ENTRAMBI PARTONO DAL PRESUPPOSTO CHE SONO LE TROPPE TUTELE
CONTRATTUALI A DISINCENTIVARE LE AZIENDE AD ASSUMERE. MA DIMENTICANO CHE IL
VERO PROBLEMA SONO TASSE E BUROCRAZIA
Di tanto in tanto si torna a parlare di Articolo 18 e della
necessità di rivederlo al fine di incentivare le aziende ad assumere. Ma
difensori e accusatori di questa sudata (a colpi di scioperi e manifestazioni)
fonte di diritti è ormai elusa da anni, poiché la temuta “reintegra” del
licenziato viene ammessa ormai solo nel caso di evidente “discriminazione”,
come quella di delegati o iscritti ai sindacati “scomodi”. Le assunzioni
avvengono quasi esclusivamente attraverso formule contrattuali ultra-precarie,
introdotte dal “pacchetto Treu” nel 1997 e potenziate poi dalla “legge 30” di
Berlusconi-Sacconi; leggi che consentono di eliminare la manodopera “eccedente”
senza alcun problema né indennizzo economico. Eppure la disoccupazione aumenta
e i nostri rampanti e “giovani” politici in ascesa, quali Matteo Renzi e
Angelino Alfano, ritengono che bisogna ulteriormente precarizzare il lavoro al
fine di creare occupazione. Perfino un tecnocrate come il Ministro del welfare
Giovannini, si è sentito in obbligo di precisare che non sono le norme a creare
lavoro. Lor signori non capiscono (o fingono di non capire) che il vero male
del nostro Paese sono le tasse sul lavoro e la burocrazia eccessiva.
LE PROPOSTE DI ALFANO – Il
primo presenta un “piano” in cinque punti:
- tre anni a "burocrazia zero" per chi voglia
investire; l'impresa può partire senza aspettare autorizzazioni, ma “nel
rispetto delle normative vigenti” (i tagli alla spesa pubblica provvederanno a
ridurre a zero gli eventuali controlli di legalità);
- eliminazione dei contratti nazionali di categoria; si
dovrebbe regolare tutto con contratti aziendali o individuali; non serve uno
scienziato per capire che così ogni imprenditore può far pesare un
personalissimo squilibrio di forze rispetto ai dipendenti, obbligandoli ad
accettare qualsiasi condizione di lavoro (e di salario);
- trasformare i sussidio di disoccupazione in “incentivi
all'assunzione” (ovvero dando i soldi all'azienda invece che la disoccupato!),
azzerando le tasse che l'imprenditore deve pagare sulle retribuzioni (in questo
modo crolla anche il bilancio dell'Inps, chiaramente);
- ogni euro di taglio alla “spesa pubblica improduttiva”
deve essere impegnato a tagliare le tasse sul lavoro (il cosiddetto “cuneo
fiscale”, tagliando quindi le entrate per il sistema pensionistico);
- un “voucher” da assegnare al disoccupato, ma che verrà
incassato dall'azienda che lo assume; il voucher-opportunità che potrà essere
speso nei centri di formazione e collocamento pubblici, privati e no-profit (quindi
incamerato da questi altri enti). Il voucher sarà incassabile solo se il
disoccupato – nonostante tutti i tentativi - troverà lavoro.
QUELLE DI RENZI - In casa Pd
la musica non cambia. Si rispolvera l'antica proposta di Pietro Ichino
spacciandola ovviamente per “novità”:
- un contratto di lavoro per i neoassunti che non prevede,
per un periodo di almeno tre anni, la tutela dell'articolo 18 (depotenziato),
quindi licenziabili “al cenno”. L'idea è stata avanzata da Yoram Gutgeld, ex
senior partner e direttore di McKinsey & Company fino al Marzo 2013, quando
è stato “nominato” deputato nel Parlamento italiano per conto del Pd. Anche il
“nuovo e giovane” responsabile economico del partito, Filippo Taddei, appena
nominato da Renzi in questo ruolo, ha appoggiato pienamente quanto suggerito da
così potente partner di partito.
Bisogna aggiungere che la proposta renziana è per il momento
assolutamente generica sul lato “propositivo”, ma assolutamente chiara su
quello “distruttivo”. Per esempio: abolire la cassa integrazione, sostituendola
con un meno protettivo “assegno di disoccupazione” (è da ricordare che la cig
“conserva” il posto di lavoro fino a scadenza, scommetendo che l'azienda possa
riprendersi e rimettere in produzione i cassintegrati; l'assegna di disoccupazione,
al contrario, presuppone il licenziamento).
Qui la retorica neoliberista si scatena sul “riequilibrio
tra garantiti e non”, con proposte che eliminano le garanzie per tutti. È come combattere
le disuguaglianze rendendo tutti poveri.
(Fonte: Contropiano)
E pensare che qualche milione di italiani ha dato pure 2 euro per eleggere renzi.... Se li davano ai canili facevano un'opera migliore e più umana.
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