si ferma dietro Sarkozy. Ma dati alla mano, l’estrema destra è comunque soddisfatta: è il miglior risultato di sempre alle elezioni locali. “Siamo il primo partito di Francia perché l’Ump è alleato con l’Udi” ha detto la Le Pen.
Si tratta di amministrative e quindi il risultato finale sarà quello dei ballottaggi. Sarkozy ha già annunciato che domenica prossima non si formerà il “fronte repubblicano” (l’alleanza con il Ps in funzione “anti Le Pen”) ma neanche “ci sarà alcun accordo locale con il Front National”. Circostanza della quale il Fn non si cruccia. “Il voto massiccio per il Front National, che si radica elezione dopo elezione, mostra che i francesi vogliono ritrovare la libertà” ha detto Marine Le Pen dal suo quartier generale di Nanterre.
Per il Partito socialista non c’è stato il crollo sotto il 20% – come ipotizzavano i sondaggi – ma il terreno perduto, soprattutto a livello locale dove molti suoi dipartimenti cambiano colore, è allarmante.

SARKOZY FINANZIATO DA GHEDDAFI? - Nicolas Sarkozy avrebbe commissionato l'assassinio di Gheddafi nell'ottobre del 2011. Perché il 19 marzo 2011 Nicolas Sarkozy avrebbe lanciato i suoi bombardieri contro Tripoli, tre ore prima di avvertire gli alleati - come raccontato nel libro di Hillary Clinton "Hard choices" - e con al fianco il solo David Cameron. Un’azione che ha poi condizionato tutta la campagna libica.
Dietro la morte di Gheddafi c’è però anche un altro scenario che emerge dalle inchieste della magistratura ed è quello di un interesse personale di Nicolas Sarkozy nel menare una campagna che doveva portare alla distruzione delle prove di un suo grande e inconfessabile segreto: aver ricevuto un ricchissimo finanziamento da Gheddafi. Si dice addirittura 50 milioni di euro. In Francia è scoppiata la polemica come riportano i quotidiani d'Oltralpe. Il motivo è chiaro. Se le accuse a Sarkozy fossero vere gnificherebbe che un presidente della République sarebbe stato eletto grazie al contributo di un altro Capo di Stato essendone teoricamente ricattabile. A riguardo suonano sinistre le parole del figlio del rais Saif al-Islam a raid iniziati: "Abbiamo finanziato noi la sua campagna elettorale e ne abbiamo le prove". Ultimo atto di questa storia, come racconta La Stampa, è il fermo giudiziario di Claude Guéant che è stato l’uomo chiave della ragnatela di rapporti tra Sarkozy e Gheddafi. Rapporti che infittiscono a partire dal 2005, due anni prima della presidenziale vittoriosa, e che riemrgono cinque anni dopo, nel 2012 a pochi giorni dal ballottaggio per l’Eliseo vinto da Hollande.

