A 25 ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO, ANCORA TANTI
SONO QUELLI ESISTENTI
Un quarto di secolo fa veniva abbattuto il Muro di Berlino.
Il Mondo si illuse che, sotto le sue macerie, ci finissero per sempre anche le
differenze economiche, le ingiustizie sociali, le guerre, le dittature, le
ideologie. E invece non è stato così, salvo per queste ultime, lasciando un
vuoto che non è stato colmato da nuovi valori e ideali. Le cose sono dunque
solo peggiorate. L’uomo ha perso una grande occasione. Mentre Berlino si
riuniva, il Mondo si sgretolava. Proprio come quel muro disumano. E purtroppo
ne esistono ancora tanti. Vediamoli di seguito
LA MURAGLIA CINESE - er
magnificenza, grandezza e età la muraglia difensiva per antonomasia è la Grande
Muraglia Cinese, una gigantesca costruzione in muratura realizzata nel III
secolo a.C. sotto il regno di Chin Shih-Huang-Ti con l'obiettivo di proteggere
i confini settentrionali del regno dalle tribù mongole e collegare tra loro una
serie di fortezze.
Il muro più lungo del mondo corre dal golfo di Liao-Tung
fino al Tibet, delineando il confine settentrionale della Cina con un'altezza
variabile dai 4,5 ai 12 metri, mentre la larghezza raggiunge i 9,5 metri. Ma
quanto è lungo? Fino a pochi anni fa si riteneva fosse circa di 6.350
chilometri, ma misurazioni più accurate ottenute nel 2009 utilizzando
tecnologie più avanzate (gps, raggi infrarossi) spostarono la cifra a 8.851,8
chilometri, qualcosa come 2500 chilometri in più rispetto a quelli stimati in
precedenza. Ma non è finita: nuove misurazioni del 2012 stimano che questo
immenso serpentone di pietra sia lungo addirittura 21.196,18 km, più o meno la
distanza tra l'Italia e la Nuova Zelanda.
IL VALLO DI ADRIANO A NEW CASTLE
- Tra i muri che hanno segnato la storia antica ricordiamo il Vallo di Adriano,
una fortificazione in pietra costruita nella prima metà del II secolo d.C. per
volere dell'imperatore Adriano con l'obiettivo di difendere il confine
settentrionale dell'Impero Romano in Britannia.
Lunga 173 chilometri, alta 5 metri e larga 3, la
fortificazione si estendeva da Wallsend-on-Tyne, sul mare del Nord vicino a
Newcastle, a Bowness on Solway, sul mare d'Irlanda, dividendo di fatto l'isola
in due parti.
Trasformatosi nei secoli da imponente muraglia difensiva ad
attrazione turistica - la principale dell'Inghilterra settentrionale - il Roman
Wall (muraglia romana) ha resistito fino ai giorni nostri: una buona parte del
vallo, in particolare quella centrale, è infatti ancora oggi visibile e per un
lungo tratto il muro, che dal 1987 è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio
dell'umanità, può essere costeggiato a piedi.
I MURI CHE DIVIDONO L’IRLANDA -
Cosa sarebbe Belfast senza i suoi muri? Barriere di cemento e mattoni, in
lamiera, semplici palizzate o staccionate, con o senza filo di ferro: sono le
Peace Lines dell'Irlanda del Nord, le barriere costruiti a partire dagli anni
Settanta che ancora oggi tengono divise le comunità cattoliche da quelle
protestanti. E che nessuno ha intenzione di abbattere.
Mentre in altre parti del mondo intere comunità manifestano
per eliminare i cosiddetti "muri della vergogna", a Belfast non solo
nessuno pensa di toccare i muri esistenti ritenuti indispensabili dalla maggior
parte della popolazione, ma addirittura si continuano ad allungare, alzare e a
farne di nuovi, decorati con sempre più grandi e colorati murales. Dai 26 degli
anni '70, all'apice dei "Troubles" - la fase più accesa dello scontro
tra le due comunità - oggi si contano 88 strutture permanenti, delle quali
oltre la metà attraversa Belfast.
Sono numerosi i varchi che di giorno sono regolarmente
aperti, ma quando scende la sera i check point tra i due settori vengono chiusi
dalla polizia, anche se per quell'ora tutti sono già rientrati nella propria
area di appartenenza. Perchè nessuno ci tiene a rimanere "dall'altra
parte".
