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lunedì 15 dicembre 2014

COSA SPINGE UNA MADRE AD UCCIDERE IL PROPRIO FIGLIO

DIVERSE POSSONO ESSERE LE MOTIVAZIONI CHE SPINGONO AL FOLLE GESTO UNA MADRE. TANTE LE NOTIZIE DI CRONACA NEGLI ULTIMI MESI

Un matrimonio fallito, una malattia, la crisi economica, problemi psicologici. Questi ed altri fattori stanno portando allo sfascio della famiglia intesa come istituzione e nucleo sociale. Come scrissi in un libro, Il crollo delle certezze, la famiglia, insieme a lavoro, religione e politica, non rientra più tra quelle sfere, allo stesso tempo sociali e private, nelle quali l’individuo trovava conforto, speranza, guida, identità. In un post mi chiedevo se la famiglia italiana si stia addirittura estinguendo del tutto. Fatto sta che iniziano a diventare troppi i casi di omicidi che si consumano tra le mura domestiche, tra i quali il più drammatico è quello che vede proprio colei che da’ la vita, la madre, uccidere il proprio figlio. Il caso Cogne resta il più emblematico perché fu il primo ad avere una certa ridondanza mediatica. L’ultimo (limitandoci ovviamente ai confini nazionali) è quello di una russa in vacanza in Romagna, arrivato una decina di giorni dopo il caso mediatico del momento: quello di Andrea Loris Stival. Ma cosa spinge una madre ad uccidere il o i propri figli? Vediamo cosa dice la letteratura psichiatrica in merito.

venerdì 13 aprile 2012

IN ITALIA SETTANTA BAMBINI SONO RINCHIUSI NELLE CARCERI INSIEME ALLE MADRI


LA LEGGE CONSENTE LORO DI TENERLI CON SE’ FINO A TRE ANNI, FACENDOLI DI FATTO CRESCERE IN UN AMBIENTE SQUALLIDO

Oltre al dramma del sovraffollamento, nelle carceri italiane se ne consuma un altro: ci sono infatti circa 70 bambini reclusi insieme alle madri e il numero è costante negli anni. Lo stesso Ministro della Giustizia Paola Severino ha ammesso di recente che «il carcere anche nelle situazioni migliori, è un luogo incompatibile con le esigenze di socializzazione e di corretto sviluppo psico- fisico del bambino». Si cercano sistemi alternativi. Ma da anni ormai si tenti di dotare il sistema di uno specifico ordinamento penitenziario pensato per i minorenni, poiché in Italia non ce n'è uno. Una serie di proposte sono all'esame del Parlamento dal 2008.