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lunedì 21 dicembre 2015

Scandalo Banca Etruria: ecco perché la Boschi deve dimettersi

IL MINISTRO DELLE RIFORME E' COINVOLTA IN PIENO NELLO SCANDALO DELLA BANCA POPOLARE TOSCANA, IN PRIMA PERSONA E PER RAGIONI DI SANGUE

Durante i quattro governi Berlusconi (eletto tre volte Premier, ma tra il 2001 e il 2006 ci fu un rimpasto) abbiamo spesso sentito parlare di ''conflitti d'interesse''. Soprattutto dai partiti e dai media di centrosinistra. In fondo, anche a ragione, visto che tra i Ministri, i Vice Ministri, i Sottosegretari e lo stesso Presidente del Consiglio, vi erano diversi casi palesi di conflitti d'interesse. Accezione che indica un'incompatibilità tra le attività private e il ruolo pubblico che un soggetto è chiamato ad espletare.
Conflitti d'interesse a cui in realtà lo stesso centrosinistra ha preparato il campo. Basti considerare che quando negli anni '80 si dava il consenso a Berlusconi di avere ben tre reti nazionali, il Pci in Parlamento non si oppose di certo (sul tema invito a leggervi il libro Il baratto). E che durante gli anni passati al governo, la parte politica avversa all'ex Cavaliere (avversa almeno sulla carta) non ha mai risolto quel paradosso istituzionale.

E ora, che uno scandalo grosso quanto una casa, anzi una Banca, riguarda una Ministra del Governo Renzi, non si sta accendendo quella stessa violenza mediatica. Quella stessa veemenza politica. Chissà cosa sarebbe successo se un pensionato si fosse suicidato per aver perso i propri risparmi durante un Governo Berlusconi.
Ovviamente mi riferisco al caso del Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. Coinvolta in pieno nello scandalo che ha travolto la Banca Etruria. Che ha coinvolto anche Banca Marche, CariChieti e Carife.

lunedì 27 febbraio 2012

PROCESSO MILLS ARCHIVIATO, BERLUSCONI SI SALVA GRAZIE ALLE PROPRIE LEGGI


DETERMINANTE INFATTI LA “EX CIRIELLI” APPROVATA NEL 2005 CHE HA ABBASSATO DA 15 A 10 ANNI I TERMINI PER IL REATO DI CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI, DI CUI L'EX PREMIER ERA ACCUSATO. HANNO INCISO COMUNQUE ANCHE I RINVII PER GLI IMPEGNI ISTITUZIONALI DEL CAVALIERE

Condannato il corrotto ma non il corruttore. Nel nostro strambo Paese accade anche questo. Perfino che poi entrambi siano “prescritti”. Così nessuno se la prenderà.
Per la Procura di Milano, l’ex premier avrebbe corrotto il legale inglese David Mills con un versamento di 600 mila dollari per indurlo a testimonianze reticenti nell’ambito dei processi All Iberian e tangenti alla Guardia di finanza che lo vedevano imputato. Mills, che su quei 600 mila dollari ha fornito via via versioni discordanti, ha ottenuto la prescrizione in Cassazione, con una sentenza che però confermava le tesi dell’accusa, che avevano portato alla condanna dell’avvocato per corruzione in primo grado e in appello (qui l’articolo di Peter Gomez e Antonella Mascali sulle motivazioni della Cassazione su Mills). La posizione di Berlusconi, inizialmente imputato con Mills, era stata stralciata per l’approvazione del lodo Alfano sull’immunità delle più alte cariche dello Stato, poi dichiarato incostituzionale.
In questo nuovo processo l’avvocato inglese, sentito in videoconferenza da Londra con un fitto contorno di schermaglie procedurali, ha negato di essere stato corrotto da Berlusconi e ha spiegato di aver ricevuto i 600 mila dollari dall’armatore napoletano Diego Attanasio, che a sua volta ha sempre smentito la circostanza. Ma tutto il processo è andato in malora.