sabato 4 gennaio 2014

L’UNITA’ SEMPRE PEGGIO: TRA I PROPRIETARI ANCHE UNA BERLUSCONIANA AMICA DI LAVITOLA

TRATTASI DI Claudia Maria Ioannucci, avvocato e professore di diritto amministrativo a L’Aquila. 64 anni, già senatrice di Forza Italia nel 2001 quando sconfisse Ottaviano Del Turco. Dal 2011 è consigliere di amministrazione delle Poste

Tra poco più di un mese – il 24 febbraio 2014 – il primo giornale del Partito comunista compirà 90 anni di vita. Parlo de L’Unità, voluto da Antonio Gramsci in quel di Milano, finito già dopo un anno in clandestinità per la censura imposta dal regime fascista. Riaffiorirà dall’ombra solo nel 1945, diventando l’organo ufficiale del partito, fino al 1997 quando ha iniziato a navigare in cattive acque, finendo in mano ai privati tra vicende alterne. Oggi è la voce del Partito democratico, vedendo sempre più sbiadita la propria matrice di sinistra. Al punto che tra gli azionisti c’è una ex senatrice di Forza Italia vicina a Lavitola, la quale detiene il 20% di un quotidiano che ormai di sinistra, forse, non ha neanche più le pagine dispari.
                                              
CHI E’ LA NUOVA AZIONISTA - La nuova azionista dell’Unità è un’amica di Valter Lavitola. Alcune sue conversazioni con l’ex editore dell’Avanti! (che era intercettato) sono finite negli atti dell’indagine napoletana sugli affari panamensi del faccendiere. Si chiama Claudia Maria Ioannucci, avvocato e professore di diritto amministrativo a L’Aquila, 64 anni, già senatrice di Forza Italia nel 2001 quando sconfisse Ottaviano Del Turco. Dal 2011 è consigliere di amministrazione delle Poste, nominata per ‘concessione’ di Berlusconi a Lavitola, stando almeno alle rivendicazioni di Valter. La società della professoressa Ioannucci, Partecipazioni Editoriali Integrate Srl, controlla poco meno del 20% della NIE Spa, Nuova Iniziativa Editoriale spa, la società che edita il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924.
Per capire qualcosa di più sul nuovo azionista dell’Unità può aiutare il verbale della sua audizione come persona informata dei fatti davanti al pm Vincenzo Piscitelli che indagava a Napoli sugli affari panamensi di Lavitola. Il 19 settembre del 2011 Claudia Ioannucci racconta: “Ho conosciuto Lavitola, se ben ricordo, nel 2004,per una questione legale relativa a un suo amico, poi è divenuto, oltre che mio cliente, uno dei miei più cari amici e tali rapportidiamicizia, nel tempo, si sono estesi all’intera famiglia”.
Il 21 agosto del 2011 Riccardo Martinelli, il presidente di Panama corrotto da Lavitola per l’appalto di Finmeccanica, secondo l’ipotesi di accusa dei pm napoletani, va a Villa Certosa da Silvio Berlusconi. Lo accompagna proprio Claudia Ioannucci che ne approfitta per siglare un intesa tra Poste Spa e Poste Panama. Dalla Sardegna Ioannucci chiama Lavitola, che paga le spese degli extra alberghieri del presidente e del suo codazzo. L’ex senatrice di Forza Italia magnifica villa Certosa e l’ospitalità di Berlusconi poi passa il telefono a Martinelli per salutare l’amico Valter. Nella lettera a Berlusconi scritta durante la latitanza e consegnata al messaggero Carmelo Pintabona perché la portasse a Berlusconi, Valter scrive a Silvio: “Lei mi ha promesso di collocare la Ioannucci nel Cda dell’Eni, mi ha concesso la Ioannucci nel cda delle Poste (aveva promesso di darle anche la presidenza di BancoPosta, anche ciò non è stato mantenuto)”.
Chissà cosa avrà spinto il consigliere delle Poste in scadenza nel 2014 a investire in una società che ha chiuso l’ultimo bilancio del 2012 con 4,6 milioni di perdita su 12 milioni di ricavi. Il quotidiano diretto da Luca Landò non attraversa un grande momento, come tutta la stampa…

