domenica 12 ottobre 2014

THE ETERNAL CITY, QUANDO HOLLYWOOD ELOGIAVA BENITO MUSSOLINI. AMERICA GIA’ AMBIGUA COI DITTATORI

GLI ULTIMI 28 MINUTI SOPRAVVISSUTI DEL FILM SONO STATI RISPOLVERATI ALLE Giornate del Cinema Muto di Pordenone

L’America viene definita “la più grande democrazia del Mondo”, ma, a parte quell’invidiabile capacità di dare una possibilità a tutti nel potersi realizzare e nell’inseguire i propri sogni, ha poco altro. Basti vedere il sistema elettorale che si ritrovano, che finisce per escludere milioni di persone con un meccanismo burocratico contorto e che non da’ lo stesso peso elettorale ai cittadini. Per non parlare delle lobby che manovrano i due principali partiti e del fatto che ancora oggi oltre 20 milioni di americani non hanno accesso alla sanità (prima dell’Obama care erano il doppio). Ma un altro elemento che mette in discussione questo assunto è il fatto che l’America ha spesso gestito le dittature a proprio piacimento e secondo i propri interessi. Le ha perfino elogiate all’occorrenza. E così, dopo il giovane Kennedy che parlava entusiasta del Nazismo dopo un viaggio in Europa, scopriamo che Hollywood realizzò un film su Benito Mussolini; ritraendolo come “uomo della provvidenza”. Certo il film in questione – The eternal city – fu realizzato nel 1923, quando il Fascismo non aveva ancora mostrato il suo lato opprimente e oscurantista. Ma di certo Mussolini al potere non ci era andato per via elettorale. Ciò che resta del film, gli ultimi 28 minuti, è stato rispolverato nel corso delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.

LA STORIA DEL FILM – Il Duce, che già pensava al cinema come "l'arma più forte" era entusiasta e mise a disposizione migliaia di comparse. Il Produttore era una leggenda di Hollywood, l’ebreo polacco Shmuel Gelbfisz, meglio noto come Samuel Goldwyn, che con quel film tratto da una pièce dell’allora popolarissimo Hall Caine, adattata con disinvoltura al nuovo quadro politico italiano, si lanciava nella produzione indipendente. Ignaro di quanto, poco più di un decennio dopo, sarebbe accaduto in Italia agli ebrei. 
Benito Mussolini colse l'occasione concedendo agli americani tutto ciò che poteva. Comparse a migliaia. Assistenza continua ("Mussolini era così entusiasta del progetto che teneva il suo ufficio aperto per noi a qualsiasi ora", ricordava il cineoperatore Arthur Miller). Esterni unici al mondo (impressionanti le scene di massa girate dentro e intorno a un Colosseo ancora circondato dal vuoto). Oltre alla sua stessa persona, in una breve apparizione che lo consacra deus ex machina e Uomo della Provvidenza.
A lungo dato per perso, forse anche perché politicamente imbarazzante, The Eternal City è riapparso negli archivi del Museum of Modern Art di New York, da cui ha preso il volo per approdare alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, dove sarà presentato oggi in anteprima da Giuliana Muscio, la studiosa che lo ha scoperto. Non per intero, purtroppo: a essersi salvati sono solo gli ultimi due rulli, 28 minuti che però danno un’idea molto precisa di questo concitato melodramma politico che sancisce il fugace ma vertiginoso incontro tra la potenza seduttiva di Hollywood e quella di un dittatore ex giornalista che avrebbe fatto del cinema "l’arma più forte".

IL SUCCESSO – Ma perché l’America democratica “correva in soccorso” del vincitore Mussolini? Come scrive la Muscio in catalogo, "nel 1923 un film che glorificava Mussolini e il fascismo non era per Hollywood una presa di posizione così sconcertante come può sembrare a posteriori". Le parate fasciste sembravano fatte apposta per il grande schermo, il dittatore era ancora percepito dal pubblico più sprovveduto come un eroe popolare, e il suo anticomunismo dovette sembrare una garanzia più che sufficiente a Goldwyn.
A uscire trionfatore dal film è proprio Mussolini. Che intuendo il ritorno d’immagine internazionale garantito da quella superproduzione, si prodigò in ogni modo. Le camicie nere, tristemente esperte in materia, assicuravano il servizio d’ordine sul set. In cambio il film si riempiva di fez, manganelli e saluti romani. Fino alla scena culminante in cui Mussolini in persona, alla sua scrivania, grazia l’eroe e suggella l’happy end con bacio tra i due amanti ritrovati sullo sfondo di piazza Venezia. Ironicamente, e per ragioni mai chiarite, The Eternal City non arrivò mai in Italia ma provocò lunghe code e manifestazioni di giubilo fra gli italoamericani di New York. La storia poi avrebbe preso un’altra direzione. Ma quella frazione di secondo in cui l’occhio del Duce incontra la macchina di Hollywood, mette ancora i brividi.


(Fonte: Libero)

3 commenti:

  1. pare che anche agli inglesi il Ducce fosse particolarmente simpatico, infatti tra churchill e mussolini ci fu un'intenso scambio di lettere per tutto il periodo della guerra, lettere sparite poi a Dongo

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  2. Luca, perchè meravigliarsi ???... Sin dai tempi dei romani (ma forse ancora da prima!) la storia è sempre stata scritta dai vincitori che, come prima azione, hanno fatto sparire i loro crimini & misfatti ed i loro intrallazzi.
    E ciè vale per stati, organizzazioni economiche, politiche e religiose tutte, senza eccezione alcuna !!!!!
    meditate gente... meditate.... e andate alla ricerca di fonti alternative .!!!!!!!

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  3. Solo l'America?

    In Italia perfino nei libri di scuola Stalin è stao definito un grande statista.

    E chissà perche Mussolino lo hanno ucciso senza un prcesso?

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