IL CASO BETTANCOURT – Ma c’è stato un altro caso relativo a finanziamenti sospetti. Sarkozy era stato formalmente accusato di "circonvenzione di incapace" nei confronti dell'anziana miliardaria francese Liliane Bettencourt, proprietaria dell'azienda di prodotti cosmetici l'Oreal. Sarkozy era sospettato di aver chiesto alla donna del denaro per finanziare la sua campagna elettorale alle presidenziali del 2007, approfittando della sua scarsa lucidità. Bettencourt, 90 anni, nel 2006 è stata dichiarata incapace di intendere e di volere.
Il caso è scoppiato in seguito alle dichiarazioni dell'ex contabile della miliardaria, che aveva dichiarato alla polizia nel luglio 2010 di aver ricevuto una richiesta di 150.000 euro in contanti da parte dell'ex uomo di fiducia della donna, Patrice De Maistre, all'inizio del 2007. Costui gli avrebbe assicurato, dice il contabile, di dover consegnare il denaro a Eric Woerth, l'allora tesoriere della campagna elettorale di Sarkozy.
Diverse persone dell'entourage della miliardaria hanno dichiarato di aver visto l'ex capo dell'Eliseo più volte durante quel periodo e hanno affermato che l'ex presidente aveva incontrato madame Bettencourt in più occasioni. Sarkozy ha sempre sostenuto di essersi recato in quella casa una sola volta durante la campagna del 2007, per incontrare André Bettencourt, marito dell'ereditiera, deceduto nel novembre di quell'anno.
I giudici di Bordeaux hanno lasciato cadere l’accusa a carico di Sarkozy, senza aspettare la decisione della Corte di Cassazione che in questi giorni avrebbe dovuto deliberare in merito alla legittimità della procedura. L'ex capo dell'Eliseo, che nel frattempo aveva annunciato di voler tornare a fare politica a livello nazionale, rischiava tre anni di carcere, una multa fino a 375.000 euro e l’ineleggibilità a qualunque carica politica per cinque anni. Gli altri dieci imputati coinvolti nel caso, tra cui l’allora ministro del lavoro Eric Woerth, tesoriere dell’UMP, si dovranno invece presentare in tribunale per il processo che probabilmente si svolgerà nel 2014.
I giudici che hanno scagionato l'ex capo dello Stato hanno stabilito che gli elementi a sostegno dell’accusa non erano abbastanza consistenti per andare a processo: erano troppo "deboli", rientravano cioè tra gli "indizi" ma non tra gli "indizi a carico", che prevedono "l’esistenza di prove sufficienti per individuare la colpevolezza di qualcuno" e non sono stati trovati. Un eventuale rinvio a giudizio sarebbe stato un macigno sulla strada di un'eventuale ricandidatura di Sarkozy alle elezioni presidenziali del 2017, che ora appare invece possibile.

STATO DI FERMO PER LE INTERCETTAZIONI – Lo scorso primo luglio, Sarkozy è stato posto in stato di fermo nell’ambito delle indagini su una vicenda di intercettazioni con l’accusa di concussione e violazione del segreto istruttorio. È la prima volta che in Francia, nei confronti di un ex presidente della Repubblica, protetto dall’immunità fin quando è in carica, viene disposto dalla magistratura lo stato di fermo.
La polizia giudiziaria stava cercando di capire se l’ex capo di Stato e il suo entourage crearono una «rete» di informatori per essere aggiornati sull’evoluzione dei processi giudiziari che minacciavano Sarkò, nell’epoca in cui fu capo di Stato tra il 2007 e il 2012. Il caso nasce da un’altra inchiesta, aperta nel 2013, in merito a presunti finanziamenti dalla Libia alla campagna elettorale di Sarkozy nel 2007. In quest’ambito, i magistrati hanno disposto l’intercettazione del cellulare dell’ex presidente, scoprendo che Sarkozy si serviva di un secondo apparecchio, registrato sotto il falso nome di Paul Bismuth, per comunicare con l’avvocato Herzog, anche lui dotato di un cellulare con falsa identità. A fornire loro le informazioni sarebbe stato Azibert, avvocato e amico di Herzog. In cambio il magistrato avrebbe chiesto di essere nominato per un incarico a Monaco. Le abitazioni e gli uffici di Azibert ed Herzog erano già stati perquisiti da inizio marzo, mentre telefono cellulare e materiale informatico erano stati sequestrati all’avvocato.
Dall’ascolto di queste comunicazioni è emerso che Sarkozy ed Herzog erano al corrente di molti dettagli sull’inchiesta dell’affare Bettencourt, un’altra vicenda di finanziamenti elettorali occulti. Il sospetto è che l’informatore fosse Azibert, cui sarebbe stato promesso in cambio un aiuto per ottenere un incarico nel principato di Monaco.

In conclusione, sono due i dati in Francia che fanno riflettere: un elettore su tre ha scelto di nuovo Sarkozy, ma soprattutto, un avente diritto al voto su due ha scelto di non andare proprio a votare.


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