COSA HA DICHIARATO AL FATTO QUOTIDIANO - Al “Fatto”, Maria Claudia Ioannucci spiega così l’acquisto: “Ho fatto il senatore di Forza Italia, ma mi piace sentire le voci di tutti. Ho acquistato una società per contribuire al salvataggio di un giornale”. I lettori dell’Unità potrebbero essere preoccupati nel vedere il 20% del quotidiano fondato da Gramsci che finisce a una ex senatrice di Forza Italia, diventata famosa perché è amica di Lavitola ed è stata con Martinelli a Villa Certosa? “Vorrei evitare di chiederle i danni”, azzanna lei, “sono famosa perché sono un bravo avvocato e un professore universitario. Lavitola non è uno dei miei più cari amici. Non ricordo la frase del verbale che mi sta leggendo. Era un mio cliente e poi è nato un rapporto con la sua famiglia. Ero stata nominata già nel Cda delle Poste una volta durante il governo Prodi. Se anche fosse vero che Valter mi ha raccomandata, vuol dire che ha apprezzato l’avvocato. Ai lettori del giornale fondato da Gramsci dica che le ragioni non sono mai tutte da un lato”.

COM’E’ COMPOSTA LA PROPRIETA’ DEL GIORNALE - La Srl azionista dell’Unità è stata creata dall’attuale amministratore del giornale, Fabrizio Meli, nell’aprile scorso ed è stata poi ceduta alla Ioannucci il 29 ottobre 2013 dallo stesso Meli, manager del gruppo Tiscali di Renato Soru. Fondata nell’aprile scorso da Rita Lombardo (10%) e Fabrizio Meli (90%), ex giornalista sardo, promosso a manager del gruppo di Soru e poi ad amministratore dell’Unità, la società Partecipazioni Editoriali Integrate Srl, dopo avere rilevato le quote dell’Unità, è stata ceduta il 29 ottobre all’ex senatrice berlusconiana. In particolare il 90% delle quote di Meli sono andate all’ex marito di Maria Claudia Ioannucci, il responsabile comunicazione del Sole 24 Ore Alfonso Dell’Erario che si dichiara: “Intestatario temporaneo della quota che è della mia ex moglie Maria Claudia Ioannucci”. Mentre il restante 10% è stato comprato subito anche formalmente dalla Ioannucci.
Oggi il primo socio è Matteo Fago con il 30%. Segue la Gunther Reform Holding Spa, dell’imprenditore pisano Maurizio Mian, con il 25,9%. La Partecipazioni Editoriali Integrate Srl di Ioannucci è quindi il terzo socio con una quota del valore nominale di un milione di euro che vale il 19,94 per cento del capitale. L’ex governatore sardo del Pd, Renato Soru, come persona fisica, passa dal 26 al 2 per cento ma resta con la società Monteverdi, a lui riferibile, anche se scende al quarto posto con una quota del 17 per cento. La Soped Spa delle Coop rosse è scesa dal 3 al 2,5 per cento e la Chiara Srl dell’ex presidente di Impregilo e Bpm, Massimo Ponzellini, scende all’1,5 per cento.