IL MURO TRA CALIFORNIA E MESSICO
- Da un lato la ricca San Diego, in California, dall'altro la polverosa città
messicana di Tijuana. Nel mezzo una barriera di acciaio alta 3 metri e lunga 22
chilometri, equipaggiata con sensori elettronici, torri radar, telecamere a
infrarossi per la visione notturna, illuminazione ad altissima intensità,
sismografi che rilevano il movimento, filo spinato oltre a un sistema di vigilanza
permanente con veicoli ed elicotteri armati. Questa imponente barriera di
sicurezza tra Stati Uniti e Messico, chiamata dagli americani “Muro messicano”
e dai messicani “Muro della vergogna”, vede le sue origini nel 1994 quando
alcune città frontaliere di California, Arizona, Texas e Nuovo Messico ne
edificarono i primi tratti per arginare l'immigrazione clandestina proveniente
dal Sudamerica.
Oggi, dei 3.140 chilometri di confine tra l'Oceano Pacifico
della California e il Golfo del Messico del Texas, circa 1.100 sono protetti da
questa barriera di sicurezza che si estende non solo nelle aree urbane più
vulnerabili, ma anche nel deserto e addirittura in mare.
Mentre i risultati in termine di immigrazione clandestina,
di lotta al narcotraffico e di terrorismo si fanno attendere, sono sempre di
più i sudamericani disperati disposti a rischiare la vita pur di attraversare
la frontiera ed entrare negli Stati Uniti.
LA BARRICATA CHE DIVIDE CIPRO -
Non tutti i muri che dividono il mondo sono imponenti e super-tecnologici,
anche una semplice barricata di bidoni, sacchi di sabbia, filo spinato e pezzi
di muratura può diventare una barriera insormontabile dalle fondamenta
estremamente solide, tanto da tenere un'intera isola in stallo da quasi 40
anni.
A seguito dell'invasione turca del 1974, Cipro è divisa in
due dalla cosiddetta “linea verde”, una zona cuscinetto demilitarizzata
controllata dai caschi blu delle Nazioni Unite che separa la Repubblica di
Cipro dalla Repubblica Turca di Cipro, ancor oggi occupata dai militari turchi.
I 180 chilometri di muro che tagliano l'isola da est a ovest passando per la
capitale Nicosia sono di fatto controllati solo dai turco-ciprioti in quanto i
ciprioti greci non riconoscono questa frontiera, così come l'intera comunità internazionale
non riconosce la Repubblica Turca di Cipro, eccezion fatta per il governo di
Ankara.
Ed è proprio a Cipro che per la prima volta venne coniato il
termine “linea verde”. Era il 1964 quando il generale Peter Young, comandante
delle forze britanniche in forza sull'isola, con una matita verde tracciò sulla
mappa di Nicosia una linea per separare i quartieri greci da quelli turchi, già
da allora artefici di gravi scontri. Da allora il termine «linea verde» è
entrato nell'uso comune per definire il confine provvisorio che separa due
parti in conflitto.
Nel 2003 vennero aperti per la prima volta alcuni varchi per
consentire il passaggio da una parte all'altra dell'isola, ma è solo del 2008
la simbolica apertura di una porta proprio nel centro storico della capitale
Nicosia, da Ledra Street a Lokmaci Street nella parte turca.
LA BARRIERA TRA GRECIA E TURCHIA
- Non solo Cipro. Le antiche ferite ancora aperte tra Grecia e Turchia sfociano
proprio in questi mesi in un nuova, ingombrante barriera di fossati e doppio
filo spinato che allontanerà ancora di più i due Paesi dalla strada del
dialogo.
Sarà un vero e proprio muro anti-immigrati sul confine
greco-turco lungo le rive del fiume Evros (Maric in turco), voluto dal governo
di Atene per arginare l'ondata di clandestini provenienti dalla Turchia e
diretti in tutta Europa.
La nuova muraglia greca, di cui il primo tratto è pressochè
completato, si estenderà per 150 chilometri e comprenderà anche un fossato
lungo 120 chilometri, largo 30 metri e profondo 7, pieno d'acqua.
IL FILO SPINATO TRA SPAGNA E MAROCCO
- Sei metri di filo spinato separano l'Africa dall'Europa. Da oltre mezzo
millennio, Ceuta e Melilla sono infatti due enclave spagnole in territorio
marocchino, la prima in posizione strategica affacciata sullo Stretto di
Gibilterra e l'altra sulla costa orientale del Marocco. Per le migliaia di
persone in fuga da guerre, fame e miseria che affliggono il continente
africano, le due città costituiscono la tanto agognata porta africana per
entrare in Europa.
