L’UNICA CANDIDATA CHE POTEVA AIUTARE LA FORESTA SEMPRE PIU’
ATTACCATA ERA MARINA SILVA
Il voto delle presidenziali brasiliane non ha sancito la
vittoria al primo turno della presidente uscente Dilma Rousseff del Pt, il
partito dei lavoratori, che anzi ha deluso le aspettative dei suoi supporter
portando a casa “appena” il 41,59% dei suffragi, il peggior risultato di un
candidato petista dal 2002 (quando Lula vinse per la prima volta) ad oggi. Sorprendente
invece il 33,55% di Aecio Neves del Psdb, il partito socialdemocratico che
dunque sfiderà al ballottaggio, previsto per il 26 ottobre, la delfina di Lula.
Suo obiettivo sarà recuperare alla Rousseff gli 8 milioni e 367mila voti, pari
ad un 8%, che lei ha strappato ieri, un’impresa sicuramente difficile ma non
impossibile. Tanta delusione dunque per la candidata ambientalista Marina Silva
del Psb, partito socialista brasiliano, il nome nuovo nel viscoso panorama
politico verde-oro e che, sino ad un mese fa, era addirittura in testa secondo
tutti i sondaggi. La paladina dell’Amazzonia a sorpresa si è fermata poco sopra
i 22 milioni di voti, con un 21,32%. Una cattiva notizia per la foresta
pluviale tropicale sempre più sottomessa agli interessi economici e che vede
ridurre di anno in anno le proprie specie faunistiche e floristiche; oltre che
la propria vasta dimensione. Responsabili di ciò sono ovviamente anche gli
altri Paesi sudamericani dove essa ricade per il restante 35%. Ma sotto attacco
sono anche le popolazioni tribali che ivi vivono, le quali hanno inscenato non
poche proteste per le proprie condizioni (approfittando dei riflettori accesi
col Mondiale). Ci si aspettava di più dal duo Lula-Rousseff e sicuramente non
meglio di loro farebbe Aecio Neves, visto che il suo partito, come ci ha
insegnato la storia in altri contesti, è rosso fuori ma capitalista dentro.