LA STORIA DEL QUOTIDIANO - I primi numeri de l'Unità - Quotidiano degli operai e dei contadini sono stampati a Milano, su una proposta di Antonio Gramsci fatta il 12 settembre 1923 al Comitato Esecutivo del Partito Comunista d'Italia. La prima sede dell'Unità era in Via Santa Maria alla Porta nei pressi di Corso Magenta.
Il giornale ha una tiratura media di 20.000 copie e giunge alle 34.000 copie nelle settimane successive al delitto Matteotti. Il 4 gennaio 1925 dopo il discorso del 3 gennaio 1925 con l'inizio dei poteri dittatoriali di Benito Mussolini il quotidiano uscì con questo titolo dato che era stato sequestrato per un giorno dal prefetto della provincia di Milano Vincenzo Pericoli:«Il fascismo non si salverà con il terrore».
Dopo il fallito attentato a Mussolini da parte del quindicenne Anteo Zamboni 31 ottobre 1926 il regime fascista reprime ogni opposizione rimasta e l'8 novembre 1925 la distribuzione del giornale è sospesa dal prefetto di Milano Vincenzo Pericoli assieme all'organo del Partito Socialista Italiano, L'Avanti dopo poco più di due anni dall'apertura e dopo esser arrivato a 261 numeri.
Il 27 agosto 1927 esce il primo numero dell'edizione clandestina del giornale dopo solo sette mesi dalla chiusura, la sede è a Lilla (Francia) in 40, Rue d'Austerlitz grazie al nuovo direttore, l'avvocato Riccardo Ravagnan. In seguito verrà pubblicato anche in Italia a Torino, Milano, Roma. Il 1º luglio 1942 l'Unità ritorna in Italia, seppure in clandestinità. La diffusione clandestina de l'Unità prosegue per tutta la seconda guerra mondiale e con l'arrivo degli alleati dal 6 giugno 1944 riprende a Roma la pubblicazione ufficiale del giornale. Il nuovo direttore è Celeste Negarville.
Il 2 gennaio 1945 il giornale esce dalla clandestinità dopo quasi vent'anni e sposta la sua sede in via IV novembre a Roma, nella parte d'Italia da poco liberata dagli alleati e il nuovo direttore è Velio Spano, iscritto al PCi da vent'anni e combattente partigiano e direttore dell'edizione meridionale del quotidiano. Dopo la Liberazione, escono nel 1945 l'edizione genovese, quella milanese e quella torinese.

LA CRISI DEGLI ANNI ‘ 80 - Nei primi anni ottanta il giornale ha una forte flessione di vendite: si passa dai 100 milioni di copie annue del 1981 ai 60 milioni del 1982. Il 17 marzo 1982 l'Unità accusa il ministro democristiano Vincenzo Scotti di collusioni con la nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Il documento che denuncia i membri del governo (fornito dai servizi segreti), però, si rivela falso: è il caso Maresca; il direttore Claudio Petruccioli deve dimettersi e al suo posto viene nominato Emanuele Macaluso.
Sotto Macaluso, nel 1986 si dà il via libera all'allegato Tango, settimanale satirico che creerà non poche frizioni fra il quotidiano e il Pci, ma aiuterà il giornale a risalire nelle vendite. Nel 1988 Tango chiude e un paio di mesi dopo (1989) viene sostituito da Cuore a cura di Michele Serra. Dal 1991 Cuore diverrà settimanale a sé.

LA RIPRESA SOTTO VELTRONI - La prima pagina de l'Unità dell'11 novembre 1989, il giorno seguente alla caduta del Muro di Berlino, si apre con Il giorno più bello d'Europa. Il direttore del giornale è Massimo D'Alema, che nel luglio 1990 lascia l'incarico a Renzo Foa, primo direttore giornalista del foglio, e non quindi dirigente di partito.
Nel 1991 l'Unità cambia sottotitolo, da "Giornale del Partito Comunista Italiano" a "Giornale fondato da Antonio Gramsci". La tiratura è di circa 156.000 copie al giorno.
Dal 1992 al 1996 il giornale passa nelle mani di Walter Veltroni, che rilancia il quotidiano e ne fa uno strumento sul quale si confronteranno molti uomini politici di altri partiti e che diventerà il luogo del dibattito nel centrosinistra. Veltroni offre ai lettori una serie di gadget a pagamento in allegato al quotidiano che rappresentano una novità nel panorama dei quotidiani italiani: libri, audiocassette, videocassette di film rari e fuori catalogo e la ristampa degli album delle figurine Panini dei calciatori.
Il 25 gennaio 1994 nasce l'Unità 2, quotidiano di cultura e spettacoli, che raccoglierà il meglio dei giovani scrittori e degli intellettuali italiani. Al prodotto lavorano il condirettore Piero Sansonetti insieme con il redattore capo Pietro Spataro, Alberto Cortese, Roberto Roscani.
Un anno dopo esatto l'Unità è il primo quotidiano nazionale in Italia ad aprire un proprio spazio su Internet (www.mclink.it/unita)[9]. L'iniziativa avrà immediato successo.
Dal 28 gennaio 1995 è il primo giornale ad allegare film in VHS ogni sabato pressoché ininterrottamente per tre anni. Grazie a queste operazioni l'Unità risana i suoi debiti.