Proprio per bloccare i flussi di immigrazione clandestina,
alla fine degli anni '90 le barriere già esistenti sono state sostituite con
una doppia recinzione elettrificata di filo spinato che abbraccia ciascuna
città separandola di fatto dal resto del Marocco. Lungo 8 chilometri a Ceuta e
12 a Melilla, con due file separate di reticolato all'interno delle quali corre
una strada pattugliata giorno e notte e vigilata da speciali sensori
elettronici e telecamere a infrarossi, il muro metallico è alto più di 3 metri,
ma sono in corso lavori per innalzarlo ulteriormente raggiungendo i 6 metri di
altezza.
LA BARRIERA TRA LE DUE COREE
- Pur non trattandosi di un vero e proprio “muro”, dopo quello di Berlino la
barriera del 38° parallelo tra Corea del Nord e Corea del Sud è uno degli
sbarramenti più tristemente famosi in tutto il mondo.
Quella che in origine segnava la linea di separazione tra le
zone di occupazione sovietica e americana in Corea, nel 1948 la linea del 38°
parallelo diventò di fatto il nuovo confine tra le neonate nazioni coreane del
Nord e del Sud, una striscia di terra lunga 246 che divide 122 villaggi, 240
strade, ferrovie, fiumi e milioni di famiglie.
Ultimo residuo tangibile della guerra fredda, il confine tra
i due Paesi è a sua volta protetto dalla “Zona Demilitarizzata Coreana”, un
serpentone largo 2 chilometri che si estende entro i confini delle due nazioni.
Nonostante il nome, è riconosciuta come il confine più armato del mondo.
Lungo questa terra di nessuno disseminata di mine, delimitata
da alte barriere di filo spinato e sorvegliata da oltre 1.000 posti di guardia,
circa 2 milioni di soldati con armamenti convenzionali e nucleari si
fronteggiano da oltre mezzo secolo, in una condizione di costante
cessate-il-fuoco (non essendo mai stato firmato alcun trattato di pace,
infatti, le due Coree ancora oggi sono formalmente in guerra).
IL MURO DI SABBIA CHE DIVIDE IL
SAHARA OCCIDENTALE - Difficile credere che un muro di sabbia possa
respingere e difendere quanto uno in cemento o reticolato, eppure il Muro
marocchino dal 1982 divide in due il Sahara occidentale.
Voluto da re Hassan per difendere il ricco territorio
occupato dal Marocco a partire dal 1975 in cui si concentrano tutte le
ricchezze sahariane (le miniere di minerali e fosfati, i giacimenti petroliferi
e la pescosissima costa), il muro è composto da 8 distinte fortificazioni che
si estendono per oltre 2.700 chilometri con un'altezza che varia da 1 a 30
metri. È una zona militare con bunker, fossati, radar e un sistema di allarme
elettronico in grado di azionare automaticamente un'imponente potenza di fuoco
con l'intervento dei blindati in caso di attacco da parte del Fronte Polisario.
Tutto intorno, da ambedue le parti, un immenso campo minato che rientra nella
macabra classifica dei dieci luoghi al mondo con la più alta concentrazione di
mine antiuomo.
La realizzazione del muro in sei tronconi successivi ridusse
drasticamente le capacità offensive del Polisario, aprendo di fatto la via
all'accettazione del piano di pace dell'Onu (1988) e alla tregua del 1991. Il
popolo Saharawi, originario dei territori occupati dal Marocco, dopo aver
combattuto una lunga guerra per la riconquista delle proprie terre, dal 1991 ha
imboccato la strada della non violenza continuando a vivere in esilio nei campi
profughi algerini.
I CONFINI IN METALLO DEL KASHMIR
- Una regione da dividere tra tre pretendenti è una questione delicata da
sbrogliare, sia a livello diplomatico che militare. E quando i contendenti si
chiamano Cina, India e Pakistan e il territorio è quello del Kashmir la
situazione si fa drammatica. I confini attribuiti dalle Nazioni Unite non sono
mai stati riconosciuti da nessuna delle parti in causa, che rivendicano
ciascuna per sé l'intero territorio, tranne nel caso della Cina che si “accontenta”
dell'area occupata.
