GLI ULTIMI 28 MINUTI SOPRAVVISSUTI DEL FILM SONO STATI
RISPOLVERATI ALLE Giornate del Cinema
Muto di Pordenone
L’America
viene definita “la più grande democrazia del Mondo”, ma, a parte
quell’invidiabile capacità di dare una possibilità a tutti nel potersi
realizzare e nell’inseguire i propri sogni, ha poco altro. Basti vedere il
sistema elettorale che si ritrovano, che finisce per escludere milioni di
persone con un meccanismo burocratico contorto e che non da’ lo stesso peso
elettorale ai cittadini. Per non parlare delle lobby che manovrano i due
principali partiti e del fatto che ancora oggi oltre 20 milioni di americani
non hanno accesso alla sanità (prima dell’Obama care erano il doppio). Ma un
altro elemento che mette in discussione questo assunto è il fatto che l’America
ha spesso gestito le dittature a proprio piacimento e secondo i propri
interessi. Le ha perfino elogiate all’occorrenza. E così, dopo il giovane
Kennedy che parlava
entusiasta del Nazismo dopo un viaggio in Europa, scopriamo che Hollywood
realizzò un film su Benito Mussolini; ritraendolo come “uomo della
provvidenza”. Certo il film in questione – The eternal city – fu realizzato nel
1923, quando il Fascismo non aveva ancora mostrato il suo lato opprimente e
oscurantista. Ma di certo Mussolini al potere non ci era andato per via
elettorale. Ciò che resta del film, gli ultimi 28 minuti, è stato rispolverato
nel corso delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.
LA STORIA DEL FILM – Il Duce,
che già pensava al cinema come "l'arma più forte" era entusiasta e
mise a disposizione migliaia di comparse. Il Produttore era una leggenda di
Hollywood, l’ebreo polacco Shmuel Gelbfisz, meglio noto come Samuel Goldwyn,
che con quel film tratto da una pièce dell’allora popolarissimo Hall Caine,
adattata con disinvoltura al nuovo quadro politico italiano, si lanciava nella
produzione indipendente. Ignaro di quanto, poco più di un decennio dopo,
sarebbe accaduto in Italia agli ebrei.
Benito Mussolini colse l'occasione concedendo agli americani
tutto ciò che poteva. Comparse a migliaia. Assistenza continua ("Mussolini
era così entusiasta del progetto che teneva il suo ufficio aperto per noi a
qualsiasi ora", ricordava il cineoperatore Arthur Miller). Esterni unici al
mondo (impressionanti le scene di massa girate dentro e intorno a un Colosseo
ancora circondato dal vuoto). Oltre alla sua stessa persona, in una breve
apparizione che lo consacra deus ex machina e Uomo della Provvidenza.
A lungo dato per perso, forse anche perché politicamente
imbarazzante, The Eternal City è riapparso negli archivi del Museum of Modern
Art di New York, da cui ha preso il volo per approdare alle Giornate del Cinema
Muto di Pordenone, dove sarà presentato oggi in anteprima da Giuliana Muscio,
la studiosa che lo ha scoperto. Non per intero, purtroppo: a essersi salvati
sono solo gli ultimi due rulli, 28 minuti che però danno un’idea molto precisa
di questo concitato melodramma politico che sancisce il fugace ma vertiginoso
incontro tra la potenza seduttiva di Hollywood e quella di un dittatore ex
giornalista che avrebbe fatto del cinema "l’arma più forte".
IL SUCCESSO – Ma perché
l’America democratica “correva in soccorso” del vincitore Mussolini? Come
scrive la Muscio in catalogo, "nel 1923 un film che glorificava Mussolini
e il fascismo non era per Hollywood una presa di posizione così sconcertante
come può sembrare a posteriori". Le parate fasciste sembravano fatte
apposta per il grande schermo, il dittatore era ancora percepito dal pubblico
più sprovveduto come un eroe popolare, e il suo anticomunismo dovette sembrare
una garanzia più che sufficiente a Goldwyn.
A uscire trionfatore dal film è proprio Mussolini. Che
intuendo il ritorno d’immagine internazionale garantito da quella superproduzione,
si prodigò in ogni modo. Le camicie nere, tristemente esperte in materia,
assicuravano il servizio d’ordine sul set. In cambio il film si riempiva di
fez, manganelli e saluti romani. Fino alla scena culminante in cui Mussolini in
persona, alla sua scrivania, grazia l’eroe e suggella l’happy end con bacio tra
i due amanti ritrovati sullo sfondo di piazza Venezia. Ironicamente, e per
ragioni mai chiarite, The Eternal City non arrivò mai in Italia ma provocò
lunghe code e manifestazioni di giubilo fra gli italoamericani di New York. La
storia poi avrebbe preso un’altra direzione. Ma quella frazione di secondo in
cui l’occhio del Duce incontra la macchina di Hollywood, mette ancora i
brividi.
(Fonte: Libero)
pare che anche agli inglesi il Ducce fosse particolarmente simpatico, infatti tra churchill e mussolini ci fu un'intenso scambio di lettere per tutto il periodo della guerra, lettere sparite poi a Dongo
RispondiEliminaLuca, perchè meravigliarsi ???... Sin dai tempi dei romani (ma forse ancora da prima!) la storia è sempre stata scritta dai vincitori che, come prima azione, hanno fatto sparire i loro crimini & misfatti ed i loro intrallazzi.
RispondiEliminaE ciè vale per stati, organizzazioni economiche, politiche e religiose tutte, senza eccezione alcuna !!!!!
meditate gente... meditate.... e andate alla ricerca di fonti alternative .!!!!!!!
Solo l'America?
RispondiEliminaIn Italia perfino nei libri di scuola Stalin è stao definito un grande statista.
E chissà perche Mussolino lo hanno ucciso senza un prcesso?