PRIVATIZZAZIONE E CHIUSURA - Nel 1997 prende il via il processo di "privatizzazione" che permette agli imprenditori Alfio Marchini e Giampaolo Angelucci di entrare nel giornale. In conseguenza di ciò, nel gennaio 1998 viene chiamato a dirigere il giornale l'editorialista de la Repubblica Mino Fuccillo, cioè un esterno. L'operazione durerà appena 7 mesi e in agosto arriva il vicedirettore de Il Messaggero Paolo Gambescia. Le vendite crollano a 60mila copie e a gennaio 1999 si decide l'immediata chiusura delle redazioni di Bologna e Firenze.
La situazione si fa drammatica proprio paradossalmente quando per la prima volta il Pds è al governo ed esprime come presidente del consiglio un ex direttore de l'Unità, Massimo D'Alema. Inevitabili gli scioperi e le manifestazioni sotto palazzo Chigi.
Nel 1998, per salvare il posto di lavoro, 123 giornalisti si autoriducono lo stipendio.
Nel settembre 1999 viene richiamato Giuseppe Caldarola, (già direttore dal '96 al '98) ma il quotidiano continua a perdere copie e a giugno del 2000 si scende sotto le cinquantamila copie.
Il 13 luglio 2000 il quotidiano è in liquidazione e si tenta una disperata rinascita con l'editore Alessandro Dalai (Baldini & Castoldi), ma non se ne fa nulla e il 28 luglio 2000 il quotidiano cessa le pubblicazioni. In quel periodo il quotidiano arriva a tirare circa 28.000 copie.

IL RILANCIO - Nel gennaio 2001 un gruppo di imprenditori coordinati da Dalai si organizza come Nuova Iniziativa Editoriale, rileva la storica testata e l'Unità torna in edicola il 28 marzo 2001, e si decide di far dirigere la testata a Furio Colombo, coadiuvato da Antonio Padellaro e da Pietro Spataro che è il vicedirettore de l'Unità e garantisce una sorta di continuità.
Dal 27 dicembre 2004 direttore de l'Unità è Antonio Padellaro, a seguito di una forte polemica che ha coinvolto Furio Colombo e che ha visto la proprietà costretta a chiederne le dimissioni. Vicedirettore vicario è Pietro Spataro. L'altro vicedirettore è Rinaldo Gianola. La tiratura del 25 agosto 2006 è stata di 131.856 copie.
Il 20 maggio 2008 Marialina Marcucci, presidente di Nuova Iniziativa Editoriale, annuncia che la testata fondata su proposta del sardo Gramsci è stata acquistata dal sardo Renato Soru, allora presidente della Regione Sardegna e patron di Tiscali. Il contratto di acquisto, firmato il 5 giugno 2008, e seguito il giorno successivo dall'assemblea dei soci, ha evitato l'ingresso nel quotidiano della famiglia Angelucci, già proprietaria di Libero e Il Riformista.
Sarebbe stata la definitiva involuzione di un giornale già palesemente allontanatosi dall’idea iniziale di Antonio Gramsci. Un po’ come accaduto a L’Avanti!, glorioso e storico giornale socialista.


3 commenti:

  1. Una notizia come un'altra.. Interessante ma non porta a nulla. Berlusconi ospita comici di sinistra. Pubblica libri di sinistra.
    I grullini (che sono i più fessi ) vedono complotti
    e fingono di non sapere che i loro santoni hanno lavorato (e fatto campagna elettorale) per noti PD2isti io non mi scandalizzo e ho comprato lo stesso i DVD di Grillo

    RispondiElimina
  2. Siamo sempre lì...i direttori devono essere all'altezza del compito assegnato e non solo amici degli amici. L'Unità è orfana di un direttore serio da troppo tempo.

    RispondiElimina
  3. I filo-berlusconiani si stanno infilando sempre più nell'editoria a loro storicamente contraria... mi sembra che anche Cairo con LA7 ne sia una riprova! Una pericolosa piovra... staremo a vedere! hei

    RispondiElimina