La storica rivalità tra India e Pakistan, che risale
all'epoca coloniale quando nel 1947 l'Impero Britannico abbandonò le Indie e i
due stati se ne ripartirono i possedimenti, ha causato negli anni la morte di
centinaia di migliaia di persone (da 40.000 a 100.000 a seconda delle fonti).
Ma non solo durante gli scontri: le innumerevoli mine indiane e pakistane
piazzate lungo i 550 chilometri di filo spinato che segnano la “Line of
Control” (LoC) tra lo stato indiano del Jammu e Kashmir e quello pakistano
dell'Azad Kashmir mietono vittime ogni giorno.
Al di fuori della regione del Kashmir, altri 3.300
chilometri di barriera metallica sormontata di filo spinato e pattugliata da
guardie armate segnano il confine tra India e Pakistan. Ufficialmente
l'obiettivo è sempre lo stesso, quello di contrastare l'immigrazione
clandestina e frenare il terrorismo, i trafficanti di droga e i mercanti di
armi.
LA BARRIERA CHE DIVIDE INDIA E BANGLADESH - Nessun muro tra
India e Bangladesh, ma un'interminabile barriera metallica corre lungo l'intero
confine, uno sbarramento di ferro lungo 4.053 chilometri sormontato da filo
spinato e pattugliato da guardie con l'ordine di sparare a vista. Iniziata 26
anni fa, la sua costruzione dovrebbe terminare quest'anno, con un costo finale
di oltre un miliardo di dollari.
Nonostante i rapporti un tempo amichevoli tra i due Paesi,
per l'India questa barriera militarizzata e insanguinata (sarebbero circa 200
le persone uccise ogni anno dalle guardie indiane) viene giustificata dalla
necessità di protezione contro il terrorismo islamico, l'immigrazione illegale
e le possibili ondate di profughi in caso di catastrofi naturali che
coinvolgano il Bangladesh (peraltro sempre più probabili a causa dei
cambiamenti climatici). Dal punto di vista dei bangladeshi, invece, quel
confine di ferro e morte è creato per tenerli a debita distanza da quel loro
vicino che protegge gelosamente la neo acquisita ricchezza, anche col sangue.
I MURI TECNOLOGICI CHE CHIUDONO
ISRAELE - I muri di Israele crescono e diventano sempre più tecnologici.
Risale al 2002 la costruzione della discussa “barriera di
sicurezza” con la Cisgiordania: con i suoi 730 chilometri di reticolato e
cemento che serpeggiano tra i quartieri di Gerusalemme e Betlemme, si snoda per
l'85% all'interno del territorio palestinese e solo per il 15% a ridosso della
linea di frontiera. Nato inizialmente con l'intento di separare lo Stato
Ebraico dai Territori della Cisgiordania per proteggerlo da possibili attacchi
terroristici, in realtà il muro di cemento alto 8 metri penetra ben al di là
della “Linea Verde” istituita dalle Nazioni Unite nel 1967, creando di fatto
isole palestinesi all'interno del territorio israeliano. Per questo motivo, nel
2004 il muro di Istraele è stato giudicato "contrario al diritto
internazionale" dalla Corte di giustizia dell'Onu.
La costruzione di altre due barriere risale invece a pochi
mesi fa: una, alta tra i 3 e i 5 metri e lunga alcuni chilometri, andrà a
rafforzare quella già esistente lungo il confine con il Libano a protezione
della città istraeliana di Metulla, spesso bersaglio dei cecchini libanesi. A
sud invece, in pieno deserto del Sinai lungo il confine con l'Egitto,
l'esercito istraeliano sta innalzando 240 chilometri di barriera dotata di un
moderno sistema di telecamere e sensori di vibrazione che, almeno sulla carta,
dovrebbero scoraggiare l'immigrazione e arginare il contrabbando provenienti
dal deserto.
SONDAGGIO
SONDAGGIO
L'opinione dei votanti è opposta in base all'età. Se per quasi 7 giovani su 10 il Mondo è peggiorato con la caduta del muro, per gli adulti la situazione è opposta. Forse incide anche il fatto che questi ultimi hanno vissuto a cavallo dei due periodi, pre e post muro.
(Fonte: Focus)
I muri che dividono la Belfast unionista inglese da quella repubblicana irlandese e il lunghissimo muro fatto costruire dagli israeliani in Cisgiordania si somigliano. E non poco...
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